Lukaku e non solo: da Duvan a Petagna, la Serie A ora appartiene ai veri nove
Altri Lukaku stanno frequentando da tempo la serie A. E’ il tempo dei corazzieri, dei bomber di peso attrezzati da fisici imponenti, del 9 tutto d’un pezzo. L’Atalanta deve le sue fortune (anche) alla devastante forza fisica di Duvan Zapata: Gasperini ha cambiato strategie offensive, mettendo a servizio del colombiano l’arte mancina di Ilicic e i guizzi del Papu Gomez, ed è stato ripagato con la Champions. Tutto il gioco del Cagliari si appoggia su Leonardo Pavoletti: palla in mezzo, poi ci pensa lui a farsi largo e a piazzare la capocciata vincente. La Spal questa estate ha trattenuto a forza Andrea Petagna, alias «Petagnone», un Bobo Vieri in piccolo che a Ferrara ha scoperto di essere letale sottoposta (16 gol l’anno scorso, quando ne aveva segnati al massimo 5 con l’Atalanta). A Bologna l’anno scorso si sono innamorati del «Ropero» Santander, l’«Armadio» che somiglia al vecchio indiano di un cult del cinema, «Qualcuno volò sul nido del cuculo». Il Toro si affida al «Gallo» Belotti, un 9 vecchio stampo, da corse a campo aperto, spalla a spalla col difensore avversario. Chi non ce l’ha - il 9 di peso - lo cerca, come sta facendo la Lazio, che punta Llorente e/o Petagna.
Eppure solo qualche anno fa c’era chi teorizzava che si giocasse meglio senza riferimenti offensivi. La miglior Roma di Spalletti, per dire, fu quella che vide Totti agire da «falso nuove», con Perrotta incursore a scardinare le difese. Si cercavano attaccanti che partecipassero alla manovra. Ora invece le cose sono cambiate. Il centravanti classico deve fare il suo mestiere. Il gol. Da Icardi, che solitamente si muove in un monolocale di 15 metri quadri, fino a Nestorovski (preso dall’Udinese), oggi sono tutti alla ricerca di specialisti dell’area di rigore. Il calcio procede per cicli, è sempre pronto a rinnovarsi, a cercare nuovi orizzonti
Non esiste una ricetta vincente. Nella storia degli ultimi quarant’anni di serie A hanno lasciato il segno squadre con il centravanti-boa (Pruzzo nella Roma di Liedholm), altre con il centravanti rapido di movimento (Paolo Rossi, la Juve del Trap) o con l’ariete (Serena, nell’Inter dei record del Trap), il Milan ha vinto con il 9 che più si è avvicinato alla perfezione stilistica (Van Basten) ma anche con un ex mediano riciclato prima punta (Massaro), la Juventus di Lippi ha avuto un centravanti-squadra (Vialli, andava ovunque) e anche un centravanti che toccava tre palloni a partita (e uno lo buttava dentro: Trezeguet). Nell’Inter di Mourinho il «Principe» Milito era un asso nelle movenze e nella capacità di guadagnare spazio, così come nella prima Juve di Conte Tevez e Llorente si sono divisi il compito del 9 con caratteristiche diametralmente opposte. Negli ultimi cinque campionati di serie A, andando a ritroso hanno vinto la classifica dei cannonieri centravanti come Quagliarella, Icardi e Immobile, Dzeko, Higuain e ancora Icardi con Toni. Di tutto, di più. Non ci sono verità assolute. C’è però da segnalare questa nuova tendenza del centravanti di peso, che sia riferimento offensivo, che punti dritto verso la porta, che sappia caricarsi sulle spalle il peso dell’attacco che dentro l’area sia implacabile: caratteristiche che riassumono le qualità di Lukaku, il 9 che Conte ha voluto per dare la caccia alla Juventus.