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    Mancini guida una delle Nazionali più entusiasmanti di sempre: ora vogliamo i più forti perché possiamo batterli

    Mancini guida una delle Nazionali più entusiasmanti di sempre: ora vogliamo i più forti perché possiamo batterli

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Qualificati dopo appena due partite e con il secondo 3-0 consecutivo. Non si poteva chiedere di più e di meglio all’Italia di Roberto Mancini che, dall’alto del suo primo posto nel girone e a tre giorni dalla sfida con il Galles, può addirittura pensare di scegliere se farsi battere e arrivare seconda, evitando così Belgio ai quarti e Francia in semifinale, o avanzare intrepida magari con il terzo successo di fila. Nello sport e nel calcio nessuno, che non sia propriamente in malafede, ama farsi superare da un avversario, magari più debole, in ragione di un calendario più benevolo. Tuttavia, se qualcuno ha avuto la bontà di leggere il mio pezzo di presentazione alla partita, sa che augurarsi una provvida sventura sarebbe tutt’altro che disagevole, soprattutto se Mancini mettesse in campo quasi tutte le seconde linee a sua disposizione. 

     

    Ma sarebbe onesto verso gli stessi giocatori e i tifosi che si spendono con tanta passione? No, Mancini e il suo gruppo vogliono battere il Galles e finire primi del girone perché, chiunque verrà dopo Austria, Olanda o Ucraina (una sarà l’avversario degli ottavi), dovrà vedersela con l’Italia, cioé una delle Nazionali più entusiasmanti della nostra storia remota e recente. Dopo aver minimizzato prima la Turchia e poi la Svizzera, è opportuno credere che anche i belgi e i francesi non siano ostacoli insormontabili, come è bello pensare che all’Europeo si va per battere i migliori, non per precostituirsi comode vie di fuga.

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    Avanti a chi tocca, dunque, per un’Italia bella e compatta, umile e varia, capace di esaltare i ragazzi del Sassuolo (Locatelli con la sua doppietta e Berardi sempre più imprendibile) come il napoletano-laziale Ciro Immobile, il centravanti che, pur sbagliando qualche gol (ieri due), il suo lo segna sempre regalandoci impreviste certezze. L’Italia gioca e segna in tante maniere, tutte bellissime, e non solo perché sono gol azzurri, perciò attesi ed amati. L’ha fatto con un’azione strepitosa (25’) cominciata con un perentorio e volatile cambio di gioco di Locatelli e conclusa dallo stesso giocatore dopo un assist sublime di Berardi, in grado di sprigionare tecnica e velocità nell’uno contro uno su un avversario, prima di mettere in mezzo per il compagno di squadra (anche al Sassuolo) che ha messo dentro di interno destro. L’ha rifatto, sempre con Locatelli (52’), con il tiro da fuori (sinistro del giovane ex milanista) su assist corto di Barella. Infine, l’Italia, si è congedata dai sedicimila dell’Olimpico (88’) grazie a Ciro Immobile (destro da fuori) che ha raffinato un prezioso anticipo di Toloi (subentrato a Berardi) a metacampo.

    Mancini ha cominciato con i soliti undici (Di Lorenzo per Florenzi, in tribuna al pari di Verratti e Castrovilli) e, naturalmente, con la difesa a quattro. Dal 70’ in avanti, invece, ha schierato la difesa a tre (Toloi, Bonucci, Acerbi), sia perché Chiellini non ci sarà per un po’ (sostituito al 24’ da Acerbi), sia perché una variazione tattica è sempre bene prevederla e verificarla. A me la difesa a tre non piace (perdi un uomo rinunciando all’uno contro uno centrale) però capisco che se Toloi, Bastoni e Acerbi, nei loro club, difendono a tre non si può farsi cogliere impreparati. Contro la Svizzera, l’Italia ha letteralmente dominato. Fatta eccezione, forse, per i primi otto minuti in cui gli uomini di Petkovic sono scattati dai blocchi a ritmi altissimi e con bellicose premesse. Ma è stato un fuoco fatuo. L’Italia, incontenibile a sinistra dove agisce un sempre brillante Spinazzola, si è prima fatta vedere con un colpo di testa di Immobile (alto) e poi ha addirittura segnato con Chiellini, su calcio d’angolo, battuto dalla sinistra da Insigne. L’arbitro Karasaev, dopo un consulto al Var, ha annullato per un doppio tocco di mano di Chiellini sul colpo di testa (la rete era stata segnata di piedi dopo il salto). 

    Un minuto dopo la sostituzione di Chiellini con Acerbi, l’Italia è passata con Locatelli infiammando l’Olimpico. Insigne (34’) ha avuto l’occasione del raddoppio quasi immediato (salvataggio di Akanij su pallonetto da dentro l’area) e, tre minuti dopo, l’opportunità è capitata sui piedi di Spinazzola che si è divorata la metacampo avversaria sprecando con un esterno destro velleitario (perchè non il sinistro che è il suo piede?) Nella ripresa, blindato il vantaggio con la doppietta di Locatelli, nella Svizzera è entrato, tra gli altri, Steven Zuber (per Schaer), l’unico in grado di impegnare Donnarumma (64’) con due tiri ravvicinati respinti dal portiere italiano.  Prima di Chiesa per Insigne e Toloi per Berardi (con relativa difesa a tre, Di Lorenzo e Spinazzola nel ruolo dei quinti) ci ha provato Berardi (65’, tiro alto). Poi due diagonali fuori di Immobile, infine Cristante per Barella e Pessina per Locatelli.  Ma siccome ormai l’Italia non è sazia se non segna almeno tre gol, ecco la folgore di Immobile su cui Sommer, in ritardo, pasticcia.

    L’Europeo è appena cominciato e siamo già promossi. Ma non siamo contenti. Vogliamo i più forti perché, continuando così, non possiamo che batterli.

     
     

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