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    Malagò si preoccupa del calcio, ma dà i soldi a quelli che lanciano il formaggio

    Malagò si preoccupa del calcio, ma dà i soldi a quelli che lanciano il formaggio

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    Avrà pure le sue ragioni il Presidente del CONI Malagò a prendersela coi Presidenti della serie A. Nelle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta per presunte tangenti legate all' assegnazione dei diritti TV (inchiesta da poco archiviata dalla Procura di Milano), ci va giù pesante. Li definisce “delinquenti veri, a capo della Lega Calcio che, se non fosse stata un'organizzazione di diritto privato... li avrebbero già arrestati. Lotito è il capo, e i nostri amici di Juventus e Roma sono colpevoli quanto lui, perché alla fine, per un motivo o per un altro, hanno rinunciato a lottare e sono diventati complici, perché lo hanno assecondato”. 

    Insomma c'è un capo che viene lasciato fare o perché non si controlla o perché fa comodo. Già: chi ha responsabilità dovrebbe verificare, controllare, contrastare, eventualmente cambiare, magari denunciare. Tanto più quando si tratta di soldi pubblici. Ora, si dà il caso che nel 2022 lo sport italiano abbia ricevuto 288 milioni di Euro (Fonte: “Corriere della Sera”). Lo Stato finanzia, il CONI decide a chi distribuirli. Di questi 288 milioni, risulta che oltre a quelli dati alle 45 Federazioni Sportive Nazionali, alle 18 Discipline Sportive Associate, ne vengano elargiti 16 ai 15 Enti di Promozione Sportiva (EPS).

    Per fare qualche esempio, fra le 300 discipline qualificate come “agonistiche” dagli EPS e quindi sovvenzionate, ci sono anche sport come: Lancio del formaggio, Calcio canino, Caccia al frullo, Gare con barchette telecomandate...

    Sono 15 gli EPS, ma le società a loro affiliate risultano 500 mila. Dovrebbero essere tutte esenti da fini di lucro. Però le cose vanno diversamente. Coi loro circa 9 milioni di soci godono di benefici fiscali e facilitazioni. La Guardia di Finanza, l'Agenzia delle Entrate, l'Ispettorato del lavoro già nel 2010 avevano scoperto irregolarità in 95 circoli sportivi su 100. Oggi la stessa scena si ripresenta: molti circoli sportivi altro non sono che centri fitness a pagamento “finalizzati al profitto”. In certi casi i canoni d'affitto venivano sovrastimati per guadagnare sui crediti d'imposta. “Centri e associazioni di promozione sportiva” si rivelano, dunque, lussuose palestre con abbonamenti annuali superiori ai mille Euro all'anno, senza contare le quote associative.

    Il CSI, Centro Sportivo Italiano, conta, nel registro del CONI circa 3.800 “atleti”, perché ogni iscritto alle palestre può diventare automaticamente atleta. Queste palestre non pagano tasse e IVA sulle quote, hanno sconti sulle forniture di metano, sulle tasse sui rifiuti. Vittorio Bosio, Presidente del CSI, ha dichiarato al Corriere della Sera: “Al CSI puntiamo allo sport sociale per i giovani, sappiamo che ci sono palestre che si affiliano a noi per risparmiare sulle tasse, ma sono poche e le scoraggiamo”. Ma, evidenzia il Corriere, non dice che il CSI ha firmato un accordo con 800 palestre e centri fitness cui vende pacchetti di 2 mila tessere a 3.400 Euro. Enti come CSEN o ACSI, che raccolgono società dilettantistiche, riconoscono come attività sportive, tra le altre, il Calcio canino, il Braccio di ferro, le Danze primitive e possono annoverare, tra i loro tecnici, allenatori e personale che usufruiscono di uno sgravio fiscale fino a 10 mila Euro di reddito. Insomma, il sistema sembra configurarsi come quello d'un business ammantato dalla funzione sociale dello sport dilettantistico

    Consigliamo al Presidente Malagò di fare pace con Lotito e offrirgli una consulenza, magari gratuita, per dare un'occhiata al settore.

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