Macalli: 'Se salta la riforma della Lega Pro salta tutto. L'Aic? Il peggior veterosindacalismo'
Mario Macalli, presidente della Lega Pro, parla in esclusiva a Calciomercato.com della riforma della Lega Pro, che dovrebbe essere ratificata dal Consiglio Federale il prossimo 21 novembre. Macalli difende l'idea ispiratrice della riforma stessa e attacca L'Aic, l'Associazione italiana calciatori, presieduta da Damiano Tommasi.
Presidente Macalli, ormai ci siamo: il 21 novembre dovrebbe essere ratificata dal Consiglio Federale della Figc la riforma della Lega Pro, a partire dal 2014-15. Qual è la sua idea su questa riforma e, soprattutto, cosa accadrà il 21?
"La mia idea, che poi è quella che mi sembrava condivisa da tutti nella riunione in Federcalcio del 7 novembre, la si conosce. Il 21 novembre verrà esaminata in maniera definitiva dal Consiglio Federale della Figc. Non so se verrà approvata, perché la situazione al momento è abbastanza strana. Nello specifico, non si tratta semplicisticamente di una riduzione dei club dagli attuali 69 a 60, ma si tratta di una riforma che va a re-impostare tutto il sistema nell'ottica dei dettami del fair-play finanziario. E' chiaro poi che quando si fa una riforma, ci può essere qualcuno che si fa male, ma se non si fa la riforma si fanno male tutti, tutto il sistema. Il 21 non so cosa succederà, siamo fermi all'ultima riunione, nel frattempo non so se sia cambiato qualcosa... Ma ho l'impressione che qualcuno stia giocando con il fuoco... Per cui, non so davvero più cosa succederà il 21...".
La riforma della Lega Pro coinvolge tutte le componenti del calcio italiano...
"Certo, se salta la riforma della Lega Pro, allora via tutto, facciamo piazza pulita, andiamo davvero ad analizzare tutto quello che succede nel calcio italiano. Perché in Lega Pro ci sono fior di professionisti e di imprenditori, che ci hanno messo tanti soldi. Ripeto, se salta la riforma, liberi tutti. Il grigio non va più bene, le cose o sono nere o sono bianche. Noi siamo disposti a fare una riforma all'interno di un sistema con norme di garanzia, che tutelino i presidenti virtuosi e 'puniscano' quelli che non lo sono. Ma se anche questo non va bene, allora liberi tutti".
Cosa pensa della posizione dell'Associazione italiana calciatori (che lunedì 19 si riunirà proprio su questo tema) riguardo alla riforma?
"L'Aic chiede la liberalizzazione, ma ha torto. Rappresentano il peggio del veterosindacalismo, difendono l'indifendibile, un posto di lavoro che ormai non c'è più. Io non condivido affatto questa posizione, ma la rispetto, come tutte le posizioni. Al momento la Figc dà alla Lega Pro dei mezzi finanziari per far giocare i giovani e noi lo facciamo. Non c'è un obbligo a far giocare i giovani, ma se uno li fa giocare viene premiato. Poi se qualcuno decide di far giocare solo i 37enni, è libero di farlo, ma non prende l'incentivo. E gli incentivi, ci tengo a precisarlo, non li spendiamo per andare a divertirci al casinò, ma li investiamo nei vivai. All'Aic tutto questo non va bene, vogliono la liberalizzazione. Ma, ripeto, sbagliano di grosso".
La politica dei giovani ha dato anche dei frutti per quanto riguarda le nazionali...
"Sì, direi che siamo all'avanguardia. La rappresentativa di categoria, che ieri ha pareggiato con la Russia per 1-1, sta dando i suoi frutti. E i vari Verratti e Insigne, ma anche Candreva, ricordo che arrivano dalla Lega Pro, dalla nostra rappresentativa. Non li hanno creati i club di Serie A".
Fra non molto ci saranno anche le elezioni della Figc: sarà la fine dell'era Abete?
"Non lo so, non posso saperlo. Non so neanche cosa succederà a me stesso, nel senso di una prosecuzione o meno della mia avventura alla guida della Lega Pro, come faccio a sapere cosa succederà agli altri? In ogni caso, credo che probabilmente mi ricandiderò e che continuerò, naturalmente se ci sarà il benestare dei club a confermarmi".
Capitolo Serie A: cosa pensa di Maurizio Beretta, un presidente dimissionario da tempo ormai immemore?
"La Serie A è una lega particolare. In Lega Pro abbiamo diversi organi di governo, che partecipano alle decisioni e che le prendono. In Serie A, invece, l'Assemblea decide il 99% delle cose. Infatti i club sono sempre in assemblea... Il potere del presidente è quasi nullo, in un certo senso potrebbero anche farne a meno... Non di Beretta in sè, intendiamoci, ma della carica che ricopre. Quindi, non mi scandalizza il fatto che ci sia un presidente dimissionario, ma che le cose continuino comunque ad andare avanti".