L'edizione odierna del Corriere dello Sport riporta una lunga intervista con il portiere Federico Marchetti. 'La Lazio è stata la mia rinascita professionale - le parole del giocatore rilasciate ieri a Sky Sport -. Lotito si è fidato: non era facile prendere un giocatore fermo da un anno. Ha fatto una scommessa che non era quotata benissimo. Mancava la gestione dell'adrenalina e delle pressioni, cose che ci ho messo un po' a ritrovare, e poi la spensieratezza di chi gioca sempre. Ci ho messo un mesetto e mezzo, due, per ritrovare tutti i meccanismi annebbiati. L'esclusione a Cagliari? Forse ho sbagliato qualcosa, ma non ero convinto di avere colpe. Ho cominciato ad andare a correre da solo la mattina alle sette, poi tramite amici in comune ho conosciuto un istruttore, Luca: con lui ho iniziato a lavorare sulla kickboxing che mi ha permesso di tenermi in forma scatenando la rabbia che avevo dentro. Con Cellino ora ci salutiamo: lui è un grande intenditore di calcio, ma ha sbagliato'.

'A me piace interpretare il ruolo dando una mano alla difesa, sono quel tipo di portiere - prosegue Marchetti -. Tra i pali sono un esplosivo e poi coi piedi me la cavicchio. Sono migliorato ma non sono un fenomeno. E' un momento importante della mia carriera, anche se credo che quello che ho passato a Cagliari mi abbia fortificato molto a livello mentale e professionale. Tagliatela è stato il primo portiere a cui mi sono affezionato. Lui a Napoli stava facendo un campionato strepitoso. Mi piaceva il suo modo di vestirsi, attento anche ai colori che indossava. Crescendo mi sono appassionato ad altri portieri che giocavano in squadre di livello superiore e che vincevano qualcosa: Buffon, Peruzzi, Schmeichel... Il mio obiettivo prioritario? La qualificazione in Champions. Penso che ad oggi parlare di Scudetto sia abbastanza prematuro. Il Mondiale? E' un altro obiettivo che mi sono prefissato: spero di arrivarci attraverso la costanza delle prestazioni'.