Mazzola a CM: 'Juve-Inter 9-1, ecco come andò. Mi chiamarono in bianconero, mia madre non mi mandò'
Francesco Guerrieri
Inter-Juve è rivalità, tifo, scontri diretti per lo scudetto, polemiche, amicizie e incroci di mercato. Tante storie in una sola, grande partita. Domenica sera a San Siro si gioca il big match della 18a giornata, ma tra tanti precedenti ce n'è uno che ha fatto la storia. Torino, 10 giugno 1961: Juve-Inter finisce 9-1. Nove a uno! Per capire il motivo basta leggere la distinta: il presidente Angelo Moratti decise di mandare in campo i ragazzi della Primavera per protesta contro la decisione della CAF che annullò il 2-0 a tavolino all'Inter. Facciamo un passo indietro: nella partita regolare, c'erano talmente tanti tifosi che molti guardarono la partita da bordocampo; secondo l'arbitro Gambarotta sarebbero potuti diventare un pericolo per i giocatori e decise cosi di sospendere la definitivamente la gara. Uno sguardo al regolamento e decisione presa: 2-0 per l'Inter a tavolino. Ma la Juve fa ricorso e lo vince, così quando il 10 giugno si decise di rigiocare la partita, i nerazzurri mandarono in campo i ragazzi. Tra di loro c'era anche un giovanissimo Sandro Mazzola, che nella nostra intervista racconta ricordi ed emozioni a sessant'anni da quella partita.
Ci racconta quel giorno. "Si giocava di sabato, il problema era che io dovevo andare a scuola e avevo tre interrogazioni decisive per non essere bocciato. Quando in settimana dissi mia madre che sabato avrei giocato lei non ne voleva sapere, insistette per dirmi di andare a scuola. Uscita la notizia che Moratti aveva deciso di far giocare noi ragazzi, i miei compagni di squadra fecero di tutto per farmi giocare, così andai a parlare al preside e gli chiesi un permesso, dicendogli che sarebbe potuta essere l'unica partita in Serie A".