Il Belgio era illusione. L’Inter ha una certezza: Lukaku funziona solo con Conte. E il futuro...
DIFFERENZA ABISSALE – La sosta, infatti, ci aveva regalato la miglior versione di Romelu Lukaku di tutta l’annata. Dominante, convinto, vero trascinatore del Belgio che ha vittimizzato la Svezia con un sonoro 3-0 – con la sua firma su ogni singola rete – e che ha ben figurato nella prestigiosa amichevole contro la Germania, vinta per 3-2 e sulla quale, nuovamente, Lukaku aveva timbrato il cartellino. L’attaccante ammirato in quelle due settimane di pausa dei vari campionati nazionali ricordava, a tutti gli effetti, lo strabordante centravanti che mise a segno ben 64 reti nelle due stagioni nerazzurre, culminate nello Scudetto del 2021. Al ritorno alla Pinetina era quindi lecito aspettarsi un Lukaku su quel livello, con quel preciso stato di forma, che potesse risolvere i problemi offensivi di un Inter che, nell’ultimo mese, ha siglato un solo gol – proprio grazie al belga, tra l’altro – su calcio di rigore. Ma nel match contro la Fiorentina, così non è stato e l’illusione creatasi è stato solo l’avvio di un melodrammatico scenario.
L’ANALISI – La partita di ieri ci ha portati nuovamente alla dura realtà. Sì perché, sulla sconfitta a San Siro, il nome di Romelu Lukaku non può che essere tra gli indiziati maggiori a dover reggere sulle spalle le colpe di un Inter in piena crisi. Il momento saliente che ha consegnato la sfida di ieri alla formazione di Vincenzo Italiano è al minuto 49. Bastoni si getta in proiezione offensiva, mettendo in mezzo un pallone rasoterra da spingere in fondo al sacco. Il belga va col mancino – al posto di siglare un facile tap in col destro – mancando clamorosamente la sfera, che termina sul fondo. Solo 4’ dopo, Bonaventura realizza la rete del definitivo 1-0. Un contraccolpo psicologico che né l’Inter né Lukaku sono riusciti a sopportare e sovvertire. Nemmeno l’ingresso di Lautaro e Dzeko ha rivitalizzato l’attacco nerazzurro nel finale. Certo, affibbiare tutte le colpe delle mancanze dell’Inter a Lukaku sarebbe fuori luogo, oltreché ingiusto.
PRESSIONE ED INCERTEZZA – Il centravanti belga non è ancora tornato a toccare i livelli della stagione ‘20-’21 ma qualche segnale incoraggiante, al di là di tutto, nel tardo pomeriggio di ieri l’ha dato. Lo stato fisico evidenziato dimostra che Lukaku è in una fase di crescita. Accelerazioni, scatti, presa di posizione al centro della manovra offensiva nerazzurra ed attacco alla profondità. Per questo, va sottolineato, indicare il numero 90 come unico e solo responsabile della sconfitta di ieri non sarebbe assolutamente corretto. Ciò che preoccupa, più di ogni altra cosa è l’ambiente che circonda il classe ‘93. Le parole di Inzaghi, al termine della partita con la Fiorentina, sono esemplificative: “Se avesse fatto due gol la prestazione sarebbe stata giudicata in modo diverso, oggi si è mosso tanto: ha avuto tante occasioni. Non mi soffermerei solo su di lui, devo essere lucido. La decima sconfitta in campionato fa male, bisogna lavorare. Il mercato influisce? Questo bisognerebbe chiederlo a lui, io l’ho trovato dopo le nazionali bene fisicamente”. Le incertezze sul suo futuro non possono che riflettersi anche sulle sue prestazioni in campo, condizionandolo a dismisura e non permettendogli di restare tranquillo, concentrarsi sulle partite e dimostrare il suo reale valore. La continua pressione esercitata su Lukaku è essenzialmente controproducente. Per Lukaku, per Inzaghi, per l’Inter. Una pressione che in Nazionale non ha, non avendo più alcunché da dimostrare. Esigenza di dimostrare che, invece, dato il sofferto addio – direzione Chelsea – e l’amaro ritorno a Milano, il numero 90 sente oltre ogni modo. Anche e soprattutto per il suo futuro. Un futuro che ha una chiara e precisa indicazione.
SI TORNA A LONDRA – Lo scenario ipotizzato da Marotta è limpido. La formula con la quale Lukaku è tornato a vestire la maglia nerazzurra è quella del prestito oneroso per 7,8 milioni di euro, con un ingaggio da 8,5 milioni di euro netti all’anno – che equivale allo stipendio più alto di tutta la Serie A -. Indi per cui, il belga è destinato a far ritorno al Chelsea nel prossimo mercato estivo. Anche perché la cifra investita sul classe ‘93 appare inadeguata al rendimento avuto sin ad ora in stagione. Un destino segnato sul quale anche Graham Potter, manager dei Blues, ha avuto modo di dire la sua: “Romelu all’Inter sta giocando, segnando e facendo bene. Discuteremo della sua situazione a fine stagione, non c’è fretta”. Visioni forse antitetiche dell’annata disputata dal belga che, inoltre, rischia di vedere il suo futuro mescolarsi in un unicum interessante col destino di Inzaghi sulla panchina dell’Inter. Perché Lukaku, lo sappiamo, ha reso al massimo del suo potenziale grazie ad Antonio Conte, appena liberatosi dal Tottenham e che ben volentieri accetterebbe di tornare ad allenare alla Pinetina. Magari, ritrovando proprio quel suo fenomenale centravanti che tanto bene aveva fatto in quei due anni. Ed ecco che se, per il momento, l’ex tecnico biancoceleste non sembra essere a rischio, il futuro – vedasi Juventus in Coppa Italia e quarti di finale di Champions League contro il Benfica – ci darà indicazioni utili per il destino di Inzaghi, di Lukaku e dell’Inter. Al belga, da qui a giugno, il compito di ritrovarsi, di dimostrare tutta la sua voglia di continuare a vestire la maglia nerazzurra e trascinare l'Inter il più in alto possibile, con obiettivo minimo la qualificazione alla massima competizione europea. Lo deve fare per evitare un fallimento sportivo ed economico. Ma anche per la sua stessa carriera.