Matthaus: |'Mi piacerebbe allenare in Italia'
Domani, sabato 12 gennaio, alle ore 23.30 su Sky Sport 1 HD e Sky Calcio 1 HD, appuntamento con “I Signori del Calcio”. Protagonista l’ex centrocampista dell’Inter e della nazionale tedesca Lothar Matthäus. Di seguito gli estratti principali dell’intervista esclusiva.
L’Italia nel cuore: "I quattro anni passati in Italia sono stati i migliori della mia carriera, e non mi riferisco solo alle vittorie. Dell’Italia mi piacciono la mentalità delle persone, lo stile di vita, la moda, la cucina. L'Italia è un grande paese, magari con qualche problema più accentuato rispetto ad altre nazioni. Mi sono goduto il periodo trascorso a Milano, i risultati sportivi e la vita fuori dal campo sono stati indimenticabili. In quegli anni, i tedeschi giocavano nell'Inter, gli olandesi nel Milan e i sudamericani nel Napoli o nella Roma. Era un periodo in cui tutti i migliori calciatori del mondo giocavano in Italia, la Serie A somigliava a una sorta di campionato Mondiale per club. Ho scelto l’Italia perché mi piaceva l’idea di misurarmi con i più forti. Nell'Inter eravamo tre tedeschi, mentre prima dell’arrivo di Klinsmann i tre stranieri eravamo io, Brehme e Ramon Diaz. Fu un gran periodo e credo che i tifosi conservino un bel ricordo di noi tedeschi".
Lo Scudetto dei record con l’Inter "Ricordo bene il gol segnato contro il Napoli a San Siro: lo stadio era pieno e quella vittoria ci permise di conquistare lo Scudetto. Fu molto emozionante, il Napoli l’anno prima aveva vinto il campionato e si presentava a Milano da secondo in classifica. Avevamo ancora quattro partite da giocare dopo quella ma credo che il regalo più grande per i tifosi fu vincere lo Scudetto contro Maradona in casa nostra. All'inizio non si era messa bene, Careca segnò il gol del vantaggio e l’atmosfera a San Siro stava iniziando a diventare pesante. Poi pareggiò Nicola Berti e sei, sette minuti prima della fine io segnai la rete decisiva. E’ un ricordo molto bello, non solo per me ma anche per i tifosi che quel giorno erano allo stadio".
L’infortunio e il ritorno in Germania "Nel 1992 avevo subito un grave infortunio, la società e il nuovo allenatore Bianchi non credevano che potessi recuperare al meglio, ho capito che l’Inter non puntava più su di me per il futuro e ho pensato fosse meglio andarmene. Ho preferito continuare a giocare, lavorando con un allenatore che credeva in me. Il Bayern Monaco sapeva quanto fossi forte, conosceva il mio stato di forma e mi offrì ottime prospettive per la mia carriera. L'Inter aveva deciso di puntare su altri giocatori come Sammer, Shalimov, Pancev e Ruben Sosa. Dal momento che avevano già comprato quattro stranieri, mi dimostrarono che ero considerato vecchio e non più utile. Giocando altri due Mondiali e vincendo altri quattro o cinque campionati tedeschi ho poi dimostrato all’Inter che aveva commesso un errore a non aspettarmi dopo quel brutto infortunio".
Un futuro da allenatore in Italia? "E’ giusto avere speranze e sognare, ma bisogna considerare anche la realtà. In Italia sono stato benissimo ma so anche che è un paese poco aperto agli allenatori stranieri, il mercato è un po’ chiuso. Mi piacerebbe poter allenare in Italia perché apprezzo lo stile di vita, anche se il calcio italiano non è più il migliore come vent’anni fa perché in Europa ci sono paesi economicamente più sani. Però sono convinto che tra me e l'Italia ci sia ancora un buon feeling".
Trapattoni unico ma…"Trapattoni è unico, a 73 anni è ancora seduto in panchina! Amo il calcio quanto lui ma non sono così pazzo e spero di non arrivare a 73 anni ancora ad allenare, nonostante non abbia più nulla da dimostrare a nessuno. Tutti conoscono Trapattoni come allenatore e giocatore, ha una famiglia e dei nipotini ai quali dovrebbe dedicarsi per godersi magari gli ultimi trent’anni della sua vita in modo diverso. Ha fatto molto per il calcio e tutti hanno un buon ricordo di lui, sconfitte come il recente 6-1 dell’Irlanda contro la Germania non fanno bene al suo nome"