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    Ex Juve, Marchionni a CM: 'Sorteggio in C? Ingiusto. I fallimenti a Parma e Latina, l’Italia di Mancini e… Chiesa'

    Ex Juve, Marchionni a CM: 'Sorteggio in C? Ingiusto. I fallimenti a Parma e Latina, l’Italia di Mancini e… Chiesa'

    • Ferdinando Gagliotti
    In 20 anni di carriera divisi tra Empoli, Juventus, Parma, Fiorentina ed altre, di chilometri su quella fascia sinistra Marco Marchionni ne ha macinati parecchi. Una carriera di tutto rispetto, quella portata a termine nel 2018 dal nativo di Monterotondo: 466 partite giocate, impreziosite da 48 reti. Inoltre, un campionato di Serie B vinto con la Juve e una Coppa Italia conquistata con il Parma in bacheca. Poi, nel 2018, la decisione di appendere gli scarpini al chiodo dopo una stagione trascorsa alla Carrarese, per entrare nello staff tecnico proprio della società toscana. Quarantena, carriera, vecchi compagni, Nazionale e persino Federico Chiesa: tutto ciò, Marchionni lo ha raccontato in esclusiva ai nostri microfoni.

    Come sta trascorrendo la quarantena?
    "In famiglia e, fortunatamente, allenandomi: sotto questo punto di vista, per me è cambiato poco".

    Sembra che l’intenzione di chi sta ai vertici del nostro calcio sia quella di far ripartire soltanto la Serie A: la spaventa l’idea di un sorteggio in Serie C per stabilire la quarta squadra da promuove in B?
    "Non è certamente una bella ipotesi per me, ridurre tutto ad un sorteggio sarebbe un danno soprattutto per le squadre che hanno investito molti soldi in questo campionato, anche se resta un'annata particolare. Al momento il calcio dovrebbe passare in secondo piano, ma parlare di un sorteggio per decidere una promozione in B è ingiusto. Se si decide di far ripartire la A, non vedo perché non far riprendere anche in B e in C con le dovute precauzioni. In terza serie si potrebbero disputare anche soltanto i playoff, magari nel mese di giugno o luglio, dato che ormai la classifica è delineata".

    A proposito di situazioni particolari, parliamo di quella legata agli stipendi. In Serie A si stanno muovendo in un certo modo, ma di sicuro in C non si può fare altrettanto…
    "Non si possono omogeneizzare gli stipendi della massima serie con quelli di Serie C, c’è tanta gente in terza serie che con quei soldi ci porta il pane in casa. Non è una cosa giusta, ma al tempo stesso si dovrebbe trovare una linea che sia giusta da seguire per tutti i club di questa categoria. E’ ovvio che non posso paragonare gli stipendi di una società come il Bari agli stipendi della Carrarese".

    Ha da poco intrapreso la carriera da allenatore: che effetto le fa avere a che fare con suoi ex compagni di spogliatoio, anche coetanei, come Maccarone e Tavano?
    "Queste situazioni sono condizionate dal tipo di rapporto che instauri: se c’è rispetto reciproco, ciò che c’è stato prima non cambia e loro capiscono che è cambiato il ruolo ma non la persona, il lavoro risulta più semplice. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone come Ciccio e Macca da giocatori, il nostro rapporto è uguale a prima ed ora è come fossi in prima persona all’interno dello spogliatoio. Dipende dalla bravura dei giocatori, che sono stati capaci di portare il rispetto ad un livello ancora superiore rispetto a prima".

    Merito sicuramente di un allenatore come Silvio Baldini: che rapporto ha con il mister, che la conosce praticamente da sempre?
    "E’ la mia guida, mi ha concesso questa splendida opportunità che io ho saputo cogliere e gli sono davvero grato. Mi dà la possibilità di rivolgermi alla squadra anche nelle vesti di secondo, nutre tanta fiducia in me e credo sia fondamentale per me iniziare un percorso del genere in questo modo".

    Nel 2017, purtroppo, ha vissuto in prima persona l’esperienza del fallimento del Latina. Che cosa ha rappresentato per lei?
    "C’è poco da ricordare, il fallimento è stato di tutti. E’ una situazione che avevo già vissuto a Parma, poi ho avuto la sfortuna di riviverla a Latina. Torniamo sempre allo stesso discorso: le istituzioni vogliono provare a cambiare le situazioni, che però non si modificano mai. Vogliono sempre provare a fare un passo avanti per trovare soluzioni, modi per evitare i fallimenti e salvare i giocatori, invece poi ci troviamo sempre allo stesso punto. In corso d’opera le istituzioni non possono fare niente, se magari controllassero dall’inizio i movimenti societari non assisteremmo a questi episodi".

    Dal 2009 al 2012 ha giocato da esterno nella Fiorentina. Oggi la Viola ha un altro ottimo esterno, magari con caratteristiche diverse, come Federico Chiesa: cederlo o trattenerlo?
    "Deve parlare con il giocatore, alla fine dipende molto dalla sua volontà. Se il ragazzo vuole rimanere ben volentieri, magari si può compiere uno sforzo economico per accontentarlo. Se invece le sue ambizioni sono altre, è giusto che lo lascino prendere un’altra strada. In ogni caso, credo che la Fiorentina farà il massimo nelle sue possibilità".

    Sei presenze con la Nazionale: questa Italia di Mancini può puntare alla conquista degli Europei?
    "A mio parere, deve avere come obiettivo la conquista degli Europei. E’ una squadra che si è appena “ritrovata”, venivamo da quella sconfitta con la Svezia che ha bruciato un po’ il morale di tutti. Mancini è stato bravo innanzitutto ad accettare la chiamata della Nazionale, decisione non facile da prendere. Ha vinto la sfida che gli era stata posta, ovvero quella di riportare la squadra ad un grande livello. La sua Italia può tranquillamente pensare alla vittoria finale, ha già dimostrato di saper giocare bene a calcio".

    Qualche rimpianto, o scelta che cambierebbe?
    "No, le scelte che ho fatto poi le ho sempre portate avanti. Avrei potuto far sempre di più, forse è questo il mio più grande rimpianto. Col senno di poi, un giocatore ripensa la sua carriera e spesso si accorge che avrebbe potuto dare di più".

    @ferdinandogagl3

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