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  • Mazzarri, un tecnico umile, duttile, mai...

    Mazzarri, un tecnico umile, duttile, mai...



    Partite come quella col Bologna riconciliano col gioco del calcio, e con la propria squadra. Per vedere partite allo stadio come quella col Bologna, si affronta il traffico del lunedì sera napoletano assai volentieri, si spende l’ennesima serata al San Paolo assai volentieri, ci si congela sui comodissimi seggiolini rossi assai volentieri.
    Perché a noi tifosi si apre letteralmente il cuore, ad ammirare una squadra come quella ammirata col Bologna: una squadra come sempre attentissima nei primi minuti, che va sotto per un’azione magistrale ed irresistibile degli avversari; una squadra con una difesa solida e invalicabile, una vera garanzia; una squadra che reagisce con veemenza bombardando la porta rossoblù con tiri a raffica; una squadra che viene magistralmente, prontamente ed immediatamente corretta, dal suo sempre attento ed acuto allenatore, nel suo inizialmente infelice schieramento tattico.

    Ecco, lo schieramento tattico: ciò che si rivela decisivo in questa magnifica partita del Napoli, una partita – direbbe Altafini con la sua proverbiale sobrietà dialettica – da manuale del calcio. Perché è bellissimo vedere un Napoli cangiante e multicolore come il più pregiato dei tappeti siriani di seta; vedere un Napoli a più voci, e tutte perfettamente intessute tra loro, come neppure il coro dell’Orchestra del Teatro San Carlo; vedere un Napoli con giocatori che danzano nelle loro movenze, leggere, aggraziate ed armoniche come neppure quelle di Roberto Bolle o Eleonora Abbagnato; vedere un Napoli dai fraseggi quasi musicali, fraseggi luminosi e commoventi come neppure la sublime poesia del Paradiso dantesco; vedere un Napoli mai domo, disposto a lottare fino alla fine, ed anche dopo la fine, come neppure un giapponese dopo Hiroshima e Nagasaki.
    A noi tifosi si apre il cuore, a vedere un Napoli giovane che impara dai propri errori, ne fa tesoro, e migliora costantemente di partita in partita, e in maniera palese anche per l’osservatore più superficiale e peggio disposto nei confronti degli azzurri. In tutto questo guidato, come meglio non si potrebbe desiderare, dal tecnico giustamente più pagato dell’intero campionato: un tecnico commovente nell’assumersi le proprie responsabilità, nel riconoscere i propri limiti, e nel promettere di fare di tutto per superarli e per superare se stesso. Un tecnico che giammai parla di sé, che ad ogni conferenza stampa tira fuori dal cilindro argomenti sempre nuovi ed imprevedibili, un tecnico che punta ambiziosamente in alto, ma sempre con ineguagliabile umiltà. Un tecnico mai spocchioso, mai autoreferenziale, sempre aperto alle critiche costruttive di giornalisti e tifosi, sempre pronto a mettere in discussione le proprie certezze e le proprie convinzioni. Un tecnico duttile, che non dà mai punti di riferimento alle squadre avversarie, un tecnico che fa venire il mal di testa ai colleghi che hanno la sventura di affrontarlo e di dover orchestrare efficaci contromosse alle sue trovate, sempre sorprendentemente geniali e mai uguali a se stesse. Un tecnico che punta con coraggio ammirevole sui giovani, un tecnico che non ha dogmi tattici o di formazione, un tecnico spavaldo e dalla saggia e luminosa follia, come piacerebbe al buon Erasmo da Rotterdam.
    Un tecnico che lavora di comune accordo con una società geniale come e quanto lui, se non di più. Una società che investe bene, che compra sempre e solo le pedine giuste, che rinforza la squadra ad ogni sessione di mercato azzeccando tutti gli acquisti. Una società con un organigramma invidiabile, una società che se ne cade di gente competente, una società sempre presente nella quotidianità del club e della gestione dei rapporti con stampa e tifosi. Una società che, come l’allenatore che appoggia con fiducia incondizionata, non fa mai leva sulla gratitudine per ciò che è stato, ma che ha nel mirino sempre e solo ciò che sarà, ovvero un futuro concreto, fatto di obiettivi concreti e alla portata, mica di chimere europee o altra fuffa assortita.
    Partite come quella col Bologna aprono il cuore, perché sono spie di una realtà incoraggiante e di prospettive rosee. Dopo partite come quella col Bologna, un paio di gradi sotto lo zero, nel traffico del ritorno a casa, andando a dormire con mani e piedi congelati, ma soddisfatto dell’ennesima vittoria di quest’anno a man bassa contro una medio-piccola, un tifoso qualunque non può che pensare: “Che Napoli, amici!”.
     


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