Lukaku si sente un numero 1 e detesta le attese infinite: è Giuntoli il vero sconfitto di questa storia
L’arrivo di Romelu Lukaku alla Roma, anzichè alla Juventus, sancisce la prima grande sconfitta di Cristiano Giuntoli. Era stato lui a convincere il calciatore ad accordarsi con la società bianconera, “strappando” con l’Inter. Lui a rassicurarlo che Vlahovic sarebbe stato ceduto (al Chelsea o a qualcun altro) e che ne avrebbe preso il posto e anche il numero di maglia. Lui a farlo rinunciare a qualsiasi altra possiblità di collocazione.
Evidentemente Giuntoli non sapeva bene con chi aveva a che fare. Lukaku è o, comunque, si considera, un numero 1 e vedersi trattato come merce di scambio con Vlahovic (più soldi) deve averne urtato l’orgoglio. In secondo luogo, ma si fa solo per dire, se c’è un dettaglio che Lukaku non sopporta sono i continui rinvii. E, quindi, a sei giorni dalla fine del mercato e con la possibilità concreta di vedersi costretto in Arabia, ha rotto gli indugi. Non si sa chi abbia fatto la prima mossa, ma di sicuro se la Roma aveva necessità di trovare un grande attaccante, anche Lukaku aveva bisogno di trovare una società credibile e possibilmente italiana. E’ infatti nella nostra Serie A che Lukaku ha deciso di togliersi molti sassolini dalle scarpe, a cominciare dall’Inter per finire proprio alla Juventus.
Ma Giuntoli non ne esce male solo perché non ha portato Lukaku da Allegri, come l’allenatore gli aveva chiesto, ma anche perché finora non ha saputo vendere abbastanza e a prezzi vantaggiosi. Vlahovic non è il calciatore che Allegri vuole e nemmeno il club è contento di tenere perché il suo ingaggio, nei prossimi tre anni, è destinato a salire fino a dodici milioni. Un’enormità. Pochi valgono quei soldi e certamente Vlahovic no.
Ora sarebbe veramente il massimo che, per non aver saputo cedere Vlahovic, Giuntoli cercasse di monetizzare con Chiesa, cioé l’unico calciatore che sembra trasformato rispetto all’annoo scorso.
Più logico voler fare cassa con Kean, ma non a certe cifre: l’attaccante non vale 25 milioni e, dunque, non se ne possono chiedere 35.
In fondo pure la fallita operazione-Lukaku è la conseguenza dell’ipervalutazione di Vlahovic. Se la Juve si fosse accontentata dei venti/venticinque milioni offerti dal Chelsea, oggi il capitano della nazionale belga sarebbe già a Torino. Con buona pace dei tifosi e, però, la felicità dell’allenatore, oltre che un beneficio per i bilanci.
Adesso invece la Juventus sarà meno forte e ancor più appesantita nei conti. Molto male per un direttore dell’area tecnica presentato come l’autentico top player dalla società. Per ora ha sbagliato un gol a porta vuota e consentito ad una diretta concorrente di diventare più pericolosa per uno dei quattro posti Champions.
Evidentemente Giuntoli non sapeva bene con chi aveva a che fare. Lukaku è o, comunque, si considera, un numero 1 e vedersi trattato come merce di scambio con Vlahovic (più soldi) deve averne urtato l’orgoglio. In secondo luogo, ma si fa solo per dire, se c’è un dettaglio che Lukaku non sopporta sono i continui rinvii. E, quindi, a sei giorni dalla fine del mercato e con la possibilità concreta di vedersi costretto in Arabia, ha rotto gli indugi. Non si sa chi abbia fatto la prima mossa, ma di sicuro se la Roma aveva necessità di trovare un grande attaccante, anche Lukaku aveva bisogno di trovare una società credibile e possibilmente italiana. E’ infatti nella nostra Serie A che Lukaku ha deciso di togliersi molti sassolini dalle scarpe, a cominciare dall’Inter per finire proprio alla Juventus.
Ma Giuntoli non ne esce male solo perché non ha portato Lukaku da Allegri, come l’allenatore gli aveva chiesto, ma anche perché finora non ha saputo vendere abbastanza e a prezzi vantaggiosi. Vlahovic non è il calciatore che Allegri vuole e nemmeno il club è contento di tenere perché il suo ingaggio, nei prossimi tre anni, è destinato a salire fino a dodici milioni. Un’enormità. Pochi valgono quei soldi e certamente Vlahovic no.
Ora sarebbe veramente il massimo che, per non aver saputo cedere Vlahovic, Giuntoli cercasse di monetizzare con Chiesa, cioé l’unico calciatore che sembra trasformato rispetto all’annoo scorso.
Più logico voler fare cassa con Kean, ma non a certe cifre: l’attaccante non vale 25 milioni e, dunque, non se ne possono chiedere 35.
In fondo pure la fallita operazione-Lukaku è la conseguenza dell’ipervalutazione di Vlahovic. Se la Juve si fosse accontentata dei venti/venticinque milioni offerti dal Chelsea, oggi il capitano della nazionale belga sarebbe già a Torino. Con buona pace dei tifosi e, però, la felicità dell’allenatore, oltre che un beneficio per i bilanci.
Adesso invece la Juventus sarà meno forte e ancor più appesantita nei conti. Molto male per un direttore dell’area tecnica presentato come l’autentico top player dalla società. Per ora ha sbagliato un gol a porta vuota e consentito ad una diretta concorrente di diventare più pericolosa per uno dei quattro posti Champions.