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Malanotte azzurra: il Lecce non ruba nulla a Napoli, Spalletti butta via un tempo con esperimenti insani
Ne cambiano sei ciascuno, Spalletti e Baroni. Ma per ragioni assai diverse. L’allenatore azzurro pensa alle prossime tre settimane dense dense di campionato e Champions, infatti, mentre Baroni va soprattutto a caccia d’una compattezza nuova e d’una classifica migliore, visto che in questo avvio di stagione si mostra troppo avara per quanto visto in campo. Ma, inevitabilmente, la curiosità maggiore ronza attorno al Napoli che offre assai più novità. Intanto nel disegno, visto che per la prima volta propone un quattro-due-tre-uno con due mediani fisici (Anguissa e Ndombelé mai prima in coppia) e Raspadori alle spalle di Osimhen già al pronti via. Ma non si ferma qua, Spalletti: la sua rivoluzione parte, infatti, dalla difesa (Ostigard e Olivera per Rrahmani e Mario Rui) e passando per il centrocampo inedito, arriva alle spalle del bomber dove atterrano Elmas, Raspadori e Politano. Notte di cambi radicali, dunque. Ma, soprattutto, notte di esperimenti: modulo nuovo, mezza squadra e più che non ha mai giocato assieme, qualche nuovo azzurro probabilmente anche sovrappeso. Cosicché si capisce immediatamente che Spalletti ha osato troppo. Perché il Napoli non regge tanti cambiamenti e tutti assieme ed è evidente. Troppa fiducia nei suoi giocatori da parte di Spalletti? Troppa presunzione? E chi può dirlo. Cert’è le cose in campo vanno decisamente male. Il ritmo è lento e solo qualche volta cambia in un andante moderato. Molto moderato.
Insomma, il palleggio è deprimente e la manovra è complicata, faticosa. La ragione c’è. Mancando Lobotka, né Dembelè né Anguissà danno mai il via all’azione. Responsabilità che dunque ricade sulle spalle e nei piedi dei due centrali di difesa Kim e Ostigard, i quali, però, non sono proprio dei ricamatori del pallone. E così il Napoli va immediatamente in sofferenza, mentre il Lecce ringrazia e fa la sua partita onesta. E appena può, va pure al di là dell’onestà perché assai più del Napoli cerca e trova la verticalità. Soprattutto sull’asse Pezzella-Di Francesco, col povero Di Lorenzo che non trova mai decente schermo in Ndombelé. Insomma, non proprio una buona idea quella di Spalletti di rivoltare la formazione da così a così. Molto più sereno e organizzato il Lecce di Baroni. Lecce che dopo una ventina di minuti – 22 per la precisione – gode della severità di Matteo Marcenaro , bambino prodigio del fischietto, e per un dubbio incrocio Ndombelé-Di Francesco in area azzurra si ritrova col pallone sul dischetto. Colombo ha fretta e tira prima ancora del fischio dell’arbitro. Segna ma non vale. Tira ancora, il ragazzo che ha molte qualità, ma Meret respinge e ritrova con questa parata anche un po’ di quella fiducia che forse gli manca. Forse.
E qui finalmente la partita un po’ si scalda. Ventisettesimo, infatti, e il Napoli improvvisamente, inaspettatamente va in vantaggio. E’ Elmas che comincia e finisce un attacco in collaborazione con Osimhen e Politano. Gol del giovanotto tuttofare, dunque. Ma dura poco la felicità del San Diego. Quattro minuti appena, infatti, e Colombo lasciato troppo solo dai centrali azzurri si gira e spara un sinistro che pareggia il conto. Giusto così, probabilmente. Perché il Napoli ricade nei suoi errori, nelle sue lentezze, probabilmente anche nelle sue prime paure di stagione. Chiaro che la partita non va come Spalletti l’aveva preparata. Chiaro che la rivoluzione è un fallimento. Spalletti lo capisce bene e non aspetta per provare a raddrizzare il corso della malanotte. Dopo il riposo, infatti, subito in campo Zielinski e Lobotka per Raspadori e Ndombelè. Poco dopo in campo anche Kvaratskhelia per Elmas, a metà tempo anche Lozano per Politano e nel finale anche Simeone per Anguissa. Torna, insomma, al Napoli delle prime tre partite. Cosa che sancisce la bocciatura degli esperimenti. E allora, Napoli più rapido, più verticale, più di qualità, vero, ma Napoli che ha anche a che fare con un signor Falcone che sa opporsi ad ogni tentativo azzurro. Mentre Baroni prova a tutelarsi e a difendere il pareggio con Strafezza e Blin per De Francesco e Askildsen e ancora con Ceesay per Colombo e Listkowski per il sempre generoso Banda. Insomma, difende il risultato, il Lecce, ma senza rinunciare a nulla, anche se in campo c’è ormai una sola squadra a dannarsi ed a cercare inutilmente il gol.
Napoli-Lecce 1-1
Marcatori: 27' p.t. Elmas (N), 31' p.t. Colombo (L).
Assist: 27' p.t. Politano (N), 31' p.t. Hjulmand (L).
Napoli (4-2-3-1): Meret; Di Lorenzo, Ostigard, Kim, Olivera; Anguissa (40' s.t. Simeone), Ndombele (1' s.t. Lobotka); Politano (31' s.t. Lozano), Raspadori (1' s.t. Zielinski), Elmas (11' s.t. Kvaratskhelia); Osimhen. All. Spalletti.
Lecce (4-3-3): Falcone; Gendrey, Baschirotto, Tuia, Pezzella; Helgason, Hjulmand, Askildsen (17' s.t. Blin); Banda (30' s.t. Listkowski), Colombo (25' s.t. Ceesay), Di Francesco (17' s.t. Strefezza). All. Baroni.
Arbitro: Marcenaro di Genova.
Ammoniti: 13' p.t. Politano (N), 33' p.t. Hjulmand (L), 40' p.t. Colombo (L).
Espulsi: -