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    Il figlio di Mancini: 'All'Inter comanda Kia, non c'è una società forte'

    Il figlio di Mancini: 'All'Inter comanda Kia, non c'è una società forte'

    Continua a far discutere la separazione tra l'Inter e Roberto Mancini. In difesa dell'ormai ex tecnico nerazzurro si è schierato Filippo Mancini, figlio del tecnico jesino. Intervistato da FcInter1908.it, Mancini jr ha voluto spiegare il punto di vista di suo padre: "Papà ha sempre fatto il bene dell’Inter, ama questa squadra, altrimenti non sarebbe tornato. Era abituato ad un calcio diverso, con presidenti diversi, che tenevano veramente alla propria società, senza secondi fini. Con l’arrivo di Thohir, e successivamente dei cinesi, le cose sono cambiate. Questa è gente più abituata a fare business che ad occuparsi di calcio, e ho il presentimento che non abbiano ben capito cosa sia l’Inter, una società che fino a poco tempo fa aveva un potere mondiale secondo a nessuno. Dietro a questa società c’è la mano di Kia Joorabchian e di altri consiglieri, e questo non so quanto possa fare il bene dell’Inter. Papà c’è rimasto davvero male, non aveva un aggancio, una persona che gli dicesse realmente come stavano le cose. Al momento quella nerazzurra non è una società forte, che viva la squadra giorno e notte. Non è la priorità per loro, sembra abbiano in mano un giocattolo".

    IL MERCATO - "Leggo tantissimi commenti da parte dei tifosi sui giocatori arrivati all’Inter nel corso della seconda gestione di mio padre. Anzitutto devo dire che molti di quelli, gente come Brozovic, Murillo, Miranda e Perisic, hanno aumentato di molto il livello della squadra, ma bisogna anche sottolineare che altri giocatori presi dalla società erano le terze o addirittura le quarte scelte di mio padre, e questo magari la gente non lo sa. E questo anche l’anno scorso. Non è vero che tutti i giocatori presi erano voluti da Mancini. Yaya Touré? C’è Ibrahimovic che quest’anno allo United va a guadagnare fior di quattrini e ha ben due anni in più rispetto a Yaya. Parliamo di un centrocampista che in Italia potrebbe tranquillamente fare la differenza per altri tre anni, un valore aggiunto in campo e all’interno dello spogliatoio. Ovviamente se lui vuole un giocatore è per il bene del suo club, non certo per portarselo a giocare a calcetto".

    L'ARRIVO DEI CINESI E L'ADDIO - “Papà non andava bene a loro e loro non andavano bene a papà. Li ha visti al massimo un paio di volte, hanno preso l’Inter e sono spariti. Questa gente deve capire che c’è bisogno di cuore e anima per gestire una società come l’Inter, senza delegare ad altre persone. Mi dispiace per come è finita con mio padre, era praticamente l’unico a metterci la faccia con i tifosi e per la sua figura è impensabile proporgli un rinnovo di contratto estromettendolo dal mercato. E’ lui che in settimana segue la squadra e che la domenica va in panchina, è giusto che abbia potere perché è lui a prendere insulti e pomodori se le cose vanno male. Futuro? E’ tra i primissimi al mondo, credo non riuscirà a star fermo un anno”.

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