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    Mandragora per 20 milioni e recompra: rischio Udinese, vale il favore alla Juve?

    Mandragora per 20 milioni e recompra: rischio Udinese, vale il favore alla Juve?

    • Pippo Russo
    Segui il denaro. È il motto per eccellenza del giornalismo investigativo, perché soltanto tracciando i flussi finanziari si può capire quale sia il senso di certe operazioni. E noi di Calciomercato.com proviamo a applicare questo meccanismo di analisi a uno dei trasferimenti più discussi dell'estate 2018. Ci riferiamo al passaggio di Rolando Mandragora, centrocampista napoletano classe 1997, dalla Juventus all'Udinese.

    L'affare mette al centro un calciatore di sicure qualità e dall'avvenire abbastanza garantito. Che poi mantenga o meno le promesse, dipende da molti fattori e imprevisti la cui incidenza non può essere preventivata. L'affare si realizza anche su cifre che hanno destato più di una perplessità: 20 milioni di euro per il passaggio dalla Juventus all'Udinese, 26 milioni di euro per l'eventuale recompra juventina da esercitarsi entro due stagioni, dunque al termine del campionato 2019-20. Si tratta di cifre esagerate? Secondo la nostra opinione, sono cifre certamente molto impegnative. Come già detto il ragazzo è valido, è anche giovane ma già con un buon capitale d'esperienza, e ha esordito in Nazionale. Ma anche con un profilo e un curriculum del genere, 20 milioni di euro sembrano troppi. Magari dopo l'esperienza di Udine li varrà, e dimostrerà di valere pure i 26 milioni dell'eventuale recompra. Ma se si deve dare adesso una franca valutazione, allora le perplessità rimangono e sono equiparabili a quelle che Calciomercato.com espresse a proposito delle plusvalenze realizzate dall'Inter grazie alla cessione dei calciatori provenienti dalla Primavera. Pur con le dovute differenze fra i casi singoli, la costante è la quotazione generosa di ciascun calciatore.

    E tuttavia, riprendendo ancora una volta le tesi illustrate nell'inchiesta sulle plusvalenze interiste, non è sulla valutazione più o meno esagerata di Rolando Mandragora che Calciomercato.com si sofferma. Tanto più che essa andrà verificata dalla prova del campo. E dunque bisognerà aspettare quantomeno la fine del girone d'andata per dare un primo giudizio sulla congruità di quella spesa da 20 milioni di euro. Sono altri gli elementi che richiedono attenzione. Riguardano il rischio che si perda il controllo di questo pericoloso gioco condotto attraverso l'utilizzo della leva finanziaria, a cui la gestione commissariale Figc ha dato sciaguratamente impulso sdoganando il meccanismo di compra e recompra. E riguarda soprattutto la figura del calciatore, ridotto alla condizione di prodotto finanziario. Il discorso vale per Mandragora perché il suo caso potrebbe diventare emblematico, ma andrà replicato per molti altri calciatori da qui a venire, posti al centro d'una spirale del valore finanziario innescata per alimentare se stessa.

    Ma partiamo dall'inizio di questa storia, e seguiamo il percorso del denaro che è stato e sarà/potrebbe essere mobilitato intorno agli spostamenti di Mandragora. Il primo passaggio si verifica a gennaio 2016. Il ragazzo non ha ancora 19 anni, è sotto il controllo del Genoa ma sta trascorrendo una stagione in prestito al Pescara, Serie B. Durante la finestra invernale di calciomercato la Juventus lo acquisisce dal Genoa, e decide di lasciarlo in prestito al Pescara fino alla conclusione della stagione. I termini della transazione sono riportati nel comunicato stampa emesso dalla società bianconera in data 19 gennaio 2016.

    Mandragora per 20 milioni e recompra: rischio Udinese, vale il favore alla Juve?
    Al Genoa vanno 6 milioni di euro, pagabili nell'arco di tre esercizi. Inoltre la cifra potrebbe essere raddoppiata (altri 6 milioni di euro) “al raggiungimento di determinati obiettivi sportivi”. E sarebbe stato anche carino conoscerli, questi obiettivi. Un surplus di trasparenza sarebbe stato un bel segno di stile. Dalla lettura della semestrale chiusa il 31 dicembre 2017 si scopre che sul giocatore si è registrata una “variazione periodo” di 1,2 milioni di euro, che dovrebbe corrispondere al bonus. Si legge anche che Mandragora è costato 587 mila euro per “Compenso agenti”. Ma questo è un altri capitolo, del quale si parlerà prossimamente. A fine stagione 2015-16 il giovane centrocampista approda alla Juventus dal prestito pescarese, e vi giunge infortunato. Poi durante la stagione 2016-17 si infortuna di nuovo, e così finisce per saltare quasi del tutto l'annata. Fa in tempo a esordire con la maglia bianconera, e lo fa giusto nella partita contro il Genoa. Infine c'è la stagione 2017-18, disputata da titolare a Crotone, nella quale il ragazzo dimostra d'essere all'altezza del compito e conferma la bontà dell'investimento compiuto due anni prima dalla Juventus.

    Fin qui tutto il pregresso. Quindi arriva il trasferimento all'Udinese, i cui dettagli sono ufficializzati ancora una volta dal comunicato stampa della società bianconera. 

    Mandragora per 20 milioni e recompra: rischio Udinese, vale il favore alla Juve?

