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  • Mauro: 'Genova città più importante per Vialli. Sognava la Samp, quando diventai presidente del Genoa...'

    Mauro: 'Genova città più importante per Vialli. Sognava la Samp, quando diventai presidente del Genoa...'

    L'evento per commemorare Gianluca Vialli lunedì prossimo dal titolo "My name is Luca, Ballata per Vialli" non poteva che tenersi a Genova, dove il bomber ha scritto, con la maglia della Sampdoria, pagine indimenticabili di storia. "Genova è la città più importante nella storia sportiva di Gianluca. Il suo nome e quello di tutti quei ragazzi blucerchiati resteranno per sempre nella storia del calcio. E festeggiare Gianluca non si poteva fare che a Genova. A Cremona è nato, a Torino ha vinto la Coppa dei Campioni e vissuto uno splendido finale di carriera, ma Genova è realmente tutto" ha detto Massimo Mauro, tra gli ideatori del progetto tramite la Fondazione Vialli e Mauro.

    "C'era sempre qualcuno o qualcosa a coinvolgerla" prosegue Mauro a Il Secolo XIX parlando del capoluogo ligure. "Mi chiamano da Genova, il mio amico di Genova… la famiglia Mantovani… sempre qualcosa che ci costringeva felicemente a parlare della Sampdoria e di quegli anni. E delle cose che avrebbe voluto fare o tentare di fare a Genova, che non riguardavano solo la Sampdoria, ma anche la sua vita privata. Genova e la Samp, i suoi punti di riferimento. E poi ho conosciuto tutti, ma davvero tutti, i personaggi che hanno fatto parte dell'epopea sportiva della sua Samp. A prescindere dai calciatori, Mantovani, Francesca, Borea… A me di Gianluca non è mancato niente".

    Parlando dello Scudetto blucerchiato, Mauro commenta così: "Ho sempre detto che quell'esperienza deve essere invidiata da tutte le persone intelligenti, perché quel gruppo ha portato in trionfo l'amicizia con una vittoria sportiva. È stata una cosa da non crederci, immaginatevi oggi un calciatore che promette al suo spogliatoio che non andrà via finché non vince lo scudetto. Poi il giorno dopo si presenta alla porta un emiro con una offerta milionaria… e se ne va. Invece quella promessa fu mantenuta. Nonostante Berlusconi, nonostante Agnelli volessero portare via Luca, il Mancio, Vierchowod e molti altri. Un patto che ha resistito perché li legava un'amicizia non riconducibile ai soldi… non so dire a che cosa. Era talmente misteriosa che nessuno ci avrebbe creduto senza quella vittoria sportiva"

    "Quello che abbiamo conosciuto di Vialli negli ultimi anni c'era anche in quelli in cui non era malato" prosegue Mauro. "E cioè ottimismo, positività, rispetto. Non vorrei che passasse il messaggio che Gianluca, siccome ha avuto una malattia grave, è diventato migliore. Non c'era bisogno della malattia grave per comunicare i suoi pensieri, semmai lo ha fatto di più. Ha sempre esercitato la leadership senza essere invadente nella vita degli altri, perché il suo esempio era la leadership. Nell'amicizia era ancora più evidente. Accanto a lui ti sentivi al sicuro ma impegnato, sotto stress positivo, perché le cose che facevamo, che faceva, erano sempre e solamente di altissimo livello".

    Mauro dal '97 al '99 fu anche presidente del Genoa, ma da Vialli non arrivarono prese in giro: "No, era una situazione professionale. Gianluca in quei giorni mi ha anzi aiutato a capire meglio. Alla fine mi disse che avevo fatto bene ad accettare anche se il momento storico non era favorevolissimo per il Genoa e per il calcio italiano, poco dopo sarebbe esplosa Calciopoli. Ringrazierò per sempre Gianni Scerni, la moglie Savina e i loro figli, per me è stata un'esperienza umana e professionale bellissima e imprevedibile".

    Vialli avrebbe voluto realizzare anche un ultimo sogno, la presidente della Samp: "È risaputo. Non conosco i motivi per cui quella trattativa non è andata a buon fine. La mia sensazione è che ci fosse un socio di Gianluca che evidentemente alla fine non era così convinto di prendere il club, altrimenti l'avrebbero fatto. In quella vicenda non bastava da sola la spinta di Gianluca, l'amore verso la Sampdoria... bisogna essere onesti. C'erano da accollarsi dei debiti e i fondi non hanno tutto questo amore per il calcio . Una enorme mano gliela aveva data Edoardo Garrone, persona eccezionale. Per noi e la nostra Fondazione è fondamentale, ci è accanto da vent'anni. Ha sempre avuto un rapporto straordinario con Gianluca".

    Già domenica, a Vialli verrà dedicata una strada a Rapallo. Avrebbe fatto piacere al bomber? "Sinceramente... non lo so. Luca era anche schivo, ci teneva moltissimo a fare le cose come diceva lui. Ho assistito in questi ultimi vent'anni a una quantità di rifiuti incredibili su cose da dire e da fare. Solo un uomo come lui poteva avere la forza di rifiutare, proprio perché era ossessionato positivamente dalla qualità di ciò che voleva dire e fare. Con tutto il rispetto per la parola "intellettuale", Gianluca era una persona che ricercava la perfezione, altrimenti non era interessato. Chi è che certe volte nella vita non se l'è rischiata, muovendosi anche se non era preparato... Luca, no. Se non era al 100% non ci si metteva. L'inchino che c'è stato in tutta Europa quando si è saputo della sua morte è stato qualcosa di pazzesco. Se uno ci pensa, succede per i capi di stato, per i papi, è stata per tutto il giorno la notizia di apertura dei telegiornali. È stata onestamente una cosa meravigliosa e allora forse questo se lo è guadagnato".

    Mauro conferma anche un retroscena, ossia la morte di Vialli la sera del 5 gennaio, e la notizia lasciata trapelare soltanto il giorno dopo: "Sì, è così. Cosa mi manca... Stare vicino a lui ti faceva migliorare continuamente. Però la Fondazione ci consente in qualche maniera, quotidianamente, di essere sempre alle prese con i gusti e le cose che piacevano a lui, che facevamo insieme, che dobbiamo continuare a fare. Con Gianluca abbiamo giurato che ci saremmo fermati solamente alla vittoria... è una gioia avere a che fare con il suo ricordo. Stimolante. Strano, anche. In questo evento che stiamo per realizzare, Gianluca non si commemora, ma si festeggia, perché lui era così, con il suo comportamento ci ha imposto di non essere tristi. Ecco, il suo lascito è stato questo, prima di tutto: quello di non essere tristi".
     

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