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    Mancini, ultimatum a Balotelli. Raiola: 'Ora è facile portarlo via dal City'

    Mancini, ultimatum a Balotelli. Raiola: 'Ora è facile portarlo via dal City'

    "Chi dirige la Figc non si accorge che servono idee nuove. Forse mi candido".
    Raiola: "Balotelli? Adesso portarlo via dal City sarebbe semplice".
    "Non gioca perché sta male e ha discusso con Mancini, però Mario non si muoverà da Manchester: la situazione si risolverà. A volte ha sbagliato, ma tornerà titolare".

    "La Fico? La lasciamo parlare...". 
    "Ibra è contento a Parigi, difficile che possa tornare a giocare in Italia".
    "Pogba ha fatto vedere solo parte del suo reale valore: è da grande club".

    (Corriere dello Sport)
     

    "El Shaarawy migliore italiano del 2012, rimpiango Van Persie. Balo è prezioso, ma deve cambiare vita. Di sicuro il City non lo regalerà".
    Ultimatum a Balotelli, Mancini a SuperMario: «Gli sconti sono finiti, ora dipende solo da te e impara da Totti».
    Roberto Mancini è riuscito nel 2012 nella non facile impresa di entrare nella memoria degli sportivi italiani alla guida di una squadra inglese: la conquista del titolo da parte del Manchester City, con l'incredibile 3-2 sul QPR e le reti della coppia Dzeko-Aguero al 91' e al 93', è considerata uno dei momenti più emozionanti dell'anno. L'assist del gol-scudetto di Aguero fu cucinato quel 13 maggio da Balotelli. Il colloquio con Mancini parte per forza di cose da Mario, sprofondato in una crisi profonda, dove le vicende private stanno sicuramente svolgendo un ruolo negativo.

    Ci sono molte domande che riguardano Mario: come sta, resta o va via, come sono i rapporti tra voi due?

    «Mario sta meglio, ha ripreso ad allenarsi e con lo Stoke potrebbe andare in panchina. Altrimenti, potrebbe giocare contro il Watford, in Coppa d'Inghilterra, il 5 gennaio. I rapporti tra me e lui sono sempre buoni, anche se un giorno ne combina una e l'altro pure. Io gli voglio bene perché da tanti anni viviamo insieme. L'ho visto crescere. Ma il rapporto professionale è un'altra cosa e da Mario adesso pretendo i fatti. Il tempo degli sconti e delle chiacchiere è finito. Balotelli ha 22 anni ed è ora che compia un salto di qualità nello svolgimento della sua professione. A lui chiedo impegno e serietà negli allenamenti, una vita privata più regolare, comportamenti corretti in campo. L'esempio per lui è Totti. Se Francesco riesce ad avere questa continuità di rendimento ad altissimi livelli all'età di 36 anni, la ragione è molto semplice: nel corso della sua carriera si è comportato da professionista».

    Resta il nodo del mercato.

    «Io credo che Mario resti, ma il futuro dipende soprattutto da lui. Lo sceicco Mansour ha un debole per Balotelli perché gli riconosce il talento e perché esporta il nome del City nel mondo. Va fatta anche un'altra considerazione: su Mario è stato compiuto un investimento importante e questa non è una società che butta i suoi capitali dalla finestra».

    Com'è stato l'impatto con i dirigenti spagnoli arruolati dal City, Fernan Soriano e Txiki Beguiristain?
    «Ottimo. Abbiamo la stessa idea di calcio. Io e Beguiristain siamo della stessa generazione e la pensiamo allo stesso modo: nel Manchester City si può impostare un progetto di lunga durata».

    Si dice che il futuro di Mancini sia legato a come finirà questa Premier: non teme che gli spagnoli possano tirare la volata a Guardiola?

    «Non sono preoccupato perché lavoro con persone serie. Il City poche stagioni fa giocava in serie B e in due anni abbiamo già conquistato tre trofei. Il mio contratto è valido fino al 2017 e mi piacerebbe vincere ancora per lasciare un segno nella storia di questo club».