    Vanno analizzati uno per uno, per vedere come la spirale dei valori s'avviti su se stessa e rischi di ridurre il calciatore a un prodotto finanziario. Si parte dal dato principale, quello dei 20 milioni di euro impegnati dall'Udinese per acquisire dalla Juventus il centrocampista. Una cifra che per il club della famiglia Pozzo è completamente fuori scala. Come si può leggere dalla scheda di Transfermarkt dedicata alle acquisizioni record del club friulano, l'acquisizione di Mandragora è costata più del doppio rispetto a quella del secondo calciatore che occupa questa graduatoria. Si tratta di Stefano Fiore, e il suo arrivo all'Udinese dal Parma risale a un'altra era geologica: stagione 1999-2000. E quanto sia antico il tempo del trasferimento lo testimonia anche la cifra riportata da Transfermarkt. Che segna 9,7 milioni di euro, ma che in realtà è una conversione in moneta unica del valore in lire: 20 miliardi. E si tratta di un valore che, Mandragora a parte, rimane ineguagliato dopo quasi vent'anni. Ma evidentemente l'Udinese decide di darsi una botta di vita e compie una spesa da club di prima fascia. Così facendo, regala alla Juventus una grassa plusvalenza che il club bianconero dichiara nel comunicato stampa, là dove si parla di “effetto economico positivo di circa 14,7 milioni di euro”. Leggasi plusvalenza che sfiora i tre quarti del prezzo di cessione. Ossigeno puro, nell'estate che vede le casse bianconere stressate dall'acquisizione di Cristiano Ronaldo.

    Vengono quindi elencati gli altri elementi importanti. Nell'ordine: 1) l'Udinese pagherà i 20 milioni di euro alla Juventus “in quattro esercizi”, cioè quattro rate annuali da 5 milioni; 2) che al termine della stagione 2019-20 (cioè fra due anni) la Juventus può azionare la clausola di recompra alla cifra già pattuita di 26 milioni di euro, pagabili in due esercizi; 3) che qualora l'Udinese decidesse di cedere entro il biennio coperto da recompra (nel comunicato la dicitura esatta è “diritto di opzione), potrà farlo soltanto previa autorizzazione del club bianconero; 4) e che, qualora si verificasse quest'ultima ipotesi, l'Udinese dovrebbe versare alla Juventus la cifra di 200 mila euro più il 50% del ricavo da cessione che eccedesse i 20 milioni di euro. Dunque, se per ipotesi Mandragora venisse ceduto a un club terzo per 25 milioni di euro, la Juventus avrebbe diritto alla metà dei 5 milioni di surplus, dunque 2,5 milioni di euro più i 200 mila fissi. Ultimo dettaglio: il contratto che lega Mandragora all'Udinese ha durata quinquennale, fino al 30 giugno 2023.

    Ma una volta messi in fila tutti questi dettagli, che ulteriore lettura dobbiamo dare rispetto ai valori finanziari generati e generabili? Partiamo da quelli certi. Da una parte, la Juventus mette in attivo una plusvalenza da quasi 15 milioni di euro. Dall'altra, l'Udinese iscrive in bilancio un attivo da 20 milioni di euro nel capitolo “Immobilizzazioni immateriali” e sotto la voce “Diritti pluriennali sulle prestazioni di calciatori”. Quel valore andrà ammortizzato lungo l'arco di 5 anni, con ammortamenti da 4 milioni di euro annui. Un impegno molto gravoso, rispetto a quella che è la dimensione dell'Udinese. E tuttavia, tenuto conto di quale sia il senso degli affari della famiglia Pozzo, c'è da immaginare che la società friulana abbia preso tutte le cautele del caso. Lo dimostra la clausola stipulata in casi di cessione a un club terzo, che di fatto garantirebbe il rientro nelle casse friulane dei 20 milioni di euro versati alla Juventus. Ciò che non possiamo sapere è se vi sia anche qualche altro impegno che vincoli la Juventus a riprendersi Mandragora, qualora si verifichino condizioni non favorevoli al club friulano. Si può solo ipotizzare, ma ancora una volta: difficile pensare che i Pozzo si siano lanciati senza rete in un affare così costoso.

    Ma veniamo alla recompra. Che è opzionale, e perciò potrebbe non verificarsi. Ma che qualora si verificasse, darebbe luogo a alcuni effetti finanziari. Il primo effetto sta nel fatto che la Juventus verserebbe 26 milioni di euro in due esercizi. Dal canto suo, l'Udinese realizzerebbe una plusvalenza da circa 14 milioni di euro, cioè la differenza fra i 26 milioni incassati e i 12 milioni di ammortamento residuo. E sarebbe come se l'Udinese avesse prestato 20 milioni di euro alla Juventus per averne indietro 26 dopo soli due anni, o come se avesse concesso alla Juventus una plusvalenza da quasi 15 milioni per assicurarsi una plusvalenza differita da 14 milioni. L'altro effetto è che la Juventus, qualora rientrasse in possesso di Mandragora, e decidesse di non cederlo a un altro club, iscriverebbe in bilancio un attivo da 26 milioni di euro. Da ammortizzare negli anni successivi. Succederebbe con un calciatore che se fosse rimasto quest'estate in bianconero avrebbe avuto un valore di circa 5,3 milioni di euro, da ammortizzare entro il 30 giugno 2021. Invece fra due anni tornerebbe come rilevante attivo di bilancio e andrebbe immediatamente a appesantire gli ammortamenti. Irregolarità? Nessuna, fino a prova contraria. Tanto più che grazie al commissario Figc tutto ciò ha adesso il crisma della legalità. Ma che tutto ciò sia immune da rischi è altro discorso. Perché così un calciatore si trasforma in un attivo di bilancio da dilatare ogni volta che si può. È perché in questo modo si dà vita a un gioco molto pericoloso, cui il meccanismo di recompra contribuisce iniettando additivo che però rischia d'essere altamente infiammabile. Il rischio è enorme, e riguarda tutti i club. Soprattutto quelli di taglia medio-piccola. Meglio prenderne coscienza prima che sia troppo tardi.

    @pippoevai
     

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