Mario Beretta: 'La Fiorentina? Dipende da come si inseriscono Gomez e Rossi'
'A volte ritornano', il titolo della prima raccolta di racconti di Stephen King ben si addice a Mario Beretta, dopo cinque anni richiamato alla guida del Siena. Malgrado sia uno dei decani della panchina (carriera ultraventennale) il tecnico milanese si approccia alla nuova avventura, non certo facile, con grande entusiasmo. Quali sono le tue sensazioni? 'Bellissime, qui ho vissuto due anni indimenticabili, l'ho sempre detto anche dopo aver lasciato la Robur.- ha raccontato Beretta al quotidiano Il Tirreno - Sono molto legato alla città e alla società, ce la metterò tutta e di più'. La situazione però a Siena è molto diversa, a cominciare dal fatto che siamo in B... 'Chiaro, anche se in città ci sono stato solo due giorni e sul clima di crisi è difficile dire qualcosa di sensato. Dal visto di vista societario cambiano totalmente le prospettive: dopo tanti anni non c'è più la sponsorizzazione del Monte dei Paschi, bisogna trovare altre risorse. Siamo all'anno zero, lo sappiamo tutti'. Cosa ti aspetta? 'Di sicuro l'inizio sarà in salita anche a causa della penalizzazione che spero non sia più di 4-5 punti ma comunque peserà tanto dal punto di vista psicologico. L'obbiettivo è la salvezza, magari valorizzando qualche giovane per poi puntare nei prossimi anni a qualcosa di più importante. La squadra è il giusto mix tra gente esperta e ragazzi giovani, sono abbastanza fiducioso'. Tu hai fatto molta gavetta e hai avuto gioie e dolori, cosa pensi del mestiere di allenatore oggi? 'Duro, molto duro. C’è un turn-over esagerato e ci sono strane situazioni. Per esempio colleghi giovani fortunatissimi perché arrivano al top con zero fatica, ma anche sfortunati perché non hanno quel background di esperienza fondamentale per gestire le situazioni scabrose; penso che fare l'allenatore sia come andare a scuola, all'università si arriva dopo aver scalato i vari gradi di scuola. Detto questo, molti colleghi di valore sono disoccupati, perciò mi ritengo fortunato, in questo momento'. Durante l'anno sabbatico hai viaggiato molto per aggiornarti, quali sono gli allenatori che stimi di più ? 'In Italia stimo tantissimo Mazzarri ed Allegri e mi piace anche Conte, un allenatore che caratterizza moltissimo le proprie squadre. Così come Spalletti ed Ancelotti, gente che sa vincere ovunque'. Due parole su Mourinho, con il quale ci fu uno scontro quando tu guidavi il Lecce. «Dopo quell'episodio sono stato una settimana ospite ad Appiano Gentile ad osservare i suoi allenamenti. E ti dirò questo: è bravo davvero, ha una gran personalità ed è un grande lavoratore». Fai le carte alla serie A? 'Juventus favorita, il telaio è forte e gli acquisti sono buoni. Dietro c’è il Napoli, a maggior ragione con Higuain. Poi le solite: le milanesi e le romane, ma un po’ distaccate'. Non hai citato la Fiorentina... 'Dipende molto da Gomez e Rossi. Se si inseriscono bene è da Champions'. Del Livorno cosa pensi ? 'Mi ha fatto piacere la promozione, ricordo tante belle sfide al “Picchi”, stadio molto caldo, varie volte ho rischiato di diventare allenatore amaranto. E’ importante aver mantenuto l'ossatura dell’anno scorso a partire dal tecnico, qualche rinforzo però serve. La salvezza comunque non è una chimera'. Uno sguardo anche alla serie B: chi sono le favorite ? 'Dico nell’ordine Palermo, Brescia ed Empoli. Ma è un po’ prestino, riparliamone...'