    Chiudete il 2012 con sette punti di ritardo sullo United.
    «Lo United merita il primato, ma il divario è spropositato. Era più giusto un ritardo di tre punti».

    Van Persie è l'uomo che sta facendo la differenza?
    «Non ci sono dubbi: è lui».

    Il City sembrava in vantaggio sulla concorrenza per acquistarlo dall'Arsenal: che cosa è successo?

    «Non lo so neppure io. Mi limito a una considerazione: noi abbiamo fatto il mercato solo negli ultimi tre giorni di agosto».

    Arbitri sotto tiro in Premier, tra errori colossali e debolezza nei confronti di Ferguson: esiste anche qui la sudditanza psicologica?
    «Non mi interessa che cosa faccia Ferguson, posso soltanto dire che mi hanno annunciato una lettera da parte della federazione per chiedermi spiegazione su quella frase rilasciata nel giorno del Boxing Day: l'arbitro Friend ha mangiato troppo a Natale. La lettera non è ancora arrivata: forse qui le poste sono più lente di quelle italiane. La sudditanza esiste eccome. Il Manchester United è il club che ha vinto quasi tutto negli ultimi vent'anni e il suo potere si fa sentire».

    Quasi quasi c'è da rimpiangere l'Italia.

    «L'Italia è il Paese più bello al mondo e se le cose funzionassero sarebbe fantastico. La realtà purtroppo è sotto gli occhi di tutti e anche il calcio ha i suoi problemi: gli stadi vecchi e vuoti sono la questione principale».

    La Juventus ha lo stadio di proprietà ed è tornata ad essere la più forte.
    «Questa Juve mi ricorda quella di Lippi: solida, quadrata, mentalità vincente».

    Conte è davvero bravo?
    «Conte aveva già mostrato il suo valore a Bari e Siena. Nella Juventus ha avuto il piccolo vantaggio di conoscere bene l'ambiente».

    Questa Juve può arrivare lontano anche in Europa?

    «Io penso che possa fare cose importanti pure in Champions. Quello con il Celtic è un buon sorteggio».

    Il City è fuori dall'Europa: le dà fastidio l'etichetta di allenatore che a livello internazionale mostra limiti?
    «Il City non partecipava alla Champions da oltre 40 anni. Il calcio europeo ha una sua dimensione e noi siamo stati sfortunati nel sorteggio. Il girone con Real Madrid e Borussia Dortmund era durissimo. Noi abbiamo perso una grossa chance al Bernabeu: vincere lì sarebbe stato decisivo».

    Torniamo in Italia: le rivali della Juve?

    «Premesso che la Juve può solo perdere lo scudetto, dico Inter e Napoli. Ma la squadra del futuro è la Roma: con due rinforzi diventerà fortissima».

    Il Milan?
    «Se recupera, può arrivare tra le prime tre in campionato. In Europa il destino mi sembra segnato perché il Barcellona è di un altro pianeta».

    Totti è il giocatore che più di tutti può essere accostato a Mancini?
    «Sì, in Francesco vedo tante cose del mio calcio».

    Il miglior italiano di questo 2012?
    «El Shaarawy. Ha talento, continuità di rendimento, serietà».

    Messi ha segnato 91 gol nel 2012: è arrivato il momento di accostarlo a Maradona?

    «Messi è il più grande di oggi e uno dei migliori di sempre, accostabile a Pelé e a Diego».

    Nel 2013 l'Italia andrà al voto: quale priorità indica a chi governerà il Paese?
    «Il lavoro. Bisogna ridare dignità alle famiglie attraverso il lavoro. Ho visto piccoli imprenditori andare in rovina».

    L'immagine italiana extrasportiva di questo 2012?
    «La lettura della Costituzione da parte di Roberto Benigni. E' stato un momento straordinario. Benigni è riuscito nell'impresa di diffondere i principi della Costituzione a milioni di persone in un'ora e mezza di televisione. Benigni è un genio. E un genio è stata Rita Levi Montalcini. L'Italia ha perso un una parte di se stessa con la sua scomparsa».


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