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    Mazzarri, inventa almeno un bluff

    Mazzarri, inventa almeno un bluff

    Il particolare più serio dentro una partita mai nata è che all’Inter è profondamente mancato Cambiasso. Cioè una storia è passata, centinaia di risultati, un paio di generazioni di calcio, ma l’Inter è ancora ferma all’importanza del suo vecchio capitano, come se Cambiasso fosse ancora un campione di livello mondiale e non il giocatore ordinato che è rimasto. Questo significa che i problemi dell’Inter non sono risolvibili a breve, non almeno ad alto livello. Manca un senso di squadra, mancano i giocatori base, le particelle elementari su cui costruire. Il centrocampo di ieri contro la Juve era di una squadra mediobassa in sperimentazione. Con Kovacic improvvisamente regista, cioè per forza sempre fuori posizione nei momenti importanti, senza poter dare riferimento alla difesa, condannato prima di tutto a capire cosa dovesse fare in mezzo alla pressione della Juve, che quando ti attacca lo fa a cento all’ora. Non può essere Kovacic ventenne ancora irrealizzato, a tenere per mano l’Inter quando è lui ad aver bisogno dell’Inter. Il limite non è in Kovacic, ma nell’Inter di questi tempi deboli, impreparata, inadeguata e costantemente sopravvalutata per principio, come se nessuno, dalla dirigenza alla gente, riuscisse a farsi carico di questa improvvisa morbidezza che assomiglia a una deriva. L’Inter conoscerà certamente tempi migliori, rimonterà qualcosa in classifica, troverà ancora da qualche parte il vecchio smalto di Mazzarri, ma la sconfitta di Torino, la sua naturalezza, l’impossibilità semplice di arginare tecnicamente e tatticamente la Juve, ne definisce il limite in modo molto secco. Hernanes porterà idee e gol in più, ma non potrà fare il miracolo, la principessa resterà sonnolenta anche dopo il bacio del suo ultimo principe. La squadra si è involuta, ha perso insegnamenti per strada. Non era mai stata la migliore, ora non assomiglia più nemmeno a un buon calcio. Per la prima volta, seriamente, ora tocca a Mazzarri mescolare le carte e inventarsi almeno un bluff. Sono passati i tempi delle definizioni corrette, ora la coscienza della profondità della crisi è arrivata. Adesso tocca all’allenatore portare la sua differenza. Nessuno chiede più lo scudetto, nessuno pensa più alla Champions anche se chi è davanti sta molto rallentando. Ora è il tempo del piatto freddo, di rimettere insieme una squadra che sappia fermare la discesa. L’Inter si sta abituando a non vincere, spesso a perdere. Non è una soluzione giusta nemmeno per una squadra dal piccolo calcio. La Juve ha fatto tutto in fretta, ha vinto e aspettato, segnato e aspettato nuovamente. Ha dato all’Inter qualche piccolo respiro, ma la partita, seriamente, non c’è mai stata. Una differenza tecnica, quasi professionale, troppo grande. La Juve aumenta anche il distacco in classifica ma solo perché la Roma non ha praticamente giocato. Il campionato resiste, ma oggi è quasi naturale pensare che resista anche la Juve.

    Mario Sconcerti per il Corriere della Sera

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