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  • Manichini impiccati, tifosi Lazio divisi: 'Solo sfottò', 'Di pessimo gusto'

    Manichini impiccati, tifosi Lazio divisi: 'Solo sfottò', 'Di pessimo gusto'

    • Luca Capriotti

    Breve flashback: la Lazio vince il quarto derby della stagione, il secondo senza le famose barriere divisorie nelle due curve, sedi della parte più calda del tifo (tutti e due senza particolare segnali di inciviltà o atti di violenza). La vittoria nella semifinale di andata  (che ha sancito poi il passaggio del turno e l'accesso alla finale di Coppa Italia), con il corollario della sconfitta di ritorno. Come sempre, prima e dopo i derby, si scatenano sensazioni opposte nella Capitale: chi ha vinto (in questo caso i tifosi della Lazio), si abbandonano a sfottò e goliardia, fortemente collegata con lo spirito stesso della stracittadina. Chi ha perso segna sul calendario la data del prossimo derby e cerca di pensare ad altro.


    SFOTTO' E FUNERALE - L'ultimo derby, con l'affermazione della Lazio di Inzaghi, ha aperto due situazioni simili nei contenuti, due atti quasi teatrali: prima davanti al Centro Sportivo di Trigoria, poi davanti al Colosseo, due luoghi simbolici in qualche modo. Il primo è il centro di allenamento giallorosso, il secondo è uno dei simboli di Roma (e va in curioso parallelismo con la polemica riguardante l'utilizzo della scritta SPQR sulle maglie giallorosse). Prima situazione, atto primo (non la chiamiamo scena del crimine, perché qualcuno ha ipotizzato anche quello scenario): davanti a Trigoria lumini, sagome (come dopo un fatto di sangue) col gesso per terra, scritte "Rip" vicino alla Roma, bare disegnate. La "morte simbolica", a cercar di interpretare, della Roma sul campo viene riprodotta con macabra precisione (andando un pochino a fare il parallelo indietro nel tempo, ricorda un po' il funerale del calcio, celebrato sempre dai tifosi della Lazio, a pochi giorni dalla fine del campionato 99-2000, che poi la squadra biancoceleste vincerà). E si delineano due schieramenti differenti nell'ambiente Lazio: chi trova la pensata di pessimo gusto (scherzare sulla morte, anche se solo sportiva, non fa mai troppo piacere), chi invece ritiene che la goliardia e lo sfottò possa essere eccessivo, e che sia la natura dello stesso a spingerlo oltre i limiti (che è la posizione ufficiale della Curva Nord). Una terza fazione (decisamente schierata) invoca Digos, polizia, pompieri e palesi minacce nei confronti dei giocatori della Roma, palesemente reati da perseguire. Un filone minoritario che tornerà in auge nel secondo atto.

    I MANICHINI - La vicenda si arricchisce di un secondo atto di fronte al Colosseo: appeso ad un ponte pedonale uno striscione e 3 manichini, con le maglie di Nainggolan, Salah e De Rossi. Lo striscione "Un consiglio senza offesa: dormite con la luce accesa". Che ha un tono vagamente minaccioso, ma è solo un chiaro rimando alla coreografia dei due derby precedenti: la Lazio (e gli Irriducibili, il cuore caldo del tifo biancoceleste) sarebbe il "peggior incubo" della tifoseria della Roma. Fino allo striscione, nessuno ha avuto da ridire, ma i 3 manichini penzolanti (uniti ai video con cori piuttosto comuni nello stadio, un po' meno nella vita di tutti i giorni, di insulti variegati) hanno urtato la sensibilità delle due fazioni che non credono alla giustificazione massiva: è goliardia. La sezione più moderata si limita ad osservare un certo pessimo gusto, quella più aggressiva continua a soffiare sul fuoco delle minacce, stavolta palesemente diretta a 3 giocatori della Roma. Che Nainggolan (sempre molto caldo nei derby e nello stile di gioco) e De Rossi (autore anche di un brutto gesto nei confronti della panchina della Lazio) non siano amatissimi dai tifosi della Lazio è piuttosto chiaro, ma Salah, fanno notare i più moderati, non è che rientri nella top ten dei giocatori che il tifoso laziale sportivamente sopporta meno. Sembra più un riferimento alla tifoseria della Roma, una personalizzazione del manichino per rappresentarne il tifo calcistico più che una palese minaccia ai giocatori: che sarebbe grave, ma non è affatto manifesta. La Curva Nord non stigmatizza ma difende il gesto, nel nome della goliardia sovrana, con il sottotitolo: "Non fate gesti estremi" (che come sottotitolo, non è che sia proprio il massimo, si può dire?)

    Roma vive di radio, una realtà a sé stante, megafono della vox populi e nello stesso tempo termometro della città. L'etere biancoceleste abbassa i toni, gli speaker cercano di contenere, soprattutto allontanare spettri eccessivamente minacciosi, rimandando tutto al campo puramente estetico. Può piacere o non piacere, ma è comunque al massimo una questione di cattivo gusto, nulla di più, si accalorano i tifosi ai microfoni, intervenendo in diretta. Con la doverosa precisazione: in questo modo una delle due tifoserie che si è sentita più bersagliata da provvedimenti restrittivi (come le barriere), avrebbe il dovere di muoversi in maniera cauta anche sul terreno, sempre fertile e divertente, dello sfottò. Altrimenti si presta il fianco alla fazione complottista, aggressiva, fortemente convinto che qualsiasi manifestazione eccessiva vada stigmatizzata, moralizzata, ridimensionata, denunciata alle autorità competenti. Il tifo ha sempre avuto regole diverse dal vivere comune, vive di suoi istinti, anche di goliardie e prese in giro e paroloni. Non sempre conformi ad un rigido bon-ton. Anche se, mormora qualcuno, si poteva evitare di sfociare nel macabro.


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