Maradona ed il fisco, la vera storia
Diego Maradona ed il fisco italiano una storia che inizia da lontano. Tantissimi i milioni d'euro che il Pide de Oro deve all'Erario italiano. Per la legge italiana Maradona non può più guadagnare a suo nome un solo euro in Italia, pena il sequestro immediato di ogni introito percepito. La lunga vicenda dell'ammontare dell'enorme debito ha inizio nel 1989, quando l'ispettorato e le Fiamme Gialle sottopone a verifica fiscale il calcio Napoli. Oltre alle verifiche fiscali sul club, gli ispettori della Finanza s'interessano dei conti di Diego Maradona, Antonio Careca e Ricardo Alemao. Emergono strani movimenti bancari, i tre sudamericani oltre ai compensi corrisposti come lavoratori dipendenti della SSC Napoli, ricevono pagamenti anche dall'estero da due società che vantano i diritti d'immagine dei tre assi azzurri. Maradona riceve ingenti somme da una società di Vaduz in Liechestein, mentre Careca e Alemao dalla Tug Sponsoring di Londra. Per l'ispettorato quei soldi sono compensi mascherati e scatta un accertamento dell'Ufficio Imposte. Careca e Alemao fanno ricorso, in parte gli vien dato ragione e limitano i danni. Il Pide de Oro, che allora doveva corrispondere in tasse circa 3 miliardi di lire, forse non comprendendo bene di cosa si trattasse, stracciò l'avviso di accertamento, non facendo quindi ricorso come fatto dai suoi allora compagni di squadra. La Finanza dopo poco gli mosse prontamente la contestazione di imposte evase, per Maradona inziano i veri problemi con il fisco italiano. Le tasse pecunarie sulle imposte non pagate iniziano a crescere vertiginosamente.
Dopo fuga di Maradona nel 1991 dall'Italia, la Guardia di Finanza inizia la vera caccia a Maradona, ma in Italia Diego non ha lasciato nessun bene da sequestrare. A metà anni 90 il ministero delle Finanze guarda anche alla Spagna ed all'Argentina (paesi dove Diego ha giocato a calcio), per cercare collaborazione estera, di recuperare almeno qualcosa delle imposte evase, ma anche qui un buco nell'acqua. Il debito a fine anni 90 cresce fino a 40 miliardi di lire.
Nel febbraio del 2005 l'ex fuoriclasse del Napoli viene stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione a pagare oltre 30 milioni di euro dovuti allo Stato per le tasse evase quando giocava nel Napoli.
Il 6 giugno del 2006 le Fiamme Gialle, in occasione della presenza dell'argentino a Giugliano, nell'hinterland napoletano, per una partita di beneficenza, lo avvisano di presentarsi in caserma per la notifica del provvedimento di esecuzione mobiliare emesso nei suoi confronti dal Tribunale civile di Napoli. In quella circostanza gli furono pignorati due Rolex, per un valore di circa diecimila euro.
Nel 2007 Maradona si vede confiscare i 3 milioni di euro compenso delle sue apparizioni (risalenti al 2005) alla trasmissione tv RAI, "Ballando sotto le stelle".
Nel 2009 all'ex campione del Napoli la Guardia di Finanza e gli ispettori di Equitalia gli pignorano immediatamente dei preziosi orecchini, del valore di 4.000 euro, che poi gli furono restituiti dal giocatore del Palermo Miccoli, dopo che questi li aveva acquistati all'asta.
Settembre 2010, l'ultimo episodio della caccia a Maradona da parte del fisco italiano è il comunicato emesso da Equitalia nel quale si nota la totale assenza di apertura nei confronti dei dribbling di Diego verso l'erario italiano...