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    Materazzi: 'Mi reputo una bandiera dell'Inter, io non l'ho mai lasciata nei momenti di difficoltà'

    Materazzi: 'Mi reputo una bandiera dell'Inter, io non l'ho mai lasciata nei momenti di difficoltà'

    Ospite al KAMO Store di Osaka per un evento a tinte nerazzurre, assieme a De Vrij, Lautaro Martinez e Thuram, Marco Materazzi è stato protagonista di una simpatica chiacchierata con dei bambini del posto. Si parte con il ricordo del Mondiale 2002, giocato in Giappone e Corea: "Non conoscevo Osaka, se non da appassionato di calcio. Sono rimasto contento per la vittoria della Coppa da parte di Ronaldo il Fenomeno, il più forte giocatore della storia, perché veniva da un anno difficilissimo all'Inter".

    COSA SERVE PER REALIZZARE I PROPRI SOGNI - "Disciplina, penso che al vostro popolo non manchi, e questo mi fa venire nel vostro Paese con entusiasmo. Ho avuto l'onore di giocare con Nakata e Nagatomo, due persone fantastiche, due campioni. Nakata era un campione a Perugia, lo vedevamo come un extraterrestre. Vi racconto un aneddoto: in ritiro si corre tanto, noi italiani 'tagliavamo' qualche metro in campo per correre meno. Mazzone lo sapeva, ma Hide nonostante questo non 'tagliava' mai. Questo fa capire la sua disciplina, questo mi ha fatto innamorare del Giappone".

    IDOLO SPORTIVO - "Michael Jordan è stato il mio punto di riferimento, il più forte della storia. In base a quello, ho scelto il mio numero di maglia, il giorno del mio matrimonio".

    LE BANDIERE - "Il calcio è cambiato, non posso giudicare le scelte dei giocatori perché se no farei il commentatore sportivo, cosa che non voglio fare. Non mi piaceva essere giudicato da un ex collega quando era giocatore. E' capitato anche a me all'Inter di avere momenti di difficoltà, e di conseguenza di aver voglia, magari sbagliando per orgoglio, di andare altrove per dimostrare il mio valore. Poi, invece, sono rimasto e mi reputo una bandiera di questo club: questo non ha prezzo. Ma ripeto: non giudico chi fa altre scelte, il mondo è bello perché è vario. Io posso dire che è stato meglio non cambiare squadra, sono diventato l'unico interista campione del mondo per club e per nazionali. Questo è il coronamento di tutto ciò che ho fatto per l'Inter e per i colori che ho difeso per tutta la carriera".

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