Marchisio story: tra addio e Juve a vita
Dici Claudio Marchisio e pensi Juve. Il binomio in questione è sempre rimasto indissolubile, al di là di infortuni che ne hanno ridotto sensibilmente l'utilizzo, al di là di contrasti veri o presunti con Max Allegri. Dici Claudio Marchisio e pensi Juve. Ma se una volta era lecito e facile pensare che fosse Juve a vita, ora non è più così. Da un lato c'è il cuore, che pompa sangue bianconero. Dall'altra c'è l'orgoglio e la volontà di dimostrare di essere ancora un giocatore importante, quello stesso giocatore a lungo inseguito negli anni passati da Manchester United e Bayern Monaco, Chelsea e Milan: ma prima c'era solo la Juve. Ed ora che le sirene per il Principino risuonano sostanzialmente da oltreoceano in quella Major League Soccer che stuzzica ma non entusiasma, si avvicina il momento della decisione sul proprio futuro. Seguire la testa o il cuore?
LA DECISIONE – La testa sembra poter dire basta. Sempre più ricco il partito di amici e consiglieri all'interno del suo ristretto entourage che spinge per convincere Marchisio a voltare pagina. Spazio ce n'è sempre meno nella Juve di Max Allegri, a centrocampo da Emre Can in poi sono attesi ulteriori rinforzi e la condizione in tal senso è destinata a peggiorare per il Principino. Che a 32 anni ha ancora alcune stagioni da poter disputare come attore protagonista e non come semplice comparsa. Ma Marchisio stesso rimane anche il maggior esponente della corrente di chi crede che al cuor non si debba comandare, ed il suo cuore proprio non riesce ancora a immaginarsi con una maglia diversa da quella bianconera. A fine stagione anche la sua pratica potrà essere gestita, magari anche archiviata: la posizione della società è chiara, se Marchisio accettasse di restare a queste condizioni potrà farlo almeno fino alla scadenza del contratto fissata per il 2020, se invece un eventuale nuovo utilizzo col contagocce dovesse diventare un ostacolo insormontabile sarà lasciato libero di lasciare quella che rimane la sua casa. Inevitabilmente, molto se non tutto dipenderà dalla permanenza o dall'addio di Allegri sulla panchina bianconera. Intanto lui aspetta, studia inglese e procede incessantemente nel suo doppio lavoro di giocatore e primo tifoso della Juve senza una sola parola fuori posto. Quest'ultimo aspetto, non cambierà mai.