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Maldini: 'I conflitti con la proprietà mi hanno cambiato. Boban via e io no? Senso di responsabilità verso il Milan. Sul mercato mi dà soddisfazione...'
CON LEONARDO - Nel libro si parla anche dal rapporto con Leonardo: "Mi sono sentito inadatto a accompagnarlo per i primi sei mesi. Tante cose le sapevo, tante idee già le avevo. Però a livello pratico dovevo imparare un lavoro nuovo. Credo di aver iniziato davvero a dare il mio apporto quando Leo mi ha detto che se ne sarebbe andato. Lì mi sono detto "e adesso che cazzo succede?". Non mi sentivo sicuro a dover condurre una trattativa. Ci sono specificità del lavoro che dovevo ancora approfondire. Poi ho iniziato a doverlo fare da solo ed è diventata la cosa più naturale del mondo. Ho capito cosa dire e cosa non dire. Come cambiare registro sulla base dell'interlocutore, quelli con cui serve parlare chiaro e quelli con cui devi usare più diplomazia. Se sei sempre stato in questo mondo e usi buonsenso sono cose che poi vengono molto facili. Ed è bello farle".
RANGNICK - I ricordi anche di un anno fa, quando Ralf Rangnick sembrava pronto a diventare la nuova guida del Milan: "Ricordo che ne avevamo parlato qui (nel suo ufficio, ndr) io e lui (Boban, ndr). Gli avevo detto che mi ero stancato, che dovevo dire delle cose. E quindi ho pubblicamente detto quello che sentivo giusto. La stessa cosa l'aveva fatta poi lui". Rimanendo, però, fino al termine della stagione per "il senso di responsabilità. Verso l'allenatore e verso i giocatori con cui parlavo sempre. Verso il Milan. Mi ero detto che dovevo arrivare fino a fine stagione. A quel punto, con l'accordo con Rangnick ormai fatto, avrei lasciato. Poi però le cose sono cambiate e ora sono qui".
SCOPRIRE UN GIOCATORE - "Mi dà molta soddisfazione seguire un giocatore, sceglierlo, riuscire a portarlo qui e vedere che gioca bene. Con i giovani, magari che vengono anche da altri paesi, le variabili sono davvero tante. Riuscirci è molto bello. Sono arrivati tanti ragazzi giovani per la prima squadra o la Primavera. E con loro non incontri solo il ragazzo e l'agente, ma anche la mamma, il papà, i fratelli. I genitori mi chiedono di prenderci cura dei loro figli. Io rispondo che anche io sono papà, che baderemo ai loro figli e che sono sempre i benvenuti. A livello umano credo di essere portato a trasmettere certe cose ai ragazzi e alle loro famiglie".
IL SUO LAVORO - Ecco come porta avanti il suo lavoro, Paolo Maldini, nelle parole raccontate a Diego Guido nel suo libro: "Mi piace fare il mio lavoro seguendo i miei principi, senza farmi condizionare dal momento, dall'eventuale basso budget a disposizione, dall'eventuale flessione di risultati della squadra". Sulle scelte di mercato: "Non sempre si riesce ad arrivare all'accordo. A volte devi lasciare determinati giocatori sui cui volevi puntare molto e affrontare questa cosa in modo equilibrato. L'equilibrio fa bene a me e fa bene a loro, perché poi il rapporto rimane. Come sempre le cose importanti sono il rispetto e l'onestà. Quando tu sei onesto che cosa ti possono rimproverare? Che non hai acquistato Messi? Io non ti mai detto che avevo i mezzi per riuscirci".
LE IDEE - E chiudiamo con le sue idee: "Se penso alle mie idee di quando sono arrivato, idee sportive intendo, e a quelle che ho adesso, è cambiato il mondo. Ho visioni completamente diverse. Le ho cambiate anche grazie ai conflitti interni con la proprietà, a confronti con idee diverse dalle mie, con persone diverse da me. Ho vissuto risultati che non mi sarei aspettato così negativi o così positivi. Avevo certezze che ho dovuto mettere in discussioni e cambiare. Adesso la mia visione è diversa, ma probabilmente se me lo chiederai tra due anni sarà ancora diversa".