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Lulic: 'Alla Lazio ho dato tutto, mi hanno ringraziato con un calcio nel c...'
L'ULTIMO PERIODO ALLA LAZIO - "La mia famiglia era in Svizzera, è stata dura anche per la pandemia. Ho deciso di dedicarmi a loro. Mi riposo e mi ricarico.Il 6 giugno inizierò il corso a Coverciano, prenderò il patentino di allenatore Uefa A, non escludo il resto" .
IL SILENZIO DOPO L'ADDIO - "Ho voluto staccare, mi serviva tempo per me stesso. Non ho voluto fare interviste anche per non creare casino dentro la Lazio e fuori. Mi serviva calma per ripensare a tutto. Mi sto svegliando un po’".
L'INFORTUNIO - Sull'infortunio alla caviglia del febbraio 2020: "Non è stato un infortunio, è stato un incidente. Tanta gente non lo sa o fa finta. Per fortuna mi è successo a 35 anni. Avevo offerte, ma se avessi continuato avrei avuto bisogno di qualcuno che mi seguisse da mattina a sera. Ai primi di gennaio 2020 mi faceva male la caviglia, a Brescia avevo preso un colpo. Ho continuato a giocare con i dolori, non c’erano tanti cambi. Tutti mi dicevano che sarebbe passato tutto, che la caviglia era solo infiammata. Alla fine mi sono riposato un anno". Lulic si è soffermato, nel corso dell'intervista al Corriere dello Sport, sui motivi: "Dopo le infiltrazioni mi è venuta un’infezione alla caviglia, colpa di un batterio, lo stafilococco. Mi sono dovuto operare tre volte, una a Roma, due in Svizzera. Dopo il primo intervento continuavo ad avere dolori. Ho fatto le valigie, sono andato in Svizzera. Il batterio mi ha smangiato i tessuti, i muscoli. Mi hanno spiegato che in casi estremi può essere a rischio la caviglia, possono essere attaccati gli organi, si possono creare infezioni nel sangue. Per fortuna è andata bene. Pensavo fosse una cazzata, non realizzavo che fosse un problema così grave".
LA LAZIO - "Quando torno a Roma sento un amore incredibile ed è la cosa più bella. Mi stimano anche come uomo. Sono orgoglioso dei miei 10 anni laziali. Mi arrivano messaggi, mi sento amato. Sulla chiusura del rapporto: "Non avevo aspettative però mi aspettavo chiarezza. Pensavo che ci saremmo seduti per chiarire cosa fare. Ho provato rabbia, amarezza. Avrei continuato volentieri, 5 minuti dopo 10 anni potevano trovarsi. Invece sono partito per le vacanze e in vacanza sono rimasto. Alla fine ho preso un bel calcio in c... Neanche un grazie. E’ questo che mi dà fastidio. Ho giocato con dolori ovunque. La gente lo vede".
IL 26 MAGGIO - "Sarà sempre della Lazio e dei laziali. Non si tocca. E non c’è rivincita". Sulle parole di Lotito per il saluto ("Dieci anni splendidi insieme"): "Se non avessi scritto io la lettera non penso che avrebbero fatto qualcosa e non credo l’abbia scritta lui".
IL SOGNO - Allenare la Lazio? "Ora non ci penso... Quando inizi da allenatore devi anche capire se ti piace".