Marotta: 'Perdite e stipendi alti, calcio vicino al default. Servono aiuti. Nazionali? Stop gare inutili. Sui tagli all'Inter...'
PAURA E IGNORANZA - "Questo virus ha avuto un impatto violento, in prima battuta per la salute, creando uno stato di allarme in ogni squadra. Ci siamo trovati davanti al sentimento della paura, affrontando l’argomento con 'ignoranza', nel senso che non sapevamo a cosa andavamo incontro. All’interno del club la priorità è stata quella di mettere in sicurezza dipendenti e calciatori, adottando il protocollo che ha dato garanzie. Abbiamo sfruttato anche noi lo smart working, aprendo un mondo nuovo come le videoconferenze. L’altro obiettivo era garantire la sostenibilità al mondo del calcio".
SIAMO AL DEFAULT - “La situazione per il calcio italiano è devastante. Facemmo le prime riunioni in Lega con advisor come Deloitte per stimare le cifre dei danni e vedere quale sarebbe stato lo scenario a breve e medio termine, la situazione era ed è devastante".
COSTO DEL LAVORO - "Il grande problema che oggi ha il calcio è che il costo del lavoro è sproporzionato rispetto al fatturato che si faceva e che si fa. Oggi siamo davanti a un fatturato che è diminuito concretamente vista l’assenza dei ricavi da botteghino, dei ricavi da sponsor che hanno hanno cominciato a scappare e a ridurre gli investimenti e infine il tema dei diritti tv".
PERDITE RECORD - "Tutto questo a fronte del fatto che gli azionisti negli ultimi anni hanno ricapitalizzato per 2,5 miliardi circa. Già prima la perdita normale era di circa 700 milioni annui. Oggi davanti c’è una situazione molto più grave".
AIUTI DAL GOVERNO - "I rimedi? Il rimedio non è certo chiedere soldi allo stato, è impensabile. Ma siamo uno dei maggiori contribuenti, paghiamo circa 1/1,2 miliardi di gettito fiscale contributivo, ma viene poco evidenziato. Quello che vorremmo è avere almeno un differimento della tassazione, vogliamo essere considerati come uno dei maggiori contribuenti come in realtà siamo. Dobbiamo essere più considerati dal Governo semplicemente per permetterci di respirare”.
ANCORA SUGLI STIPENDI - "L’unico costo sproporzionato è il costo del lavoro. O ci si trova tutti insieme e si prendono decisioni univoche, quindi non club per club, oppure siamo davanti a situazione drammatica. Il costo del lavoro rappresenta il 70% del fatturato e non c’è azienda in alcun settore che può reggere un costo del lavoro così alto, significa fallire a meno di non trovare un mecenate o attraverso indebitamento".
TAGLI ALL'INTER - “Penso che noi siamo uno dei pochi club che non è riuscito a negoziare una riduzione degli stipendi coi giocatori, perché siamo unica società che ha finito di giocare il 20 agosto. I giocatori hanno fatto degli straordinari anche nell’ambito del tempo che hanno dedicato alla squadra, visto che luglio e agosto sono solitamente mesi dedicati alle vacanze e al riposo mentre i nostri hanno lavorato. Inoltre, anche i risultati sono stati positivi, visto che la prestazione della squadra ci ha portato in finale di Europa League. Non abbiamo pagato premi ma non siamo riusciti a ridurre gli stipendi“.
DIFFICOLTA' - "La grande difficoltà degli allenatori è gestire la programmazione della partita e la pianificazione degli allenamenti. Dal punto di vista sportivo siamo in grande difficoltà. Per questo penso che deve essere centralizzata tutta la Serie A così da non creare situazioni diverse tra le squadre".
NAZIONALI - "Il mio ultimo intervento, riguardo a questa pausa per le nazionali, non era privare le selezioni di giocatori, il problema è valutare la situazione all’interno di una stagione anomala, in un calendario molto compresso. Bisogna valutare meglio le situazioni dei singoli atleti con un colloquio proficuo tra club e nazionali, ma anche la riduzione di tornei che non hanno rilevanza. Capisco l’importanza di Europei e Mondiali, ma cerchiamo di limitare alcune partite che hanno poco valore".