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  • Maldini ha puntato Istanbul, la proprietà punta il bilancio. Fa male, ma il Milan ha ritrovato se stesso

    Maldini ha puntato Istanbul, la proprietà punta il bilancio. Fa male, ma il Milan ha ritrovato se stesso

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Il cuore fa male, ma purtroppo razionalmente non poteva che finire così. Che l’Inter sia superiore al Milan dal punto di vista tecnico, dell’esperienza, della caratura dei giocatori e della profondità della rosa non c’erano dubbi. Ci sono tanti parametri che lo testimoniano, non ultimo il monte ingaggi. Essere tifosi non dovrebbe significare tenere le fette di salame sugli occhi. Da 3 anni ribadiamo la superiorità della squadra nerazzurra e sottolineiamo gli eccezionali meriti di Maldini, Pioli e dei giocatori rossoneri nell’essere riusciti a metterli dietro in campionato un anno fa. Un’impresa eccezionale, che etimologicamente riporta appunto al fatto che sia stata un’”eccezione”.

    E purtroppo l’”eccezione” è l’esatto opposto della normalità. E la normalità non sono stati i 15 minuti di Giroud in un derby che onestamente avevano dominato. La normalità, purtroppo, è che negli ultimi 4 derby ci fanno 7 gol e noi zero. Obiettivamente tutti noi abbiamo sognato un altro “miracolo sportivo” in questa semifinale di Champions, ma misurando i valori in campo è andata come doveva andare. Fa tristezza constatare che nei 180 minuti il passaggio del turno non sia mai stato in discussione. Non solo per l’uno-due incassato nei primi 15 minuti ma perché l’Inter ha sempre dato l’impressione di avere in mano saldamente sia la partita d’andata sia quella di ritorno.

    Sì, è vero, possiamo avere il rimpianto dell’assenza di Leao, ma onestamente non so quanto sarebbe cambiato con il portoghese. Casomai ci sarebbe da analizzare un altro aspetto: l’assenza di Leao nella partita di andata ha impedito a Pioli di ripetere lo stesso tema tattico adottato contro il Napoli, cioè difesa bassa e centrocampo schiacciato con due frecce pronte a partire in caso di recupero palla, Leao a destra e Theo a sinistra. Senza una delle due alternative di gioco è stato fin troppo facile per Inzaghi arginare Theo con Dumfries. Proprio l’assenza di Leao ha indotto Pioli a variare l’atteggiamento tattico, rinunciando al contropiede e provando a proporre una manovra “palleggiata” attaccando l’Inter nella propria metà campo. La strategia si è rivelata fallimentare e invece di chiudere gli spazi a Lautaro e compagni Pioli glieli ha spalancati. Non a caso il primo tempo dell’andata poteva finire 4 a 0. La necessità di rimontare al ritorno ha obbligato Pioli ad attaccare ancora invece di difendersi e il Milan, pure con Leao, non dispone certo dell’organico adatto per palesare la propria superiorità sui nerazzurri dal punto di vista del gioco offensivo. Non a caso ci sono stati zero gol e solo 3 occasioni da rete in 180 minuti.

    Non parliamo poi delle risorse provenienti dalla panchina: Inzaghi ad esempio, nel secondo tempo ha inserito Lukaku, il Milan Origi. In comune i due hanno solo il passaporto belga. Sento tifosi che chiedono alla proprietà investimenti per rinforzare la rosa. Gli stessi che si illudevano che dopo lo scudetto questa fantomatica proprietà americana mettesse mano al portafogli. Ho sempre detto e pensato che non sarebbe stato così. Per capirlo bastava ascoltare le parole di Maldini che ieri sera, da capitano, ci ha messo di nuovo la faccia e ha spiegato i medesimi concetti. A questa proprietà non interessa vincere, ma arrivare al pareggio di bilancio. A questa proprietà non interessa fare contratti faraonici a giocatori pronti per vincere, preferisce puntare su giovani potenziali buoni giocatori da valorizzare e magari rivendere. Per questa proprietà perdere in Champions contro l’Inter piuttosto che contro il Real Madrid non fa differenza. Anzi potrebbero mettere in discussione Maldini e Pioli perché invece di assicurarsi il quarto posto in campionato hanno preferito inseguire il sogno di Istanbul. Io credo invece che abbiano fatto bene, perché un’avventura come quella di quest’anno in Europa, anche se finita nel modo più doloroso, restituisce ai tifosi e all’ambiente quella dimensione ormai dimenticata e consente alla squadra di crescere ancora di più. Il rischio di non tornare in Champions League con una rosa così poco attrezzata c’era, c’è e secondo me Maldini ha fatto bene a correrlo. Lo ha fatto, come sempre, per il bene del Milan. Lui quello lo ha sempre avuto a cuore.

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