AFP via Getty Images
Lukaku è il simbolo dei limiti dell'Inter, ma le scelte di Inzaghi sono discutibili
BUONA PARTENZA - A dimostrazione della sua confusione, Inzaghi sbaglia l’approccio con le telecamere, perché dice che l’Inter è pronta a concentrarsi su tutti gli obiettivi, prima a Salerno e poi a Porto, invece che a Lisbona, ma per sua fortuna De Vrij e compagni non sbagliano l’approccio alla partita, come successo troppe volte in passato. La voglia di tornare a vincere è tanta e il gol arriva in fretta, a dimostrazione della rabbia e della concentrazione di tutti, malgrado l’ampio turnover di Inzaghi che cambia addirittura sette uomini rispetto alla gara di coppa Italia contro la Juventus. La mossa meno prevista, tra le tante, è la nuova esclusione di Lautaro, rilevato da Correa come nell’ultima partita persa contro la Fiorentina, al fianco del confermatissimo Lukaku. Proprio il belga, che non segna su azione dalla prima giornata, favorisce la rete di Gosens, preferito a Dimarco, che sfrutta un suo tocco di testa verso il centro area e scarica il sinistro dell’1-0.
SOLITO DIFETTO - Quando si sblocca lo 0-0 dopo meno di 7’ tutto dovrebbe essere più facile e infatti l’Inter prende fiducia, approfittando dello sbandamento della Salernitana che Paulo Sousa schiera senza il suo cannoniere Dia, sostituito da Piatek. Una decisione ancora meno comprensibile di quella di Inzaghi, visto che il tecnico portoghese non deve pensare alle coppe. Non può bastare comunque l’assenza di Dia per giustificare l’atteggiamento stranamente rinunciatario dei padroni di casa che subiscono la pressione dell’Inter. Mai in affanno in difesa dove De Vrij torna al centro tra Darmian e Acerbi preferito a Bastoni, i nerazzurri soffrono soltanto le accelerazioni dell’ex Candreva che però non trova collaborazione nei compagni. E così Asllani, preferito a Brozovic, può limitarsi a fare il compitino smistando il pallone ai suoi compagni di reparto Barella e Mkhitaryan, bravi a cercare la verticalizzazione mentre Dumfries a destra e Gosens a sinistra sono sempre pronti ad accentrarsi. Tanta superiorità non viene però concretizzata, perché l’Inter ribadisce il suo il solito difetto rivelandosi incapace di segnare un altro gol dopo il primo.
ERRORI E SFORTUNA - Lukaku è il simbolo dei limiti dell’Inter perché un po’ per colpa sua e un po’ per meriti di Ochoa, ancora una volta il migliore dei suoi, non trova mai il guizzo decisivo e così la Salernitana rimane in partita, sfiorando per la prima volta il pareggio con un gran rito di Coulibaly, deviato da Onana alla fine del primo tempo. E’ l’anticipo di quanto avviene nella ripresa in cui Sousa rilancia Dia come seconda punta al fianco di Piatek. E’ il segnale di una nuova mentalità, anche se nel primo momento di difficoltà l’Inter colpisce il palo con Barella e poi la traversa con un tuffo di testa Lukaku, che però da quella posizione avrebbe dovuto segnare.
CAMPANELLO D’ALLARME - Un po’ per rinfrescare la squadra e molto per il pensiero rivolto alla Champions, per l’ultima mezz’ora Inzaghi cambia centrocampo e attacco. Fuori Asllani, Barella e Correa, rilancia Brozovic, Gagliardini e soprattutto Lautaro. Ma prima di vedere gli effetti di questo triplo cambio, la Salernitana sfiora nuovamente il pareggio con Dia che colpisce la traversa. E’ il classico campanello d’allarme, a dimostrazione del nuovo equilibrio della gara.
ERRORI FATALI - Gli ultimi inserimenti di Dimarco e Dzeko, rispettivamente al posto di Gosens e Lukaku, non cambiano il copione, perché l’Inter continua a sbagliare il gol della tranquillità, prima con Lautaro che spreca una incredibile occasione in contropiede e poi con Lukaku che esalta nuovamente i riflessi di Ochoa. E così non bisogna meravigliarsi se all’89' Candreva trova il gol del pareggio con un avvelenato tiro cross dalla destra che finisce nell’angolino alto alla destra di Onana, non esente da colpe. Anche se le colpe sono di tutti, a cominciare da Inzaghi e dalle sue discutibili scelte.