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  • Marino per CM: 'Juve, ecco cosa è successo nello spogliatoio'

    Marino per CM: 'Juve, ecco cosa è successo nello spogliatoio'

    Da un punto di vista tecnico, del disastroso inizio di campionato della Juventus, ognuno si è fatto la sua idea, individuando magagne e colpevoli di turno, come sempre accade, quando una grande squadra come quella bianconera delude, momentaneamente, in modo così evidente e doloroso le aspettative della propria tifoseria. Il giorno dopo la sconfitta del Mapei Stadium, vorrei provare a evitare questo tipo di analisi che ha visto già cimentarsi tanti e più autorevoli critici, per provare a intuire (usando l'esperienza) cosa sia accaduto nello spogliatoio della Juventus e nei corridoi adiacenti, subito dopo la partita di ieri sera. Cosa ha spinto un grandissimo giocatore come Buffon (nella foto di gazzettadimodena.it a confronto con Marotta e Paratici), leader indiscusso della Juve e della Nazionale, ad andare in sala stampa prima del suo allenatore e rilasciare dichiarazioni coraggiose quanto sferzanti, che incendiano come il getto di un lanciafiamme lo spogliatoio juventino? 

    Al termine di una partita di Serie A, va in scena per ogni club un rituale piuttosto consolidato, dettato dalla necessità che i dirigenti sentono di confrontarsi, a caldo, con il tecnico sull'analisi della gara appena conclusa, ma dettato anche dall'esigenza di pianificare immediatamente la strategia di comunicazione del dopopartita. Gli obblighi contrattuali da rispettare nei confronti delle emittenti titolari dei diritti televisivi del campionato esigono una immediata decisione da parte dei vertici tecnici della società, in accordo con i propri responsabili della comunicazione, circa i protagonisti da inviare in sala stampa o in zona mix per le interviste di rito. Nei momenti di euforia successivi alle vittorie, generalmente, tutto fila liscio. In pochi minuti, stando in piedi, nei corridoi che portano agli spogliatoi, il direttore generale o quello sportivo, insieme all'addetto stampa, decidono i giocatori che rappresenteranno il club nelle interviste post gara, aggiungendosi all'allenatore. In questi casi, si è soliti mandare in sala stampa chi è stato protagonista di una bella prestazione, oppure chi ha messo a segno un gol o parato un rigore. In questi casi le decisioni da prendere sono molto semplici e ci si mette poco a convincere qualche protagonista recalcitrante a parlare. 

    Ben diverso è lo scenario che si presenta subito dopo un "tonfo" come quello della Juventus di ieri. Dalla lettura dei quotidiani sportivi di oggi, si apprende che Beppe Marotta e il fido scudiero Paratici, appena finita la partita, si sono precipitati nello spogliatoio, serrando la porta d'ingresso, per discutere agitatamente con la squadra e il tecnico. Facile intuire che i toni dell'intervento di Marotta siano stati, logicamente, forti e accorati. Il direttore generale, in modo fermo e deciso, avrà chiesto conto a tutti di una così deludente prestazione, mettendo in atto una reprimenda di dimensioni colossali, come un dirigente esperto e carismatico deve fare, quando una squadra tocca i minimi storici dei suoi risultati e dà luogo a prestazioni così deludenti. In questo discorso, è facile intuire che il d.g. juventino abbia anche prospettato la necessità di un ritiro anticipato per confrontarsi e riflettere meglio, tutti insieme, sulla situazione di crisi della squadra e sui rimedi da adottare per invertire la rotta prima del derby di sabato. In pratica, un ritiro punitivo, che i calciatori, generalmente, ad esclusione di pochi, per principio non accettano mai di buon grado, perché ritenuto (bontà loro), offensivo e inutile. I grandi e indiscussi leader, come Buffon, in questi momenti così deprimenti si sentono giustamente responsabili della situazione e il piacere con cui vengono scelti dai dirigenti per rappresentare il pensiero della squadra è pari allo spirito di abnegazione con cui si accetta il doveroso incarico. "Per la squadra, oltre ad Allegri, parla solo Buffon!", sarà stata la logica decisione, comunicata anche ai giocatori da Marotta al termine della concitata riunione del dopo gara. 

    Il capitano, che, forse, con serietà e responsabilità, si era anche proposto per questo "ingrato" compito, lo ha svolto con coraggio, schivando luoghi comuni e banalità, denunciando coraggiosamente un approccio alla partita della squadra, così molle da far paura per il futuro.  Questo atteggiamento così grave dei compagni, andava denunciato da un giocatore che avesse un'indiscussa credibilità per farlo, per mettere in moto, alla vigilia di un ritiro punitivo, quelle dinamiche di spogliatoio utili a creare un costruttivo contraddittorio, per cercare di invertire la rotta. La serietà, la passione e l'impeto con cui Buffon si sentiva di intervenire, lo ha fatto arrivare in sala stampa addirittura prima di Allegri, mentre, generalmente, i giocatori si attardano a fare la doccia e così, gli allenatori, sono i primi ad arrivare in conferenza. E' possibile anche che l'allenatore bianconero si sia attardato a discutere con Marotta e gli altri dirigenti presenti, sulla situazione della squadra, ma, soprattutto, sui tempi, sulle modalità e, forse, anche sull'utilità del ritiro. 

    In questi "terribili" dopo partita, in cui tutti vorrebbero scivolare via schivando le proprie responsabilità, alla fine il cliché che va in atto è sempre (più o meno) lo stesso e abbiamo cercato, sulla base dell'intuito e dell'esperienza, di raccontarvelo brevemente. Non crediamo di aver sbagliato di molto. Servirà il "doveroso" ritiro anticipato? Sapranno i giocatori bianconeri raccogliere nel modo più giusto e costruttivo la coraggiosa denuncia di Buffon e dare una svolta repentina alla stagione? Tra una cinquantina di ore le prime risposte, che, forse, interpreterete meglio, conoscendo la segreta sceneggiatura di complicati dopo partita come quello di ieri. 

    Pierpaolo Marino

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