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Marotta lo conferma, ma Inzaghi non risparmia la frecciata: visioni differenti di una stagione ad alta tensione
“Per la società era più importante battere oggi l’Atalanta che il Manchester City in finale”. Subito dopo Inter-Atalanta la frecciata di Simone Inzaghi è servita. Lui, l’uomo specialista delle coppe, si è conquistato la conferma per la prossima stagione sul campo centrando matematicamente la qualificazione alla prossima Champions League. Per carità, Marotta lo aveva confermato in settimana a chiare lettere, forte di un contratto fino a giugno 2024 e un ingaggio da 5,5 milioni di euro - “Mai pensato di sostituirlo, è il nostro allenatore al 100%” - ma è ben noto che fino a qualche settimana fa, prima del grande exploit europeo di Lautaro e compagni, e del rilancio in campionato, la situazione era più che critica. Con tanto di Inzaghi a rischio addio a giugno.
ALTA TENSIONE - In Viale della Liberazione infatti, non hanno gradito affatto l’andamento ondivago dell’Inter in Serie A, con i nerazzurri totalmente fuori dalla lotta scudetto con troppi mesi di anticipo (ben 12 le sconfitte). Non è un mistero che alla Pinetina si sia discusso con toni alti: è stato lo stesso amministratore delegato Area Sport a svelarlo qualche giorno fa. Così a Sky Sport: “L’allenatore deve essere leader, il fatto che nei momenti critici ci sia pressione e dibattito interno forte è normale: lo si fa bene per il bene del club". Chiaro ed evidente quindi, che di discussioni ce ne sono state eccome. I troppi gol divorati sottoporta, lo scarso turnover e la scarsa capacità di motivare la squadra nei match con le medio-piccole i maggiori capi di imputazione.
SASSOLINI - Inzaghi ha sopportato tutto ciò, senza però dimenticare lo sfogo principe, avvenuto subito il pareggio in casa del Porto che era valso il passaggio ai quarti di Champions: “Al momento giusto parlerò, lo devo a me stesso e ai miei familiari. Lo scudetto vinto ha provocato qualche problemino a livello economico: negli ultimi 18 mesi questa squadra ha vinto trofei ed è entrata ai quarti di Champions”. Nel mirino quindi pure Antonio Conte, colui che ha riportato il tricolore dopo anni di digiuno, ma appesantendo il bilancio con una serie di operazioni di mercato molto dispendiose. Tutt'altro che banale anche il mezzo sfogo post-Milan in Champions: “Non ho sassolini da togliermi, so chi c’è sempre stato e chi non c’era nel momento del bisogno. Ma sono del mestiere e so come funziona… Ho sentito tantissime cose anche sul mio staff, ma mi hanno caricato”. Importante il riferimento allo staff: che la frecciata fosse rivolta a qualche componente interna al club? Vedremo se Inzaghi sarà più specifico a fine stagione, dopo la finale del 10 giugno col Manchester City: lui, che è specialista nelle coppe, ci tiene a vincere, probabilmente più del club, che, come chiaro ed evidente, da priorità al bilancio. E quindi alla certezza di partecipare nuovamente alla Champions League con conseguenti introiti. Visioni differenti che non porteranno però a un addio a fine stagione: Inzaghi si è guadagnato la conferma sul campo. Per buona pace dei suoi tanti haters.