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Mai dare per morta la Juve: scudetto incerto, ma il calendario è pro-Napoli
In vantaggio di un gol (13', diagonale di Douglas Costa) e di un uomo (espulso Vecino per fallo su Mandzukic), non avrebbe mai dovuto farsi rimontare come invece è avvenuto all'inizio di ripresa (Icardi di testa al 52') e addirittura sorpassare (autotere di Barzagli al 65'). E' stata una grande partita giocata da una squadra stanca e in difficoltà (la Juve) e da una che, nonostante l'inferiorità numerica, è rientrata in partita, è andata in vantaggio e, probabilmente, lo avrebbe saputo anche gestire (magari colpendo in contropiede) se Spalletti non avesse tolto Icardi. Doveva uscire Perisic, sia perché aveva dato il massimo, sia perché preda di crampi. Invece, prima il sostituito sembrava essere Candreva. Poi, a sorpresa, Icardi tra ogni genere di improperio.
Mossa letale che ha avuto l'effetto di schiacciare l'Inter nella propria metacampo e poi a ridosso dell'area, mentre la Juve attaccava a pieno organico: Higuain avanzato, Dybala subito dietro, Douglas Costa a sinistra, Bernardeschi a destra, Cuadrado con sovrapposizioni interne, Alex Sandro con quelle esterne. Serviva uno che tenesse palla e, a quel ritmo, Borja Valero, sostituto di Rafinha, aveva poco da dare, serviva casomai Icardi che la contendesse ai due centrali della Juve, più lenti e macchinosi che mai. Nell'illustrare le colpe di Spalletti, non posso dimenticare la formazione schierata da Allegri. Cuadrado terzino è stato un atto di coraggio (con il senno di poi, ampiamente ripagato), ma in fase difensiva il colombiano è stato disastroso, beccandosi subito un cartellino giallo e favorendo il secondo gol dell'Inter (cross basso di Perisic) con una scivolata che lo ha fatto saltare di netto.
Tra quelli che hanno sbagliato va iscritto anche l'arbitro Orsato. Detto che sul primo gol della Juve, come sull'espulsione a Vecino, ha deciso il Var (in entrambi i casi correttamente), Orsato ha mancato due volte di infliggere il secondo giallo a Pjanic per altrettanti interventi in ritardo di chiarissima interpretazione. Errori gravi che già nel primo tempo avrebbero consentito alle due squadre di giocare in parità numerica. Più penalizzante, comunque, che Orsato non abbia sanzionato un clamoroso fallo di Pjanic su Rafinha nella ripresa. L'Inter era in vantaggio e probabilmente avrebbe vinto.
Per ironia della sorte, Allegri ha avvicendato Pjanic con Bentancur proprio quando la partita sembrava ormai scappata al controllo della Juve (80'). L'Inter vinceva 2-1, il Napoli restava ad una sola lunghezza di distacco ma aveva una partita in più, lo scudetto stava diventando un'illusione, mentre la Juve sembrava avviata alla seconda sconfitta consecutiva, avendo racimolato un pareggio nelle ultime tre gare. Però, come ho scritto, mai dare per morta la Juve prima della fine, sia essa una partita o una competizione. L'orgoglio e la qualità hanno fatto la differenza.
Questa volta, oltre che in Douglas Costa, l'ho colta in Cuadrado che, al contrario di alcuni compagni timorosi ed esitanti, nel finale ha preso spesso la palla cercando l'azione personale o la combinazione sullo stretto. Da una di queste – raffinata da Dybala – è nato il 2-2, favorito anche da una deviazione di Skriniar. Poi, da un fallo di Brozovic su Bernardeschi, si è generata una punizione che Dybala ha messo sulla testa di Higuain, mentre la linea difensiva dell'Inter si schiacciava addosso ad Handanovic. Forse qualche responsabilità ce l'ha anche il portiere (doveva uscire), ma la torsione velenosa del Pipa spiega con quanta voracità cercasse il gol dopo 717 minuti di astinenza.
Lo scudetto resta incerto. La Juve, in attesa del Napoli, impegnato a Firenze, ha di nuovo quattro punti di vantaggio, probabilmente destinati a ridursi ad uno. Il calendario dei bianconeri (Roma alla penultima) resta più ostico di quello dei napoletani. Ma la Juve, anche se vulnerabile (undicesimo gol da calcio piazzato su ventuno subìti), resiste con tutta se stessa.