Redazione Calciomercato
Mercato Juventus: il paradosso di Huijsen fotografia di una tempesta in cui si naviga a vista
- 42
Serviva il permesso di soggiorno, al difensore inglese, per lavorare in Italia. Permesso accordato e sospiro di sollievo; ultimo contrattempo di un gennaio di affanni, confusione e scommesse per Cristiano Giuntoli alla Continassa. Sì perché nel mezzo c'era stata l'estate.
E Huijsen, destinazione Bournemouth, era partito tra gli applausi di chi, per 15 milioni, aveva fatto notare l'ottima plusvalenza messa a bilancio dai bianconeri. Lo stesso bonifico che, tra sei mesi, con aggiunta di 3 eventuali milioni extra di bonus, la Juventus dovrà far partire verso Newcastle per l'obbligo di riscatto con cui oggi arriva a Torino l'agognato rinforzo difensivo.
Occhio però, perché i dettagli interessanti della fotografia, non sono mica finiti qui. Sì perché mentre Kelly passava gli ultimi sei mesi, in sostanza, seduto sulla panchina del Newcastle - solo 4 le partite da titolare in Premier League; solo una quella giocata dall'inizio alla fine - quel Dean Huijsen ceduto in estate diventava, per definizione del prestigioso Guardian, "una delle promesse più entusiasmanti, non solo della Premier League".
Titolarissimo al centro della difesa di una squadra che con 40 punti - solo uno in meno del Newcastle del neo acquisto Kelly - non solo è la sorpresa della Premier, ma anche quella che fino a prima del weekend scorso (in cui è arrivato il Liverpool capolista), da dicembre in poi, con Huijsen in campo dall'inizio, non aveva mai perso, incassando meno reti di tutti in Inghilterra: otto in undici partite.
Si potrebbe già chiudere qui, se volete, l'analisi del mercato della Juve: quella di una squadra che in un anno passa da un potenziale giocatore su cui oggi ci sono gli occhi di tutte le big d'Europa, a un'autentica scommessa. L'ennesimo tentativo di rimettere in piedi una stagione, va detto anche questo, fin qui molto sfortunata.
Perché al di là delle scelte, nel caso Huijsen decisamente poco lungimiranti, c'è anche la Dea bendata. Mitologica divinità che sembra essersi dimenticata la strada di Torino. Nessuno poteva prevedere il ko del miglior giocatore in rosa, Gleison Bremer. E nessuno poteva sospettare che oltre a quello del brasiliano, saltasse anche il crociato di Cabal.
Certo, quel che ha poco a che fare comunque con la sfortuna, è magari nella gestione del caso Danilo; uno che già da metà delle scorsa stagione si era intuito quale direzione stesse prendendo la sua carriera e il suo rendimento. O magari accorgersi che il jolly pescato con Gatti, la cui metamorfosi da giocatore di Serie C a titolare del club più vincente d'Italia, era stato un qualcosa abbastanza miracoloso già di per sé. C'era insomma bisogno di tamponare, dietro quanto davanti. E al tempo stesso di far quadrare i conti a livello di ingaggi. Insomma, il lavoro di Cristiano Giuntoli non era esattamente il più semplice del mondo. A oggi, però, quel che si registra in casa Juve, dopo i fasti della campagna estiva, è la costante sensazione di vivere in un mix tra confusione e continue scommesse.
Una confusione dettata certamente dalle emergenze. Ma non solo. Perché non poco, ovviamente, hanno inciso i semi fallimentari innesti di quel trittico estivo su cui l'ex ds del Napoli ha investito tutto il tesoretto. Koopmeiners, Douglas Luiz e Nico Gonzalez avrebbero dovuto contribuire, fin da subito, a cambiare il volto della Juventus. Non è successo fin qui. Ognuno con le proprie ragioni o limiti, a seconda del partito cui apparteniate. Quel che è certo è che a oggi, le conseguenze, oltre che il bersaglio Thiago Motta, le paga anche Cristiano Giuntoli.
Perché da un lato c'è una squadra che in questi primi sei mesi ha fatto una fatica enorme, falcidiata da tanti imprevisti ma incapace anche di esprimersi con costanza. E dall'altra c'è stata la necessità di rincorrere e tamponare. In una sessione invernale con meno budget, con meno scelte a disposizione e con l'imperativo al tempo stesso di dover tirare fuori, proprio dal punto di vista numerico, necessariamente qualcosa da dare all'allenatore.
E così, esattamente come l'anno scorso, quando di questo periodo partiva Huijsen per Roma e a Torino arrivano in prestito le meteore Alcaraz e Tiago Djalò, un anno dopo succede più o meno la stessa cosa: una navigazione a vista dentro la tempesta. Nessuna rotta tracciata per l'orizzonte futuro, ma la ricerca di un porto immediato e di una pesca di emergenza. Da qui i vai Kolo Muani, Renato Veiga, Llyod Kelly e Alberto Costa. Giocatori - non ce ne vogliano i diretti interessati - apparentemente mediocri, dal rendimento tutt'altro che assicurato e arrivati con formule contrattuali tipiche da chi ha le mani legate. Di nuovo in una parola? Scommesse. Questa la definizione tanto più semplice, quanto appropriata.
Perché per Kolo Muani, che da par suo meglio di così non poteva iniziare, a Torino sborseranno 3,6 milioni per 6 mesi di prestito a cui potrebbero aggiungersene altri 2 in caso di raggiungimento di determinati obiettivi. Poi tornerà a Parigi, che di gol ne abbia fatti 3 o 30.
Perché per Kelly, arrivato in prestito con obbligo di riscatto, ne partiranno tra i 15 sicuri e i 18 potenziali in caso di raggiungimento di tutti i bonus.
Perché per Renato Veiga i bianconeri mettono sul piatto altri 4 milioni subito - che potrebbero diventare 5,5 - per il prestito fino al 30 giugno. Poi, come Kolo Muani, prenderà di nuovo un aereo; il suo in direzione Londra.
Perché per Alberto Costa, di cui in fondo nessuno sa niente se non il fatto che rappresenti la più classica delle scommesse - giusto per restare in tema - i bianconeri metteranno altri 12,5 milioni più 2,5 di eventuale bonus.
Insomma, un mercato arrabattato, in quel limbo tipico di chi è finito in trappola: si doveva fare di più, ma non si poteva fare di più. E così, la patata bollente torna in mano a Thiago Motta.
In bocca al lupo. Perché la sensazione è che questa Juve possa essere 'tutto e niente'. E per la Champions League, con questi nomi, considerata la concorrenza, sarà tutt'altro che scontato.
Tutti gli AGGIORNAMENTI in TEMPO REALE! Unisciti al canale WHATSAPP DI CALCIOMERCATO.COM: clicca qui
Commenti
(42)Scrivi il tuo commento
Forse, e dico forse, Giuntoli non aveva previsto la rottura del crociato di Bremer e di Cabal......