Maldini: 'Bisogna accelerare, con il treno giusto si arriva al livello degli altri. Milan o Inter, dovevo scegliere'
L'ex capitano, ora direttore tecnico del club, ha concesso un'intervista a SportWeek, in cui spiega: "Non ho mai chiesto a mio padre cosa rappresentasse per lui il Milan e non l'ho nemmeno spiegato ai miei figli: meglio capirlo, maturare un'idea".
SULL'IDEA DI CALCIO - "Il Milan viene riconosciuto come squadra tecnica, che vuole proporre un calcio di qualità. E vale anche per le formazioni giovanili. Sono cose presenti nel nostro dna più di quanto si pensi".
SULL'ESSERE MALDINI - "Difficile da spiegare. Però può bastare quest'esempio: quando iniziai a giocare a Milanello, tutti mi chiamavano Cesare, quando iniziò Cristian tutti lo chiamavano Paolo. E lo stesso vale per Daniel. Così emerge la strada percorsa dalla mia famiglia, i ricordi che ha lasciato":
SUL FIGLIO DANIEL - "E' difficile per gli altri capire una cosa del genere. Ma è semplicissimo per chi ha vissuto sempre con onestà intellettuale. Qualcuno vede adesso lo stesso conflitto di interessi che videro ai tempi del mio esordio...Piuttosto c'è una forte componente emozionale: ma non è un problema, è un orgolio".
SUL FILO CHE UNISCE I MALDINI - "La passione per il calcio e per il Milan. Una passione spontanea e naturale, tra l'altro, mica inculcata. Mio padre mi lasciò scegliere se fare il provino al Milan o all'Inter e se stare in porta fuori. E allo stesso modo non ho mai forzato Cristian e Daniel a giocare o a tifare Milan".
SUI VALORI DEL MILAN - "Passione, eleganza e ambizione. Abbiamo avuto brutte cadute, ma siamo sempre rimbalzani in alto anche se poi vanno considerate le varie epoche. Ai tempi di Berlusconi era facile risalire: c'era una struttura societaria importante e minore concorrenza. Adesso tutte le squadre inglesi e tante altre in Europa possono permettersi di spendere cifre importanti sul mercato".
SUL MILAN DEL FUTURO - "Per cambiare le cose devi fare un programma a media scadenza. Ma bisogna avere l'ambizione di prendere il treno che passa e accelerare. Altrimenti non avremmo vinto lo scudetto con Zaccheroni e almeno un paio di Champions. Dovremo avere la prontezza di saltare sul treno, perchè poi lassù si sta comodi e all'improvviso ti riscopri al livello degli altri, se non meglio. Quindi noi lavoriamo per mettere le fondamenta, ma siamo pronti a fare un bel balzo".