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    Garnacho è il simbolo di tutto quello che è mancato al Manchester United

    Garnacho è il simbolo di tutto quello che è mancato al Manchester United

    • Redazione CM
    Gli ultimi anni del Manchester United non sono stati un esempio di come si programma e gestisce un club di élite. Superstar scontente, mercati faraonici e pochi risultati hanno creato un caos continuo in cui tutto può succedere, anche che i riflettori se li possa prendere un ragazzino sconosciuto classe 2004. Specie se si tratta di qualcuno con un talento che promette di far parlare a lungo di sé come Alejandro Garnacho. Con un gol nel recupero in casa del Fulham, l’argentino ha regalato tre punti d’oro alla squadra di ten Hag, ora a -3 dal Tottenham quarto in classifica e con una gara giocata in più.

    La carriera tra i grandi di Garnacho non poteva cominciare meglio. Reduce da una grande annata con le giovanili dei Red Devils, ten Hag in estate ha deciso di aggregarlo alla prima squadra e, settimana dopo settimana, gli concede sempre più spazio. Il ragazzo ha già 3 presenze in Premier, bagnate con il primo gol al Craven Cottage, e 4 in Europa League, la competizione scelta per farlo maturare al meglio. E l’argentino ha sempre risposto presente: 1 gol alla Real Sociedad, due assist nella sfida all’Aston Villa in Carabao Cup e ora la marcatura decisiva per battere il Fulham. Un crescendo che sembra suggerire di star assistendo alla nascita di una vera e propria stella del calcio che verrà.

    Nato in Spagna, ha scelto però di rappresentare l’Argentina, nazione in cui è nata sua madre. Una benedizione per Scaloni che subito lo ha convocato tra i grandi e lo ha fatto allenare con Messi e compagni. E c’era chi lo voleva già nei 26 della spedizione in Qatar. In Inghilterra ci è arrivato nell’ottobre del 2020 quando il Manchester United lo ha sfilato all’Atletico Madrid per meno di 500.000 euro, una cifra che potrebbe essere ricordata in futuro come uno degli affari più riusciti degli ultimi anni.

    Eppure ha già dovuto far ricredere tanti. Sul suo talento nessuno ha mai obiettato, sulla sua indole invece dei dubbi erano venuti già a ten Hag e al suo capitano Bruno Fernandes. In estate, in tournée tra Bangkok e l’Australia entrambi lo avevano redarguito per l’attitudine, per qualche ritardo di troppo alle riunioni di squadra. Il numero 49 si è tirato su le maniche, ha lavorato su sé stesso ed ha capito dove migliorare. Si è fatto anche aiutare. Dopo aver speso i primi tre mesi da solo al centro sportivo di Carrington, ora lo hanno raggiunto i suoi familiari. Si è fatto cucire su sé stesso un programma personalizzato in palestra per aumentare la massa muscolare e si è messo sotto con le lezioni d’inglese. Un approccio finalmente da pro, come gli ha insegnato l’idolo e ora mentore Cristiano Ronaldo. E lui l’ha ringraziato festeggiando la rete alla Real Sociedad come il portoghese.

    Garnacho rappresenta tutto quello che negli ultimi anni è mancato al Manchester United: programmazione, giovani, un’idea di squadra proiettata nel futuro e non ancorata ai grandi nomi, alle suggestioni di mercato e alle spese faraoniche. Per tornare grande, la metà rossa della città deve tornare alle origini. Quando ha iniziato grandi cicli, lo ha fatto sempre legandosi a un forte gruppo di giovani provenienti magari dalle giovanili e con cui imbastire un lungo e vincente progetto. Con l’argentino è tornato di moda a Old Trafford lo scouting, il crearseli i campioni piuttosto che andarseli a comprare. Il primo mattoncino per la rinascita e per lanciare la prossima stella del calcio mondiale.
     

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