Marino per CM: Modric al Napoli, retroscena di un affare sfiorato
In questi casi, un manager deve essere anche un pochino fatalista, perché, se accade che non bastino le cifre del budget, oppure che il calciatore non sia convinto del trasferimento o, peggio ancora, che qualcuno (tra agenti e dirigenti) si comporti scorrettamente, mancando ad una parola data, bisogna non piangersi addosso e ripiegare velocemente verso altri obiettivi, magari digrignando i denti per non dire cavolate.
Che questo possa accadere, sta nel destino quasi obbligato di ogni direttore sportivo, che deve, ogni anno, imbastire decine e decine di complesse trattative che non sempre vanno a buon fine. Ognuno, però, deve essere pronto a voltare pagina rapidamente, per non perdere altre occasioni. In ogni caso, quando si tratta di operazioni su calciatori emergenti, dove si era arrivati in anticipo, resta il fiele in bocca.
L’avvocato ed agente Luigi Sorrentino, un amico, irpino di origini, residente nel Nord-Est e specializzato, da più di un ventennio, sul mercato dei calciatori balcanici, nell’aprile 2006, quando il mio Napoli, aveva vinto con quasi un mese di anticipo il Campionato di Serie C, mi telefonò per i complimenti di prassi e, con un filo di voce, quasi come una spia che snocciola una frase in codice, mi disse: "Pierpaolo, ho avuto il mandato per il trasferimento di Nico Kranjcar. Il giovane centrocampista dell’Hajduk e della nazionale croata non rinnoverà il contratto e si può prendere con pochi milioni rispetto al suo valore di mercato, poi è comunitario ed il Napoli lo può tesserare anche l’anno prossimo in Serie B”.
Dopo la soffiata dell’amico Gigi, inviai subito Gianfranco Cinello ed il compianto Armando Rizzo, due dei miei migliori osservatori a visionare Kranjcar, che era il figlio di Zlato, allenatore della Croazia che, meno di due mesi dopo, avrebbe disputato il Mondiale in Germania, vinto dagli azzurri.
Le relazioni sulle qualità tecniche del calciatore furono positive, ma Rizzo sollevò qualche perplessità sull’andatura un po’ flemmatica e ciondolante di Kranjcar, che poteva, secondo lui, male adattarsi ai ritmi forsennati di un campionato come quello di B.
Così per dirimere ogni dubbio, facendo contento Gigi Sorrentino, decisi di andare, in sua compagnia, a Zagabria, a vedere Dinamo Zagabria-Hajduk, ultima partita di un campionato magistralmente vinto dalla squadra di casa. Era il 14 maggio 2006 ed il mio Napoli giocava a La Spezia la gara di andata di quella che, per, noi Partenopei, era una finale quasi umiliante per la storia del Club, la Supercoppa di C.
Affondato nella comoda poltrona Vip dell’antico Stadio di Zagabria, assistevo all’ingresso in campo delle squadre, illuminato dalla luce argentata di migliaia di fumogeni, accesi dalla caldissima torcida di casa, per celebrare lo Scudetto della Dinamo. Guardavo, sgranando gli occhi, la prima parte della partita, intravedendo a malapena, nel fumo che avvolgeva il terreno di gioco, le eleganti movenze di Kranjcar (mi ricordava un po’ Max Allegri dei tempi del Pescara), ma, subito dopo, appena quella cortina di nebbia artificiale si diradò, rimasi letteralmente folgorato da quelle molto più intense, veloci e frenetiche di un furetto biondo della Dinamo. Guardai la lista, ma il nome di Luka Modric, un ventenne con due piedi buonissimi, quel giorno schierato da esterno di centrocampo, prima a destra e poi a sinistra, autore del gol partita, non mi diceva nulla, al contrario di tutti gli altri giocatori della Dinamo, Eduardo Da Silva in testa.
A fine primo tempo il buon Gigi mi disse: "Allora... Impressioni? Guarda che la partita per l’Hajduk non conta nulla, per questo Nico si è visto poco!".
"Gigi fai il bravo! Chi è questo Luca Modric di cui nessuno mi ha mai parlato?" gli risposi repentinamente.
"Ah! Si! Un giovane che fino all’anno scorso era in prestito in una piccola squadra. Ma dimmi di Kranjcar...".
"Senti, a fine partita chiamo De Laurentiis e ti faccio un’offerta per Modric da presentare alla Dinamo", ribattei, lasciandolo senza fiato.
“Ma è un giovanotto... e tu non lo puoi tesserare perché è extracomunitario ed in B non può giocare". Ribatté con soddisfazione, sicuro di aver sgombrato la scomoda concorrenza che si era improvvisamente creata per Kranjcar. "Allora noi lo compriamo e lo lasciamo in prestito alla Dinamo fino a quando il Napoli va in Serie A".
Alla fine della partita telefonai subito al Presidente che, entusiasta, del mio racconto, coraggiosamente, stanziò subito cinque milioni per quella operazione, nonostante fosse un extra-budget, che andava oltre la decina di milioni prevista per rinforzare la squadra che aveva dominato la C e renderla competitiva per vincere subito in B.
Sorrentino organizzò velocemente una cena con alcuni agenti vicini alla Dinamo, ma la trattativa naufragò rapidamente soprattutto per i soliti ostacoli burocratici, regolamentari e assicurativi, nonostante la esosa richiesta del Club croato (una decina di milioni più bonus), somma, che invece ci occorreva per andare subito in Serie A, come poi, per fortuna, accadde. Quando un anno dopo la Dinamo realizzò la cessione di Modric al Tottenham per più di 21 milioni di Euro, la felicità per la fantastica promozione del Napoli, secondo alle spalle della Juventus di Buffon, Del Piero, Nedved, Trezeguet ecc., fece posto ad un filo di amarezza, per l’occasione perduta. In quel caso sarei stato felicissimo di aver sbagliato nell’ unica visionatura di quell’ imprendibile furetto biondo di Modric, oggi trentenne regista, a cui il Real Madrid non può rinunciare.
Purtroppo lo spazio è tiranno, ma in futuro vi racconterò di Nikola Kalinic e di quel giovane calciatore che, l’anno scorso, in occasione di un viaggio all’estero, per una strana coincidenza, mi ha fatto riprovare le stesse sensazioni di quel 14 maggio 2006.
Pierpaolo Marino