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    Mancini fa bene a cambiare mezza squadra: giusto ripartire da Verratti

    Mancini fa bene a cambiare mezza squadra: giusto ripartire da Verratti

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    E' giusto cambiarne sei, è giusto ricominciare da Marco Verratti. L'Italia, che prova a battere anche il Galles per andare trionfalmente all'ottavo di finale a Wembley, non sarà improvvisata, né precaria. Roberto Mancini sa che la sua squadra, per vincere, conosce solo il gioco, non altre scorciatoie, quindi non ne cercherà nemmeno nel tabellone. 

    Di biscotti, quindi di un placido pareggio, neanche a parlarne. Conta finire a punteggio pieno il girone e vincere le altre quattro partite perché, se qualcuno non l'avesse ancora capito, vogliamo arrivare fino in fondo, alzare la Coppa, sfatare il tabù che ci inchioda dal 1968. Non importa chi verrà (l'Austria o l'Ucraina), il Belgio, poi la Francia. A proposito, chi l'avrebbe detto che i campioni del mondo sarebbero stati fermati dalla piccola Ungheria di Marco Rossi? E' per questo che, alla vigilia della partita con il Galles, Mancini ha predicato umiltà. Terza partita in dieci giorni, la prima alle 18, a Roma farà caldo perciò sarebbe stato necessario cambiare comunque. 

    L'unico sicuro di giocare è Donnarumma, gli altri della panchina sono tutti allertati. Fosse in Mancini, cambierei tutta la difesa, tranne Di Lorenzo, confermato a destra. Metterei Acerbi e Bastoni centrali, Emerson a sinistra. Invece lui manterrà Bonucci (fuori Bastoni) e cambierà il resto. A centrocampo Verratti centrale con Locatelli e Cristante ai lati. Invece Mancini schiererà, oltre a Verratti, Barella o Locatelli, con Jorginho doppio centrale. Davanti Bernardeschi, Belotti, Chiesa. E qui siamo d'accordo anche se Bernardeschi, per me, è il solito incompiuto. 

    Troppe variazioni? Non secondo la mia opinione, visto che ne vorrei di più. Primo, perché abbiamo riserve che valgono i titolari. Secondo, perché la partita con il Galles non solo è l'unica per far riposare la prima squadra, ma è anche la sola per provare le alternative. C'è poi un discorso di psicologia collettiva. E' fondamentale che tutti, o il maggior numero possibile di calciatori, si sentano parte del gruppo e l'occasione è ghiotta per non dire irripetibile. 

    Affiorano, infine, considerazioni di carattere generale. Dopo il pareggio della Francia e il tracollo del Portogallo al cospetto della Germania, l'Italia ha il dovere di mantenere alto il proprio livello di prestazione e rendimento. Finalmente, al di là dei luoghi comuni, ci si accorge che gli azzurri giocano costantemente nella metà campo avversaria (cosa che non fa nessuno), che non hanno paura di subire qualche attacco uno contro uno e che, quanto a gol segnati, non sono secondi a nessuno. 

    La parola d’ordine, dunque, è non rallentare. Non dobbiamo vincere per persuadere gli altri, casomai per rassicurare noi stessi di essere in grado di crescere partita dopo partita, azione dopo azione, palla dopo palla. Certo, va scacciata l'euforia eccessiva, perché dannosa. Mentre bisogna incanalare l'energia positiva. Non siamo ancora campioni d'Europa, siamo appena alla terza stazione e non bisogna perdere attenzione e concentrazione. Il Galles non è una grande nazionale, ma ha pareggiato con la Svizzera e rifilato due gol alla Turchia. Quanto basta per tenere la orecchie dritte e la testa sgombra. Leggeri è più facile. 

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