Maradona, vizi e virtù da Oscar
Diego Armando Maradona ha scritto la storia del calcio. Il regista Paolo Sorrentino lo ha ufficialmente omaggiato nella notte degli Oscar a Los Angeles. Sul campo è stato un fenomeno. Nella vita ha spesso peccato. Le brutture della sua vita non possono impedirci di conservare i ricordi delle magie e delle emozioni che ha saputo regalare ai nostri occhi quando aveva come fedele compagno un pallone. Dalle pagine di dartortorromeo.wordpress.com un ricco racconto della storia tormentata del calciatore più decisivo che il campionato italiano abbia mai conosciuto.
Dall'esclusione con rimpianto nel mondiale 1978, alla delusione del 1982, e alla vittoria, finalmente, nel 1986. Poi i vizi, come la telefonata a Gigi Pavarese, il direttore sportivo di quei tempi, e la richiesta folle di visitare la Piazza Rossa di Mosca, blindata dai soldati per la celebrazione. dell’ottantesimo anniversario della rivoluqione bolscevìca. Quindi la droga, che l'aveva incontrata nel lusso della villa di Pedralbes a Barcellona. A Napoli aveva continuato la discesa all’inferno. Poi erano arrivati l’alcol e un’alimentazione senza freni che l’aveva portato a pesare 140 chili. Poi, come se non bastasse arrivò l’evasione fiscale, gli insulti a mezzo mondo e le foto con Carmine Giuliano boss della camorra a Forcella. Diego camminava su un filo sospeso sopra un burrone. Ragionava di pancia. Era perso, dannato, irriconoscibile. Come molti campioni del passato, personaggi che crollano sotto il peso dell’amore altrui e dei propri vizi, Diego Armando Maradona ha conosciuto il bene e il male di questo mondo. I giorni della poverà e quelli della ricchezza. Ha attraversato il cammino della vita senza porsi dei limiti. Sesso, droga, alcol, cibo. Tutto e subito, in maniera esagerata. "Il pù grande uomo di spettacolo degli ultimi cinquant’anni" così l’ha definito Paolo Sorrentino in risposta a chi gli chiedeva perché mai avesse dedicato l’Oscar de “La Grande Bellezza” anche a lui. Era un attestato di riconoscenza per le gioie che aveva regalato a lui ed a Napoli con i due scudetti e la Coppa Uefa. Sul campo di calcio era un dio senza rivali. Su questo non può esserci qualcuno che possa dissentire.