Maglia del Liverpool contro la Juventus: l'incredibile storia del primo DASPO della storia ad un procuratore
I FATTI - Lo scorso 3 settembre, durante la partita contro gli acerrimi avversari della Juventus, il tifoso è stato filmato assieme al figlio mentre esibiva la sciarpa del noto club inglese, sotto il settore ospiti dello stadio Franchi. Questo gesto è stato letto dalle autorità cittadine come una chiara provocazione verso i tifosi bianconeri presenti quel giorno sugli spalti, con chiaro riferimento alla tragedia dell’Heysel che nel 1985 costò la vita a 39 persone presenti nell’impianto per assistere alla finale di Coppa dei Campioni. Oltre al provvedimento ricevuto, il tifoso è anche finito al centro di offese e minacce: l’uomo, come spiegato dallo stesso nei giorni scorsi, è stato momentaneamente costretto a lasciare l’Italia a causa delle innumerevoli minacce di morte ricevute.
Fiorentina, avvocato tifoso viola con la maglia del Liverpool provoca gli ultras della Juventus ricordando l’Heysel https://t.co/L2cXWXUVbz pic.twitter.com/i4BDVqEXDq
— Serie B BKT (@serieB123) September 6, 2022
PARLA IL PROTAGONISTA – La fuga all’estero del diretto interessato non è quindi una ammissione di colpa ma una ricerca di tranquillità, tanto che nelle scorse ore ha dato mandato ad un collega di convocare una videoconferenza per spiegare la propria versione dei fatti. L’uomo, che ritiene assai eccessivo il provvedimento nei suoi confronti, ha poi raccontato la sua personale versione. Secondo quanto raccontato sia lui che il figlio da sempre simpatizzano per il Liverpool e prima di recarsi allo stadio per la partita contro i bianconeri, comunque la piu sentita di tutte per viola, avevano deciso di fermarsi in un pub del centro per guardare in tv il "derby del Merseyside": in programma lo stesso giorno alle 13.30. Questa è stata la motivazione alla scelta di recarsi allo stadio con la maglia del Liverpool, che non ha potuto cambiarsi a causa della vicinanza temporale delle due sfide. Di qui la volontà di chiarire le cose dell’uomo di chiarire la sua posizione: lo stesso ha confermato di essersi immolato verso i tifosi della Juventus per rispondere ai tanti sfottò intonati dallo spicchio a loro riservato, ribadendo con forza di non essersi recato allo stadio con l’intento di ricordare il tragico evento di ormai 37 anni fa.
Il suo avvocato ha voluto puntare il dito anche contro la Questura di Firenze che, a suo modo di vedere, ha agito senza rispettare prima verificare i fatti: “Il Daspo è un provvedimento che non dà la possibilità alla persona di poter spiegare le proprie ragioni. Non esiste un altro provvedimento così, è come se negli stadi sia tutto permesso. Essendo all’estero, Valentino ha chiesto che la notifica gli possa arrivare via pec, gli è stata negata questa possibilità e dopo ha chiesto che la potesse ricevere il suo avvocato, cioè io, ma siamo ancora in attesa. Stiamo ragionando di un provvedimento che tutti sanno, ma che il diretto interessato non ha potuto ancora leggere. Questo è particolare, perché il Daspo dovrebbe spiegare le ragioni per cui un soggetto dev’essere ritenuto pericoloso tanto da limitare la libertà personale senza che un giudice che possa valutare il provvedimento. Io mi chiedo se un soggetto che frequenta quotidianamente le aule di giustizia e che soprattutto è un procuratore sportivo molto conosciuto che da decenni gira gli stadi di tutta Italia, improvvisamente sia diventato un soggetto pericoloso che non può spiegare le proprie ragioni”.