Maldini, basta dietrologie e scuse: mandato via per Furlani, sul Milan ha libertà di parola
La vittoria sul Frosinone è arrivata nonostante l’intervista che qualcuno ha definito “destabilizzante” di Maldini, dopo la sconfitta col Borussia. Qualcun altro invece ci ha spiegato che proprio l’intervista dell’ex direttore sportivo rossonero avrebbe “caricato” la squadra per la vittoria casalinga sui ciociari. Ragazzi, le possiamo inventare tutte, ma vedere un collegamento o studiare chissà quali dietrologie partendo dall’intervista di Maldini significa perdere di vista la realtà. E la realtà è che, con o senza infortuni, il Milan è meno forte del Dortmund e più forte del Frosinone. Quindi, Maldini o non Maldini, è normale che il Milan possa perdere contro il Borussia e vincere contro la squadra di Di Francesco. L’annotazione positiva del successo in campionato è derivata dal fatto che la risposta del gruppo ha smentito le altrettanto balzane teorie secondo le quali la squadra stesse preparando la “fronda” a Stefano Pioli. Nulla di tutto questo. Ma torniamo ancora un attimo sull’intervista di Maldini. L’ho letta attentamente e non c’era scritto nulla che non sapessimo già. Maldini ha solo ribadito quanto era noto a tutti, dentro e fuori dal Milan.
Maldini ha spiegato che Cardinale l’ha mandato via per motivi di incompatibilità con Furlani e company. E dov’ è la sorpresa? Voi davvero pensavate che si potesse mal giudicare Maldini per i risultati sportivi? Dopo un secondo, un primo e un quarto posto con tanto di semifinale di Champions League che mancava dal 2007.
Voi davvero pensavate che si potesse criticare il mercato di Maldini che negli anni (all’inizio insieme a Boban) ha tirato fuori dal cilindro i vari Leao, Bennacer, Maignan, Tomori, Theo Hernandez, Tonali e chi più ne ha più ne metta? Tutta gente che tra l’altro costituisce l’asse portante della squadra attuale e che, nel caso di Tonali, è stato valorizzato e rivenduto al quintuplo di quanto era stato pagato.
Voi davvero pensavate che Maldini sia stato allontanato perché voleva cacciare Pioli? Ma come: Maldini (insieme a Boban) è quello che ha assunto Pioli nel 2019, gli ha affiancato Ibra e l’ha difeso strenuamente quando Furlani aveva già promesso a Rangnick la panchina del Milan. E’ quello che ha aiutato, indirizzato e protetto Pioli negli anni che sono stati in assoluto e per distacco i migliori della carriera dell’allenatore emiliano.
I risultati deludenti dell’ultima stagione, il mercato sbagliato e il distacco da Pioli sono state le tre scuse stupende che la stampa affiliata alla società ha propinato in questi mesi all’opinione pubblica per legittimare il licenziamento di Maldini. E lui, in quell’intervista, ha solo spiegato questo. Tutta roba che era già arcinota. In particolare la dicotomia Maldini-Furlani all’interno della sede di via Aldo Rossi era già di dominio pubblico fin dalla causa Boban quando, dopo il licenziamento del croato nel 2020, erano state pubblicate le testimonianze di Maldini e Massara presso il Tribunale del lavoro di Milano. Atti ufficiali, non veline di siti indirizzati dal club.
Qualcuno dice: “Maldini avrebbe dovuto stare zitto”. Ma come? In quale regime? Secondo quale principio una bandiera del Milan che, come dirigente, lo ha riportato recentemente ad alti livelli riempiendo la squadra di buone promesse divenute campioni e innalzando in modo esponenziale il valore della rosa non poteva esprimere il suo punto di vista? Perché non avrebbe dovuto raccontare quali sono stati i veri motivi per cui è stato ingiustamente allontanato dalla guida del club? Fino a prova contraria con lui i risultati sono arrivati e sono andati anche al di sopra delle aspettative, mentre siamo ancora in attesa di vedere come andrà a finire questa stagione. Fino a prova contraria tantissimi acquisti fatti da Maldini sono diventati grandi giocatori, mentre non sappiamo se effettivamente i vari Romero, Chukwueze, Reijnders e compagnia cantante rispetteranno le attese.
Fino a prova contraria, durante la gestione Maldini i cordoni della borsa erano tiratissimi, mentre nell’ultima estate sono stati spesi oltre 120 milioni. Fino a prova contraria il triplice ritorno in Champions e la semifinale di quest’anno hanno contribuito in modo determinante al famoso pareggio di bilancio, di cui sono altri adesso a vantarsi. Lui però deve stare zitto, non può rivendicarlo, non può ricordarlo. Lui, che da giocatore e da dirigente ha sempre pensato e realizzato il bene del Milan. Non sto dicendo che dobbiate dargli per forza ragione o essere d’accordo col sottoscritto. Ma la libertà di parola, diamine, almeno quella a Paolo Maldini direi che va riconosciuta. Soprattutto se si parla di Milan.