Meazza e la strana assenza di Zamora: il selvaggio Italia-Spagna del 1934
UNA CORRIDA DE TOROS - Dopo l'esordio-allenamento contro gli USA (7-1), l'Italia nei quarti di finale si incrocia con la Spagna capitanata dal leggendario Zamora, reduce dalla vittoria per 3-1 sul Brasile. La partita già dalle primissime fasi si snoda seguendo un copione di assoluta violenza e brutalità, entrambe le compagini si picchiano senza risparmiarsi colpi proibiti che l'arbitro, il belga Baert, tollera ampiamente. Poco dopo la mezzora di gioco la Spagna si porta in vantaggio con Regueiro, il quale inganna Combi con un tiro velenoso scagliato dai 15 metri alla destra di quest'ultimo. L'Italia non si perde d'animo e proprio allo scadere del primo tempo riesce ad acciuffare il pareggio con un goal di Ferrari, suscitando molte proteste tra gli spagnoli. Tutto nasce da una punizione a favore dell'Italia che tira Pizziolo: Zamora, ostacolato in modo evidente da Schiavio, non riesce a trattenere, si avventa sulla palla Ferrari che segna. Secondo alcuni l'arbitro in un primo momento pareva intenzionato ad annullare, poi però, su indicazione del guardalinee, l'ungherese Ivancics, decide di convalidare. Anche la ripresa è molto combattuta e non si risparmiano falli e interventi durissimi: Pizziolo si frattura una gamba e lascia l'Italia in inferiorità numerica. Ciò che a molti, soprattutto ai posteri, era parsa violenza gratuita e un atteggiamento dell'arbitro troppo “casalingo”, dal libro ufficiale di quel Mondiale viene tollerata, anzi giustificata: “(...) quando un atleta era contuso o colpito, nessuno se ne accorgeva: l'arbitro stesso fu indotto all'indulgenza. Era foga, entusiasmo, non cattiveria premeditata.” Sarà, ma la storiografia successiva (in Italia, valga per tutti, il lavoro di Marco Impiglia) ha sollevato non poche perplessità e dubbi circa lo svolgimento di quell'incontro. Vittorio Pozzo sulle colonne de La Stampa così si esprimeva l'indomani: “Fu la più furiosa battaglia che si sia mai vista in campo internazionale, una lotta senza quartiere, un combattimento senza esclusione di colpi”.
Nel prosieguo dell'incontro la Spagna si mostra pericolosa in varie circostanze, ma le occasioni più nitide per portarsi in vantaggio le ha l'Italia, sventate tutte da un eccellente Zamora. Il risultato non cambia, neanche al termine dei tempi supplementari. Da regolamento, si deve perciò ripetere l'incontro, il giorno successivo.
LA RIPETIZIONE - Il giorno successivo, quindi, le due squadre si ripresentano sempre allo stadio Berta per la ripetizione dell'incontro. La battaglia del giorno prima ha mietuto le sue vittime e in molti calciatori sono costretti a dare forfait. In questo frangente decisamente Pozzo compie un vero capolavoro azzeccando tutte le mosse: cambia quattro uomini rispetto agli undici del giorno prima senza stravolgere equilibri e assetto. La Spagna, invece, cambia ben sette giocatori, compresa l'intera linea degli attaccanti, e la squadra scema di valore. La partita è un'altra corrida, una lotta che raggiunge “in certi momenti sprazzi di violenza quasi selvaggia”, anche in questo caso l'arbitro tollera interventi ben oltre il regolamento e lo spettacolo inevitabilmente ne risente. Bosch dopo soli 4 minuti viene colpito ed è costretto ad uscire dal campo per diversi minuti, durante i quali l'Italia con Meazza riesce a segnare il goal che le regalerà la vittoria. Verso la fine Orsi si salva da un intervento “in sandwich” dei due terzini iberici Ciriaco e Quincoces dal quale ha la peggio quest'ultimo. Ancor più che nella prima, in questa seconda partita il “favore” arbitrale pare propendere verso gli Azzurri: protagonista ancora una volta Ivancics, il guardalinee ungherese che annulla ben due reti alla Spagna per due fuorigioco piuttosto dubbi.
IL 'GIALLO ZAMORA' - Quella partita passa alla storia anche per la sorprendente assenza di uno dei più forti giocatori di tutto il Mondiale. Infatti uno dei sette giocatori spagnoli sostituiti è nientemeno che il fuoriclasse di quella squadra, nonché capitano, El Divino Zamora, il portiere che aveva impedito, con le sue parate, all'Italia di aggiudicarsi la prima sfida. In molti hanno scritto ipotesi e teorie per spiegare quella sostituzione. Ufficialmente Zamora lamentò una lesione alla coscia destra dovuta ad uno scontro con Guaita ed in effetti il portiere durante quella prima partita aveva subito parecchi falli. Per alcuni la decisione dello spagnolo fu dettata dalla prudenza, non volendo rischiare brutte figure o – peggio – ulteriori botte. Per altri le ragioni vanno cercate fuori dal rettangolo di gioco, c'è chi si spinge ad ipotizzare che sia stato Mussolini in persona a muoversi con il Governo spagnolo affinché il giocatore ritenuto più forte non partecipasse alla partita. Ovviamente di certezze non ve ne sono, fatto è che Zamora in tempi diversi rilasciò alcune dichiarazioni abbastanza contrastanti tra di loro. Una volta rientrato in patria si lamentò non poco dell'arbitraggio, mentre subito dopo la fine del primo incontro le sue dichiarazioni, riportate da La Stampa, non riguardavano in alcun modo l'arbitro, anche se nella valutazione complessiva non bisogna dimenticare il clima politico nel quale si giocarono le partite: “La squadra italiana ci ha nettamente superato in classe. (…) Questa, di Firenze, fu una delle più emozionanti battaglie sportive a cui si sia mai assistito”.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)