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    Lukaku: 'Dovevo andare via dall'Inter. Per me ora conta solo vincere. Conte mi ha cambiato, ti spinge oltre i limiti'

    Lukaku: 'Dovevo andare via dall'Inter. Per me ora conta solo vincere. Conte mi ha cambiato, ti spinge oltre i limiti'

    Intervistato anche dal The Independent, Romelu Lukaku ha commentato così il suo addio all'Inter e il suo ritorno al Chelsea.

    DOVEVO ANDARE VIA - "Penso che dovevo andare via. Era anche una grande parte del mio piano cercare di confrontarmi in diversi campionati. Ho vissuto la Serie A, un campionato in cui ho sempre voluto giocare ad un certo punto della mia carriera. Andando lì, affronti un diverso tipo di pressione e in un modo diverso. È stato bello".

    ORA SO COSA SERVE PER VINCERE - "Per quanto riguarda il mio percorso di maturazione, la Serie A è servita per sapere cosa serve per vincere e le circostanze in cui è necessario farlo. Imparare a vincere è fondamentalmente, ti fa superare la barriera​".

    CONTE - "Ovviamente avevo Antonio Conte lì come allenatore che mi ha davvero aiutato e mi ha mostrato cosa serve per vincere, e ci siamo riusciti con lo Scudetto nella seconda stagione. Ogni allenatore ha un modo diverso di allenare, ma con Antonio abbiamo davvero imparato come andare oltre i nostri limiti. Era così. Nella seconda stagione siamo stati molto più costanti nel vincere grandi partite. Questo ha fatto la differenza contro grandi avversari".

    LA SERIE A - "Il gioco è totalmente diverso in Italia. Molto, molto tattico. Spazi ristretti e nella maggior parte delle partite hai solo una possibilità, e se non segni diventa molto difficile. Quindi, dal punto di vista dell'efficienza era molto importante, e ho anche imparato a giocare di più con le spalle alla porta e altri aspetti tecnici del gioco che sono davvero importanti. È stata una bella esperienza".

    NUOVO LUKAKU - "La maggior parte delle volte ci trovavamo spalle alla porta e tutto passava attraverso me. Ricordo di aver parlato con Conte di questo e lui mi disse che se non fossi stato bravo non avrei giocato. Per me è stata una rivelazione. Una volta padroneggiato quell'aspetto, per me tutto è diventato più facile. Il gioco rallentava e potevo controllarlo di più dando più assist. Era davvero qualcosa che volevo fare e volevo sperimentarlo in un altro Paese, e penso che sarebbe stato utile per il resto della mia carriera".

    ALTI E BASSI - "Ero giovane e non credo di essere evoluto come lo sono ora. Il mio cammino ha avuto molti alti e bassi, ma alla fine della giornata se continui a fare bene sai che avrai sempre una possibilità. Il mio rapporto con il club è sempre stato ottimo e tornare al momento giusto è una bella sensazione".

    VINCERE TROFEI - "Non si tratta di record. Si tratta di vincere trofei. Ho capito quanto sia diverso l'atteggiamento delle persone nei tuoi confronti quando vinci qualcosa. È qualcosa che ho imparato. Nelle conversazioni che ho avuto con Didier Drogba o John Terry o Antonio Conte, il rispetto è diverso quando inizi a vincere. Era qualcosa che volevo davvero. Volevo tanto vincere. Sono andato all'Inter e poi l'abbiamo fatto. Questa è l'unica cosa che conta per me: vincere. Segnare gol, sì, è bellissimo. So di essere in una posizione in cui posso segnare molti gol. Ma vincere trofei, questo ti distingue".

    DIVERSO - "Stiamo parlando dei campioni d'Europa. Se vinci la Champions League, hai un'ottima squadra. L'allenatore voleva qualcosa di diverso da aggiungere alla squadra rispetto a quello che ha. Penso di essere diverso da tutti i giocatori che ha".

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