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    Menez: 'Senza calcio sarei in galera. Smetto fra 7 anni e ho rifiutato lo United'

    Menez: 'Senza calcio sarei in galera. Smetto fra 7 anni e ho rifiutato lo United'

    Jeremy Menez è il nuovo leader e trascinatore del Milan di Filippo Inzaghi. Da dubbio di mercato si è trasformato sul campo in unico inamovibile dell'11 del tecnico rossonero e intervistato dai microfoni della Gazzetta dello Sport l'attaccante francese si è raccontato a tutto tondo rivelando numerosi retroscena legati alla sua storia da calciatore: "Forse, e sottolineo il forse perché come fai a dirlo, se non avessi avuto il calcio sarei finito in galera. Del resto, ci sono finiti un sacco di miei amici: furti, droga, quelle cose lì, che ci caschi se sei giovane, vorresti tutto ma i soldi sono pochi. Ho continuato a sentirli anche quando erano dentro e ogni volta era come rendersi conto di quanto sottile sia il filo che divide una vita felice da una vita buttata via, o comunque rovinata. Dal quartiere me ne sono andato a Sochaux  al momento giusto, a 13 anni, l’età in cui puoi iniziare a fare le stupidaggini più grosse. E a 16 anni sono rimasto lì e non sono andato al Manchester United, anche se mi voleva Ferguson, perché pensavo non fosse il momento giusto, non ero pronto: non dico che sarebbe stata una cattiva strada, ma sentivo di essere troppo giovane per un salto così. Magari avrei fatto una carriera anche migliore, che ne so: so che non mi sono mai pentito".

    AMICI FUORI DAL CALCIO - Menez parla anche dei rapporti di amicizia creati e mantenuti qui in Italia con un occhio alla Roma avveraria questa sera all'Olimpico: "A Mexes voglio bene perché abbiamo diviso un sacco di cose, Totti e De Rossi sono un bel ricordo di Roma e li ho nel cuore, ma i miei veri amici non sono nel calcio, a parte Benzema che è un fratello. Sono rimasti gli stessi che lo erano già quando non ero famoso e nessuno di noi aveva una lira".

    ANTI SOCIAL - Menez non condivide nulla sul web: "Se ho qualcosa da dire a qualcuno in particolare lo dico a lui, se proprio ho qualcosa che devo dire a tutti magari faccio un’intervista. I social sono un modo per farsi amare dalla gente, questo è sicuro: ma perché? Io non ne ho bisogno: se qualcuno mi ama non dev’essere perché scrivo cosa faccio e cosa penso su Facebook, su Twitter o perché metto una foto su Instagram".

    ADDIO AL CALCIO - Menez ha le idee chiare anche sul proprio futuro: "Non mi immagino da vecchio, oggi per me l’età che passa è soprattutto quella che mi avvicina al momento di smettere con il calcio e invece voglio giocare ancora 7-8 anni, perché come ha detto da poco Ibrahimovic anche io mi sento un vino, più invecchio e più sono buono. Ha ragione, da giovane credi di essere il migliore, sbagli e non te ne accorgi neanche: ora che l’ho capito, vorrei godermela". 

    FRA PANCETTA E TATUAGGI - La chiusura Menez la dedica ai propri vizietti: "Nell’uomo un po’ di panzetta non guasta: quando smetterò di giocare ce l’avrò, ci metto già la firma, perché mi piace molto mangiare. Tatuaggi? Il primo lo feci a Roma, il nome di mia mamma Pascale. Ho detto: 'Provo'. Ma se ne fai uno sei morto: ti fai il secondo, il terzo e poi ti ritrovi pieno. Io ho pieno soprattutto il braccio sinistro con i nomi e le date della mia famiglia. Se i tatuaggi sono un po’ l’immagine di una persona, anche in questo caso ho fatto solo ed esattamente quello che avevo in testa, come sempre".

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