Mario De Michele: fare giornalismo a rischio della vita per raccontare la truffa su un campo di calcio
La sera di giovedì 14 novembre De Michele ha subìto un attentato mentre viaggiava in auto a Gricignano, provincia di Caserta. Gli è stata indirizzata una raffica di colpi di pistola, uno dei quali è andato a conficcarsi nel poggiatesta del sedile. Ciò che scaccia immediatamente ogni dubbio sul fatto che potesse trattarsi di intimidazione. Chi ha sparato intendeva uccidere De Michele.
Il giornalista è riuscito a salvarsi la vita perché si è accorto in tempo che un'auto lo stesse seguendo in una zona periferica di Gricignano, e ha provato un'inversione a U per sfuggire al pedinamento. E se si trovava in allerta è perché era già stato vittima di un'aggressione pochi giorni prima, ancora una volta mentre si trovava a bordo della propria auto. In quella circostanza era stato avvicinato da due uomini a bordo di una moto, entrambi con addosso caschi integrali. Uno ha preso a sprangate l'auto di Mario De Michele, l'altro lo ha costretto a smontare dalla vettura e lo ha schiaffeggiato.
Ma quale sarebbe il motivo di questi atti di violenza? Lo hanno reso esplicito gli stessi aggressori in moto: “Smettila di scrivere sul campo sportivo di Succivo”.
Un impianto, quest'ultimo, alle cui opache vicende De Michele (già minacciato anni fa, quando ricevette una busta contenente diversi proiettili) ha dedicato diversi articoli. L'ultimo fra essi è stato pubblicato giusto giovedì. Cioè poche ore prima dell'attentato a colpi di pistola e due giorni dopo l'aggressione a ceffoni e sprangate. La pubblicazione dell'articolo, nel quale si mette in evidenza un promiscuo intreccio fra politica e affari, è stata la risposta del giornalista all'intimidazione. A ciò ha fatto seguito il tentativo di omicidio.
Adesso viene presa in considerazione la possibilità di mettere Mario De Michele sotto scorta. Il giornalista, dal canto suo, annuncia che non recederà dall'intenzione di proseguire col proprio lavoro d'inchiesta. Non ha paura per se stesso, ma piuttosto per i familiari. A cui ha chiesto scusa per la situazione di pericolo in cui sente di averli posti. E fra le tante cose orrende della vicenda, le scuse di De Michele ai propri cari sono una di quelle che fanno più male. Poiché ritrovarsi a chiedere venia per il solo fatto di avere compiuto il proprio dovere, e sentirsene addirittura colpevoli perché fare il proprio dovere ha avuto come effetto la sofferenza o il pericolo di qualcun altro, sono circostanze che ci dicono di una situazione gravemente malata.
Di tale malattia, l'odio nei confronti del giornalista e della sua missione è un sintomo terrificante. Nella migliore delle ipotesi, fare il mestiere alla ricerca della verità in modo inflessibile è un fastidio per altri, da arginarsi con pressioni e azioni legali intentate o minacciate.
Nella peggiore delle ipotesi, fare quello stesso mestiere significa votarsi al martirio. E comunque sia, l'odio generalizzato nei confronti della categoria assume di giorno in giorno livelli preoccupanti. L'episodio di cui è stato vittima Mario De Michele è una dimostrazione eclatante di tale odio. Ma se ne può registrare a decine, giorno per giorno, di minore intensità ma non per questo meno pericolose. È giunto il momento di prenderne atto e organizzare le dovute contromisure.
Per quanto riguarda noi di Calciomercato.com, testimoniamo la massima solidarietà a Mario De Michele e alla redazione di Campania Notizie.
@pippoevai