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Macché Dzeko, Roma aggrappata a Totti
Che Totti per la Roma sia non un simbolo, ma molto di più lo sappiamo. Che la gente impazzisca ancora per tutto ciò che lo riguarda, è perfino normale. Lui, del resto, non è solo un genio in campo, ma anche un mostro nella comunicazione: dal gesto del ciuccio per festeggiare i gol al selfie sotto la curva Sud nel derby, pensate a quante immagini ha trasformato in icone. Anche in questo possiede un talento speciale, gli viene naturale, come un lancio millimetrico o un rigore trasformato con il cucchiaio. Il fatto è che, a trentanove anni suonati, Totti continua a essere anche un punto di riferimento dal punto di vista tecnico. E questo, in tutta franchezza, non sappiamo se per la Roma sia un bene.
Quest’anno la Roma ha comprato Dzeko e già recitavano il de profundis: per Totti non ci sarà più spazio, è finita un’epoca. C’era chi andava oltre, addirittura: finalmente hanno un centravanti vero, vinceranno qualcosa. Come se Totti fosse il responsabile dei tanti recenti secondi posti dei giallorossi, e non colui che aveva il merito di avere trascinato la squadra così in alto. Poi si è infortunato, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la Roma gioca male, anzi malissimo; Dzeko è un disastro; i tifosi si sono allontanati dalla squadra.
Ci sono assenze che valgono più delle presenze. Così è capitato a Totti in questa fine di 2015: senza di lui, si sono accorti quanto vale. E adesso che sta per rientrare in campo, forse già il 6 gennaio con il Chievo, tanti lo vedono addirittura come il salvatore della patria: era l’ora che tornasse. Hanno capito, probabilmente, che per vincere non è indispensabile avere un centravanti: c’è chi ci è riuscito senza. E magari si sono anche resi conto che con un fuoriclasse del genere in campo, giocare è più facile per tutti. Anche per chi ha i piedi un po’ così. E magari lo sarebbe stato - perché no? - anche per Dzeko.
Già sappiamo che al primo assist sbagliato, al primo gol mancato, alla prima brutta partita, gli stessi che oggi lo aspettano con ansia ricambieranno immediatamente sponda: basta con Totti, è vecchio, fatelo smettere. Eh no, così è troppo facile. Noi continueremo invece a stare con lui: finché avrà voglia di correre, finché resisterà alle botte, finché avrà la forza e il coraggio di mettersi in discussione, nessuno nel nostro campionato saprà farci vedere cose simili alle sue. Con buona pace di chi lo dà per finito. Da sette o otto anni, ormai.