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Mancini e il ricordo di Vialli: 'Mi ha chiesto di vincere i Mondiali 2026'
L’ULTIMA VISITA - "Sono andato a trovare Luca a Londra a dicembre, avevo un po' di paura. Si è svegliato, abbiamo riso, scherzato, abbiamo chiamato Lombardo. Mi ha detto 'io sono sereno, stai tranquillo'. Mi ha tirato lui su di morale. Era lucidissimo, ci siamo ritrovati come ci siamo lasciati".
L’ABBRACCIO DI WEMBLEY - "Quell’abbraccio racchiudeva tutto, il calcio ma anche quello che gli stava accadendo nella vita. Spero che quella vittoria gli abbia dato un po' di gioia. Lui è stato fondamentale per quel gruppo. Non mi ha mai parlato della malattia, la prima volta che lo fece fu nel 2019. Ma si vociferava già e io avevo già saputo da un amico in comune. Mi disse che si stava curando e pensava in maniera sempre positiva. È sempre stato un combattente, non ha mai mollato nulla fino alla fine. Il suo carattere era questo, un gladiatore. Sono orgoglioso di avere avuto Gianluca come amico".
FRATELLI - "Abbiamo vissuto molti anni insieme e forse gli anni più belli, quelli della gioventù. Ci siamo conosciuti, ci siamo amati come fratelli parlando con rispetto per i suoi fratelli. In questo momento non è facile, però penso che Luca vada ricordato anche per il ragazzo che era. Noi vivevamo in simbiosi, per alcuni anni abbiamo anche abitato assieme, poi vicini, mangiavamo a pranzo assieme ed anche a cena, sono stati dieci anni intensi. Quando le nostre strade si sono divise non ci siamo sentiti per un po', ma un amico è per sempre e quando ci siamo rivisti era come se ci fossimo visti il giorno prima. Ci siamo sempre divertiti".