Mediapro, ecco i pacchetti per la Serie A. Prende corpo il canale della Lega
Tutto il calcio per tutti. Fedele al proprio slogan, Mediapro ha composto il bando con i pacchetti per vendere i diritti tv del calcio italiano: c’è tempo fino alle 10 del 21 aprile per fare offerte. Niente esclusive, quelle che auspicavano a Sky per dare scacco alla concorrenza anche al costo di mettere sul piatto una cifra vicina al miliardo. Quello che Mediapro offrirà agli operatori interessati a trasmettere le immagini del prossimo campionato di Serie A ( e dei due successivi) è un bando per piattaforma pura, purissima. Divisa non su 3 tecnologie ma su 4: oltre a quelle per il satellitare, per il digitale terrestre e per i famigerati Ott (operatori che offrono servizi su internet), si aggiunge quella del valore stimato di 60 milioni di euro per gli Iptv, ossia chi manda il segnale tv sulla rete. Come ad esempio Tim vision, che aveva recentemente chiesto all’Antitrust di fare luce sui sospetti di un “cartello” Sky-Mediaset dopo il recente accordo.
Ma il tema centrale è un altro. A tutti i 4 possibili tipi di acquirenti, le trenta pagine del bando non propongono l’acquisto delle sole partite, ma pacchetti di cosiddetti “ prodotti audiovisivi”. Semplificando, si tratta di blocchi di palinsesto con pre partita, immagini dello spogliatoio, interviste pre e post gara, oltre all’incontro di calcio vero e proprio. Nel rispetto della filosofia del « più calcio per tutti » , con cui il broadcaster spagnolo si era presentato in via Rosellini. Il problema è capire come questa formula, che parrebbe quasi una forma embrionale di canale, sia conciliabile con la delibera dell’Antitrust, che prescriveva il divieto di produzioni editoriali. Per questo da ieri i vertici del broadcaster spagnolo lavorano con i legali ai dettagli. Ogni prodotto sarà caratterizzato: quello per gli operatori della televisione satellitare, prevede 380 blocchi, ossia tutte le partite del prossimo campionato. Quello per il digitale ne offre due, uno premium da 248 partite, quelle delle principali 8 squadre della Serie A, e un altro con le restanti 132 partite. Attenzione però: non esiste il vincolo di acquisire i diritti per una singola piattaforma, anzi, un operatore satellitare potrebbe ad esempio acquisire anche i diritti per trasmettere su internet.
Ma cosa succederà una volta emesso il bando? Mediapro, dopo aver scartato l’ipotesi di un pacchetto innovativo con diritti d’esclusiva, potrà sostenere che si tratti di una scelta per tutelare il libero mercato. Ma Sky e Mediaset, forti anche del recente accordo, non abboccheranno. Ed è facile immaginare che in busta non metteranno più di quanto non abbiano già offerto per il secondo bando: cifre insufficienti per Infront, figurarsi per Mediapro, che pur senza aver ancora fornito le garanzie, si è impegnata con i presidenti delle squadre italiane per 1 miliardo, cinquanta milioni e mille euro. Ma il rischio concreto è quello di una battaglia legale. Di fronte a uno scenario simile, potrebbe presentarsi dai club di Serie A e chiedere di lavorare al progetto di Lega Channel, su cui da mesi insistono gli spagnoli. Ieri il presidente di Lega Miccichè, alla prima assemblea presieduta (in carica resta ancora il commissario Malagò) ha “ aperto”: « Mediapro ad oggi è adempiente, se ci proporranno il canale vedremo». Ma il problema è di tipo legale: nonostante la vendita collettiva, la natura dei diritti resta individuale. Tradotto: qualche parere favorevole non basta, serve l’unanimità. Ma a Lega Channel c’è chi ha già detto “no”.
(Marco Mensurati per La Repubblica)
Ma il tema centrale è un altro. A tutti i 4 possibili tipi di acquirenti, le trenta pagine del bando non propongono l’acquisto delle sole partite, ma pacchetti di cosiddetti “ prodotti audiovisivi”. Semplificando, si tratta di blocchi di palinsesto con pre partita, immagini dello spogliatoio, interviste pre e post gara, oltre all’incontro di calcio vero e proprio. Nel rispetto della filosofia del « più calcio per tutti » , con cui il broadcaster spagnolo si era presentato in via Rosellini. Il problema è capire come questa formula, che parrebbe quasi una forma embrionale di canale, sia conciliabile con la delibera dell’Antitrust, che prescriveva il divieto di produzioni editoriali. Per questo da ieri i vertici del broadcaster spagnolo lavorano con i legali ai dettagli. Ogni prodotto sarà caratterizzato: quello per gli operatori della televisione satellitare, prevede 380 blocchi, ossia tutte le partite del prossimo campionato. Quello per il digitale ne offre due, uno premium da 248 partite, quelle delle principali 8 squadre della Serie A, e un altro con le restanti 132 partite. Attenzione però: non esiste il vincolo di acquisire i diritti per una singola piattaforma, anzi, un operatore satellitare potrebbe ad esempio acquisire anche i diritti per trasmettere su internet.
Ma cosa succederà una volta emesso il bando? Mediapro, dopo aver scartato l’ipotesi di un pacchetto innovativo con diritti d’esclusiva, potrà sostenere che si tratti di una scelta per tutelare il libero mercato. Ma Sky e Mediaset, forti anche del recente accordo, non abboccheranno. Ed è facile immaginare che in busta non metteranno più di quanto non abbiano già offerto per il secondo bando: cifre insufficienti per Infront, figurarsi per Mediapro, che pur senza aver ancora fornito le garanzie, si è impegnata con i presidenti delle squadre italiane per 1 miliardo, cinquanta milioni e mille euro. Ma il rischio concreto è quello di una battaglia legale. Di fronte a uno scenario simile, potrebbe presentarsi dai club di Serie A e chiedere di lavorare al progetto di Lega Channel, su cui da mesi insistono gli spagnoli. Ieri il presidente di Lega Miccichè, alla prima assemblea presieduta (in carica resta ancora il commissario Malagò) ha “ aperto”: « Mediapro ad oggi è adempiente, se ci proporranno il canale vedremo». Ma il problema è di tipo legale: nonostante la vendita collettiva, la natura dei diritti resta individuale. Tradotto: qualche parere favorevole non basta, serve l’unanimità. Ma a Lega Channel c’è chi ha già detto “no”.
(Marco Mensurati per La Repubblica)