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Maniero a CM: 'Quagliarella aveva molte offerte, ma voleva solo il Toro!'
Fabio Quagliarella ritorna dov'è cresciuto, dov'è diventato prima un uomo – in quel settore giovanile considerato il migliore d'Italia – e poi un calciatore: al Toro. Con la maglia granata dei “grandi” giocò da protagonista la stagione 2004/2005, culminata con la promozione resa vana da un fallimento societario che azzerò una squadra futuribile come poche (Sorrentino, Marchetti, Comotto, Mantovani, Marchese, Balzaretti, Mudingayi, Pinga) e con alcuni elementi di esperienza a fare da cardine: Mezzano, De Ascentis, Marazzina e Maniero. A quest'ultimo, che dell'oggi 31enne attaccante è stato partner in attacco, abbiamo chiesto un giudizio sul figliol prodigo napoletano.
Pippo Maniero, quali ricordi di quell'estate di nove anni fa?
Ricordi dolorosi, ricordi di una squadra che ormai era già ad Acqui Terme a metà agosto a preparare la stagione finchè arrivarono in spogliatoio a dire a tutti: “Ognuno si faccia la propria valigia e si cerchi un posto. Altrove, qui non ce n'è più niente”. Lo smarrimento, e la sensazione di essere stati traditi: da settimane si parlava delle difficoltà societarie, ma ci avevano continuamente tranquillizzato che tutto sarebbe andato bene.
Oggi, un suo compagno torna al Toro: Fabio Quagliarella. Come lo accoglieranno i tifosi? Penso e spero benissimo. Io vorrei invitarli a cercare di comprendere in che situazione si trovarono i ragazzi allora, specie quelli giovani e non ancora affermati come Fabio o altri. Lui nel frattempo si è fatto la sua carriera, alla Juventus ci è arrivato (e chi, seriamente parlando, la rifiuterebbe?) dopo molte altre esperienze. E se qualche tifoso faticherà a mandar giù i suoi recenti anni bianconeri, credo ci riuscirà vedendolo impegnarsi, far gol e dare tutto se stesso in campo come fa sempre. Peraltro, lui è felicissimo di tornare.
Vi siete sentiti? Certo, ci sentiamo abbastanza spesso. Leggendo in giro di questa possibilità, nelle scorse settimane l'ho chiamato per sapere quanto ci fosse di vero; lui me l'ha confermato, mi ha detto di avere anche numerose altre richieste ma di avere da subito scelto il Toro e di non volere nient'altro. E' davvero entusiasta. E io l'ho spinto ulteriormente e definitivamente: del resto sta tornando al Toro, beato lui, un posto che – con la sua gente – secondo me è unico, lo era già in Serie B, figuriamoci ora che sta entrando in Europa.
Tecnicamente, che coppia potrebbe costituire con Cerci? Credo si potrebbe integrare a meraviglia, come del resto con chiunque altro. Uno dei suoi grandi punti di forza è quello di sapersi adattare al compagno; nella nostra comune esperienza al Toro lui giostrava benissimo al mio fianco quando c'ero io, o a quello di Marazzina quando giocava Max, e parliamo di calciatori completamente diversi. Lui dà l'anima ma sa anche essere intelligente sotto il profilo tattico.
I tifosi si erano molto affezionati al suo Toro, e il loro amore non è stato scalfito dalla successiva diaspora in almeno un paio di casi, come quello di Marazzina, o il suo. E oggi, cosa fa Maniero? Questo mi fa molto piacere, mi viene confermato quel che mi dice qualche tifoso del Toro quando ne incontro qui, dalle mie parti in Veneto, e sopratutto la sensazione che già avevo. Noi abbiamo dato tutto quello che avevamo, in un'annata molto difficile, senza soldi, con problemi di varia natura, ma ci siamo spesi fino all'ultimo; la gente questo lo vedeva e lo sentiva, e ci sosteneva come nessun altro mai. Io oggi gestisco con dei soci una scuola calcio qui, al paese, lavoro con i ragazzini e alleno una formazione di 1a Categoria. Divertimento puro, e basta, niente a che vedere con l'ambiente professionistico. Poi, ho vagabondato per tanti anni, adesso stare qui con la famiglia è quello che voglio.
Pippo Maniero, quali ricordi di quell'estate di nove anni fa?
Ricordi dolorosi, ricordi di una squadra che ormai era già ad Acqui Terme a metà agosto a preparare la stagione finchè arrivarono in spogliatoio a dire a tutti: “Ognuno si faccia la propria valigia e si cerchi un posto. Altrove, qui non ce n'è più niente”. Lo smarrimento, e la sensazione di essere stati traditi: da settimane si parlava delle difficoltà societarie, ma ci avevano continuamente tranquillizzato che tutto sarebbe andato bene.
Oggi, un suo compagno torna al Toro: Fabio Quagliarella. Come lo accoglieranno i tifosi? Penso e spero benissimo. Io vorrei invitarli a cercare di comprendere in che situazione si trovarono i ragazzi allora, specie quelli giovani e non ancora affermati come Fabio o altri. Lui nel frattempo si è fatto la sua carriera, alla Juventus ci è arrivato (e chi, seriamente parlando, la rifiuterebbe?) dopo molte altre esperienze. E se qualche tifoso faticherà a mandar giù i suoi recenti anni bianconeri, credo ci riuscirà vedendolo impegnarsi, far gol e dare tutto se stesso in campo come fa sempre. Peraltro, lui è felicissimo di tornare.
Vi siete sentiti? Certo, ci sentiamo abbastanza spesso. Leggendo in giro di questa possibilità, nelle scorse settimane l'ho chiamato per sapere quanto ci fosse di vero; lui me l'ha confermato, mi ha detto di avere anche numerose altre richieste ma di avere da subito scelto il Toro e di non volere nient'altro. E' davvero entusiasta. E io l'ho spinto ulteriormente e definitivamente: del resto sta tornando al Toro, beato lui, un posto che – con la sua gente – secondo me è unico, lo era già in Serie B, figuriamoci ora che sta entrando in Europa.
Tecnicamente, che coppia potrebbe costituire con Cerci? Credo si potrebbe integrare a meraviglia, come del resto con chiunque altro. Uno dei suoi grandi punti di forza è quello di sapersi adattare al compagno; nella nostra comune esperienza al Toro lui giostrava benissimo al mio fianco quando c'ero io, o a quello di Marazzina quando giocava Max, e parliamo di calciatori completamente diversi. Lui dà l'anima ma sa anche essere intelligente sotto il profilo tattico.
I tifosi si erano molto affezionati al suo Toro, e il loro amore non è stato scalfito dalla successiva diaspora in almeno un paio di casi, come quello di Marazzina, o il suo. E oggi, cosa fa Maniero? Questo mi fa molto piacere, mi viene confermato quel che mi dice qualche tifoso del Toro quando ne incontro qui, dalle mie parti in Veneto, e sopratutto la sensazione che già avevo. Noi abbiamo dato tutto quello che avevamo, in un'annata molto difficile, senza soldi, con problemi di varia natura, ma ci siamo spesi fino all'ultimo; la gente questo lo vedeva e lo sentiva, e ci sosteneva come nessun altro mai. Io oggi gestisco con dei soci una scuola calcio qui, al paese, lavoro con i ragazzini e alleno una formazione di 1a Categoria. Divertimento puro, e basta, niente a che vedere con l'ambiente professionistico. Poi, ho vagabondato per tanti anni, adesso stare qui con la famiglia è quello che voglio.