Maresca: 'Amo troppo Napoli, sono nato e spero di morire qui. Come gestisco allenatori e panchine...'
L’arbitro Fabio Maresca è intervenuto in occasione di un evento per celebrare i 100 anni dell’AIA ed è stata l’opportunità per rilasciare alcune dichiarazioni sullo stato di salute dei fischietti italiani. Ma prima Maresca ha voluto evidenziare il suo fortissimo legame con la propria città d’origine: "Ho sempre detto e ribadito che non avrei mai voluto cambiare sezione arbitrale. Sono nato a Napoli e spero di morire in questa città perché l'amo troppo".
Maresca ha detto la sua anche su uno dei temi più dibattuti del momento: "Dichiarazioni degli arbitri a fine partita? Sono certo che sarà una cosa che vedremo in futuro. Bisogna tener contro però che le vicende legate alla gara devono sempre passare prima per l’autorità del Giudice Sportivo. Non avrei alcun problema a mostrare le immagini delle mie gare e spiegare ai ragazzi giovani come non commettere più certi errori.
Infine Maresca si è espresso sul complicato rapporto con le panchine, spesso troppo agitate, delle varie squadre durante una partita: "La gestione delle panchine è un elemento importante, ma è chiaro che nelle nostre logiche preferiamo avere il focus sul terreno di gioco. Prima in panchina c'erano sette calciatori di riserva, oggi sono dodici oltre allo staff. Questo determina un numero enorme di persone da dover controllare. Dobbiamo renderci conto che gli allenatori sono emotivi, sono spesso ex calciatori. E l'ultimo pensiero di un arbitro è quello di ammonire un giocatore dalla panchina".
Maresca ha detto la sua anche su uno dei temi più dibattuti del momento: "Dichiarazioni degli arbitri a fine partita? Sono certo che sarà una cosa che vedremo in futuro. Bisogna tener contro però che le vicende legate alla gara devono sempre passare prima per l’autorità del Giudice Sportivo. Non avrei alcun problema a mostrare le immagini delle mie gare e spiegare ai ragazzi giovani come non commettere più certi errori.
Infine Maresca si è espresso sul complicato rapporto con le panchine, spesso troppo agitate, delle varie squadre durante una partita: "La gestione delle panchine è un elemento importante, ma è chiaro che nelle nostre logiche preferiamo avere il focus sul terreno di gioco. Prima in panchina c'erano sette calciatori di riserva, oggi sono dodici oltre allo staff. Questo determina un numero enorme di persone da dover controllare. Dobbiamo renderci conto che gli allenatori sono emotivi, sono spesso ex calciatori. E l'ultimo pensiero di un arbitro è quello di ammonire un giocatore dalla panchina".