Getty Images
Malesani: 'Il calcio si è dimenticato di me, sbeffeggiato e deriso sui social'
Sono ormai passati 4 anni dall'ultima panchina di Alberto Malesani, precisamente la stagione 2013/2014 e un'esperienza piuttosto fugace alla guida di un Sassuolo che avrebbe richiamato di lì a poco Eusebio Di Francesco. C'è amarezza nelle parole concesse a Il Corriere dello Sport dal tecnico capace di portare all'Italia, alla guida del Parma, l'ultima Coppa Uefa della storia.
"Il calcio mi manca, mi manca tanto. Ho sbagliato a fare determinate scelte, spesso mi sono impuntato su uno stile di gioco senza pensare ai risultati nel breve periodo, ignorando il fatto che, nel calcio di oggi, c’è fretta di vincere. E quando non fai risultato. Sono stato chiamato anche per fare l’opinionista, ma mi sono tirato indietro in men che non si dica. Non ce la faccio, non si può giudicare un allenatore senza sapere come lavora. Oggi c’è gente che siccome va di moda il calcio di Guardiola allora prova a scopiazzarlo. È sbagliato! Ognuno deve esprimere se stesso e deve far esprimere al meglio i suoi giocatori".
Sulla cattiva influenza dei social: "Un ruolo importante, purtroppo, credo che l’abbiano giocato anche i social. Mi hanno giudicato per le immagini, per le mie espressioni, per la mia passione. Mi hanno deriso e sbeffeggiato. E la gente si è scordata del mio lavoro sul campo. Ho fatto dei sondaggi, volevo capire perché nessuno pensava più a me. Ho compreso che la stima nei miei confronti è venuta meno, e poi ciò che si cerca oggi è quasi sempre un allenatore bravo nella breve esperienza, nel trascinare un gruppo verso l’obiettivo prefissato. Non si insegna più il calcio".
"Il calcio mi manca, mi manca tanto. Ho sbagliato a fare determinate scelte, spesso mi sono impuntato su uno stile di gioco senza pensare ai risultati nel breve periodo, ignorando il fatto che, nel calcio di oggi, c’è fretta di vincere. E quando non fai risultato. Sono stato chiamato anche per fare l’opinionista, ma mi sono tirato indietro in men che non si dica. Non ce la faccio, non si può giudicare un allenatore senza sapere come lavora. Oggi c’è gente che siccome va di moda il calcio di Guardiola allora prova a scopiazzarlo. È sbagliato! Ognuno deve esprimere se stesso e deve far esprimere al meglio i suoi giocatori".
Sulla cattiva influenza dei social: "Un ruolo importante, purtroppo, credo che l’abbiano giocato anche i social. Mi hanno giudicato per le immagini, per le mie espressioni, per la mia passione. Mi hanno deriso e sbeffeggiato. E la gente si è scordata del mio lavoro sul campo. Ho fatto dei sondaggi, volevo capire perché nessuno pensava più a me. Ho compreso che la stima nei miei confronti è venuta meno, e poi ciò che si cerca oggi è quasi sempre un allenatore bravo nella breve esperienza, nel trascinare un gruppo verso l’obiettivo prefissato. Non si insegna più il calcio".