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Malagò detta soluzioni al calcio, ma quando toccò a lui fu un disastro. Doveva dimettersi
Un'iniziativa modello conclave. Avrebbe chiuso in una stanza tutte le componenti e gli stakeholders del mondo del calcio. Cioè la Federazione, le leghe, le associazioni dei calciatori e degli allenatori, le televisioni, persino gli organismi internazionali (loro mica possono dormire, eccheccazzo!) e non li avrebbe fatti uscire fino a che non avessero prodotto un documento condiviso. Sottinteso: decidessero pure a chi toccasse pagare il catering. Idea bellissima, da applausi a scena aperta. E però c'è un però.
A lanciarla sarà mica lo stesso Malagò Giovanni che, da commissario della Lega di Serie A, chiuse in una stanza i presidenti della cosiddetta “Confindustria del calcio italiano” per fare eleggere Gaetano Micciché alla presidenza? Presidente doveva essere e presidente fu. Nessun dorma. Come sia andata a finire, e quali siano stati gli strascichi di quell'immane pateracchio, è noto a tutti. Cose che succedevano “quando c'era lui” a non dormire sulle sorti calcio italiano. In un paese normale, un presidente di comitato olimpico che avesse combinato siffatto disastro si sarebbe dimesso, o sarebbe stato dimissionato con le buone o con le cattive. Invece Malagò è sempre lì e racconta “quale soluzione avrei preso se”. Chiudiamolo pure in una stanza, lasciando che fra quelle quattro mura continui a coltivare l'idea di essere un grande dirigente sportivo. E fuori da quel vano provvediamo a trovare un nuovo capo per lo sport italiano. Se poi costui avesse l'abitudine di concedersi una pennica pomeridiana, ce ne faremmo una ragione.
@pippoevai