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    La differenza tra Milan e Inter è Mancini

    La differenza tra Milan e Inter è Mancini

    A una ventina di minuti dal termine di Napoli-Inter, con la squadra di casa in vantaggio di un paio di gol, molti avranno lanciato un’occhiata alla classifica e speso lo stesso pensiero: «Toh, Mancini ha gli stessi punti di Inzaghi. Eppure nessuno lo mette in croce...» Il finale della partita del San Paolo ha spiegato che quel pensiero era solo un’illusione ottica. Oggi l’Inter è una cosa profondamente diversa dal Milan. E’ una squadra che sta maturando una solida identità di gioco sotto una guida esperta e sapiente, è un gruppo che ha già recuperato un tesoro prezioso: la speranza di farcela anche in mezzo alla tempesta. Sono le fondamenta che ha gettato Mancini per rieducare l’abitudine a vincere. 

    Al San Paolo si è giocato il derby tra due squadre reduci da Mazzarri, rieducate al gioco offensivo dopo la parentesi di difesa e ripartenze. Per un’ora Benitez ha mostrato quanto abbia fruttato la sua rivoluzione. Si è visto un Napoli quasi perfetto, impeccabile nelle transizioni, spietato nell’allargare il campo e nel percorrerlo in verticale. L’Inter è andata spesso in sofferenza, si è trovata anche all’angolo, ma non ha mai rinunciato all’istinto di ribattere colpo su colpo. E’ stata ridisegnata per correre in avanti, sia quando attacca che quando difende. E’ ancora una creatura imperfetta perché il Mancio, a differenza di Rafa, è in cattedra solo da pochi mesi, ma la strada è la stessa. A differenza del Milan, qui ognuno sa cosa deve fare e nessuno si abbatte alla prima avversità. Sotto di due gol nella tana dello splendido Higuain, l’impaurita Inter di Mazzarri, che temeva anche la pioggia, probabilmente si sarebbe sciolta. Quella di Mancini ha ruggito d’orgoglio. Il tecnico ha cambiato schema, la squadra gli ha risposto e ha ribaltato il match, come a Inzaghi ancora non riesce. Fortunato? Se metti Puscas per Juan Jesus e non Bocchetti per Pazzini un po’ la fortuna te la vai a cercare e te la meriti. Anche il cucchiaio sfrontato di Icardi, che ha procurato il prezioso pareggio, racconta la nuova fiducia che ha già riattivato Mancini. La rifioritura di Ranocchia, ieri bravissimo, è un’altra spia. Al contrario, il cucchiaio di Toni del giorno prima spiega il nuovo coraggio che arma oggi tutti gli avversari del Milan. Ma, soprattutto, l’Inter ha un centravanti vero, arrivato a quota Tevez (15 gol), e una spina dorsale credibile per il futuro: Santon, Ranocchia, Brozovic, Kovacic, Shaqiri, Icardi... Il punto in classifica che separa oggi Inter e Milan non racconta la grande distanza tra i due mondi. 

    Il Napoli ha sperperato un’altra occasione per avvicinare la Roma, ma la prospettiva del secondo posto resta viva più che mai, dopo l’imbarazzante prestazione della Roma che Garcia ha criticato con una ferocia senza precedente: «brutta, scarsa, inquietante». Garcia non ha né Tevez, né Higuain, nè Icardi: segna e vince troppo poco. Ha perso solo 2 partite (il Napoli 6), ma la verginità è virtù d’altri tempi. Nel calcio dei 3 punti è felice chi se la spassa e vince tanto, senza inibizioni. Come la Juve di Allegri che stasera potrebbe addormentarsi con 11 punti di vantaggio, dopo aver sconfitto il Sassuolo. Inguaribili romantici i francesi. Nel giorno delle mimose monsieur Garcia ha regalato alla Signora anche l’ultimo pezzo di scudetto. 

    di Luigi Garlando - Gazzetta dello Sport

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